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martedì 16 novembre 2010

Brescia, Gli immigrati scendono dalla gru




Gli immigrati scendono dalla gru
dopo una protesta lunga 16 giorni


. BachecaWeb .


Giù dalla gru. La lezione bresciana

Sarah Di Nella


Dopo 17 giorni sulla gru, Arun, Jimi, Rachid e Sajad sono scesi. Sono stati subito portati in questura insieme ai loro avvocati dell’associazione Diritti per tutti. Centinaia di persone li hanno accolti. Sono stati invece espulsi i nove cittadini egiziani rinchiusi nei Cie di Torino e Milano, mentre anche Mohamed, che era a Milano per tentare di bloccare il loro rimpatrio, è stato rinchiuso nel Cie di vi Corelli. Il presidio continua la lotta. Appuntamenti in ogni città il 20 per una giornata d’azione e il 28 a Firenze per un’assemblea nazionale antirazzista e migrante.

Dopo diciasette giorni passati in cima alla gru, Brescia festeggia sotto la pioggia la discesa di Arun, Rachid, Sajad e Jimi. Che dopo aver salutato la piazza dall’alto dei trentacinque metri con il pugno chiuso alzato e ripiegato lo striscione giallo con la scritta “Lotta dura senza paura” che da diciasette giorni sventolava sulla gru, hanno finalmente toccato terra. I presidianti di via san Faustino li hanno accolti al grido di “tutti liberi”.

Scendono stremati ma contenti, dopo lunghi giorni di lotta. Dal tavolo in prefettura hanno ottenuto garanzie personali ma la moratoria chiesta per i migranti rinchiusi in un Cie dopo lo sgombero del presidio sotto la gru lo scorso 8 novembre è stata negata, e alcuni sono stati già espulsi.

Domenica sera Arun, Jimi, Rachid e Sajad hanno gridato dalla gru: «Se domani li espellete ci arrabbieremo moltissimo e qui scoppia un casino». E questa mattina, come da copione, è arrivato l’allarme dal Cie di Corso Brunelleschi riguardo all’espulsione in giornata dall’aeroporto di Milano Malpensa delle sei persone fermate l’8 novembre durante lo sgombero del presidio sotto la gru. Intanto il ministro Maroni è tornato ad esprimersi su Brescia: «Continueremo a presidiare con le forze dell’ordine finché la situazione non sarà risolta. La violenza che è stata fatta contro le istituzioni a Brescia è inaccettabile. Noi non cediamo ai ricatti». Secondo il ministro la sanatoria non ha truffato nessuno, «noi non possiamo disapplicare la legge o applicare una legge che non esiste perché qualcuno tira delle molotov. Chi non ha i requisiti di legge non potrà avere il permesso di soggiorno».

A Milano si è svolto un presidio sotto il Consolato egiziano per protestare contro il governo del Cairo e chiedere la sospensione delle espulsioni non è st. Invano: i nove egiziani sono stati espulsi da Malpensa su due aerei diversi. Mohammed un migrante di Brescia che era venuto a Milano per negoziare con prefettura e consolato e provare a impedire il rimpatrio degli egiziani è stato invece rinchiuso in un Cie.

Nel capoluogo lombardo ieri si è svolta sotto la torre un’assemblea nazionale antirazzista, vi hanno partecipato molte città tra cui Brescia, Milano, Parma, Trieste, Bologna, Vicenza, Padova, Massa Carrara, Bergamo e Genova. «Noi siamo consapevoli che in entrambi i casi la lotta dei migranti si configura come una lotta sociale collettiva che riguarda la condizione dei migranti nel suo complesso. In particolare il movimento bresciano dei migranti e degli antirazzisti sta pagando un prezzo altissimo per il suo impegno. Altri devono ora raccogliere la sfida che è stata lanciata, in forme che rendano visibile una solidarietà che si è già espressa in forma di massa nella grande manifestazione di Bologna del 13 novembre», scrivono i partecipanti in un comunicato. L’assemblea ha convocato una giornata di lotta in ogni città per il 20 novembre e un’altra assemblea nazionale del movimento antirazzista e degli immigrati il 28 novembre a Firenze. Le altre città sono state invitate a seguire il modello di Brescia e Milano e a promuovere azioni per fare sì che la questione della sanatoria truffa diventi nazionale e non solo locale. Da questa notte sono rimasti in tre in cima alla torre ex Carlo Erba, gli altri due sono scesi nella notte, dopo più di una settimana passata in cima alla torre, perché «non si sentivano molto bene». I due se ne sono andati senza essere identificati dalle forze dell’ordine e il Comitato immigrati in Italia ha fatto sapere che stanno bene e che sono al sicuro. Gli altri tre vanno avanti.

Nel frattempo continua la mediazione lanciata dalla Cgil, con l’aiuto della Cisl e della Curia, «per consentire la discesa in sicurezza dei quattro immigrati dalla gru, il ripristino di un presidio autorizzato e l’apertura di un tavolo istituzionale presso la prefettura», spiega in una nota la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica. Dopo un’iniziale messa a distanza di quelli del presidio di solidarietà, sono stati nominati come avvocati dei quattro della gru i legale dell’associazione Diritti per tutti. Due dei quattro migranti che dal 30 ottobre sono sulla gru sono scesi di alcuni metri per dialogare con chi si trova sotto. Maurizio Laini, segretario della Cgil Lombardia, spiega che la proposta è quella di «offrire ai migranti l’allestimento di un presidio stabile in un luogo visibile della città, e quindi la possibilità di proseguire la battaglia per l’affermazione dei loro diritti; la costituzione di un tavolo istituzionale presso la Prefettura, alla ricerca di soluzioni normative e sostanziali che corrispondano in qualche maniera alle attese dei migranti; offrire loro assistenza legale fin dal momento dell’eventuale discesa dalla gru, e comunque lungo tutto l’itinerario di verifica delle posizioni individuali e di ricerca della concessione del permesso di soggiorno temporaneo». «Com’è evidente – conclude Laini – l’iniziativa di Cgil, Cisl e Diocesi è finalizzata, fuori da qualsiasi strumentalità, alla salvaguardia della vita dei lavoratori migranti coinvolti in questa triste vicenda, e alla tutela più decisa dei diritti delle persone. Rimane l’angoscia per una situazione delicatissima e grave, che comunque prende le mosse dalla responsabilità di datori di lavoro truffaldini e da una normativa ingiusta».

Dal riuscito corteo di Bologna, al quale hanno partecipato diecimila persone il 13 novembre, la Fiom ha chiesto che «il governo e le autorità competenti aprano un tavolo di confronto finalizzato ad un provvedimento di prolungamento dei permessi di soggiorno per coloro che hanno perso il lavoro a causa della crisi ed a superare la situazione di diffusa irregolarità e sfruttamento del lavoro nero attraverso una sanatoria generalizzata». A Brescia invece, il 13 si sono registrati nuovi scontri tra manifestanti e polizia. La rete antifascista bresciana ha diffuso oggi un comunicato su quello che è successo sabato, mentre il corteo convocato dalla rete tentava di ricongiugersi con il presidio di via San Faustino e di «rompere l’isolamento imposto dal ministero a cui sono sottoposti i migranti in lotta, raggiunto portando una delegazione sotto la gru per verificare le condizioni di salute dei migranti» si legge nel comunicato. «Da circa un mese la Rete, attraverso assemblee allargate a tutte le realtà antifasciste e democratiche, ha organizzato una manifestazione per impedire lo svolgimento di una mobilitazione di livello nazionale dell’organizzazione neofascista Forza Nuova, esplicitamente rivolta a contrastare il fenomeno e la lotta degli immigrati a Brescia. A seguito della loro rinuncia, la Rete ha deciso, attraverso un’assemblea allargata, di convogliare le forze già organizzate in una mobilitazione a sostegno della lotta dei migranti sulla gru dove la nostra presenza al presidio è costante e quotidiana; altre finalità erano quelle di ricordare la rappresaglia fascista del 1943 avvenuta in piazza Rovetta e di portare solidarietà a Fabio, arrestato pretestuosamente per i fatti dell’8 novembre», spiega la rete antifascista che sottolinea come «nessuna situazione che si è venuta a creare al di fuori degli obiettivi che abbiamo qui esplicitato è da attribuire alla Rete antifascista». Per la rete «la situazione che si è venuta a creare è frutto della tensione che istituzioni e forze dell’ordine hanno generato da settimane negando diritti umani, acqua, cibo, cure mediche e militarizzando la città».

E si moltiplicano gli appelli di solidarietà. Oggi sei docenti di materie giuridiche dell’Università di Brescia si sono schierati a favore della concessione del permesso di soggiorno ai quattro lavoratori che protestano sulla gru. Secondo i docenti «la norma che prevede l’arresto dell’immigrato che non abbia ottemperato all’ordine di allontanamento del Questore ha natura speciale fa sorgere dubbi di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 3 della Costituzione», che prevede «pari dignità sociale» per tutti i cittadini che «sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Mentre dall’11 novembre è possibile firmare [inviando una mail a permigrantisullegru@gmail.com] un appello al presidente della repubblica Giorgio Napolitano lanciato da diverse donne. «Alcuni settori della societa?, tra cui noi donne, sono da tempo impegnati in costruire ponti di solidarieta? e reciproco rispetto con i/le migranti. Tanti progetti hanno avuto risultati positivi e tangibili, ad esempio l’integrazione dei figli nella scuola dell’obbligo, i corsi di italiano, i corsi di formazione sui diritti/doveri e sulle normative vigenti, gli incontri di approfondimento sulle culture di provenienza. Negli ultimi tempi si sono sviluppati atteggiamenti e atti razzisti che non contribuiscono a una serena e civile convivenza. Spesso i diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti sono calpestati, in particolar modo per la mancanza di documentazione che li rende piu? ricattabili, cio? provoca reazioni che poi risultano di non facile gestione, acutizzando i problemi. Ora a Brescia la situazione e? degenerata con un’ingiustificata e violenta gestione della protesta arrivando a un punto di conflittualita? da mettere a repentaglio la tenuta delle relazioni sociali. I lavoratori e le lavoratrici migranti che reclamano il rilascio dei permessi di soggiorno, chiedono di emergere dalla clandestinita? cui sono stati costretti dalla Legge Bossi-Fini, vogliono la legalita? e hanno pagato per avere questo diritto».

Brescia, sanatoria truffa, gru


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