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mercoledì 20 aprile 2011

Marchionne , siamo pronti ad andare altrove






Marchionne ,

decidere subito
o siamo pronti ad andare altrove



L'ad di Fiat incontra i sindacati:
"Sull'ex Bertone decidere subito
o siamo pronti ad andare altrove"

TORINO
Le azioni giudiziarie della Fiom potrebbero mettere a rischio l’intero progetto Fabbrica Italia. Mentre serve da parte di tutto il sindacato una decisione chiara in tempi brevissimi sulla ex Bertone o l’investimento non si farà e la nuova Maserati sarà prodotta altrove. È un nuovo ultimatum quello che l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, dà ai leader sindacali che incontra nella sede del gruppo a Torino.

La Rsu della fabbrica, a maggioranza Fiom, risponde nel giro di poche ore: l’assemblea dei lavoratori è convocata per il 2 maggio e, nello stesso giorno, si terrà il referendum sull’unico testo presentato dall’azienda, quello che prevede l’estensione alla ex Bertone del contratto di Pomigliano e Mirafiori. Ci sono tutti i big dei sindacati confederali e metalmeccanici al mattino al Lingotto. La riunione dura quasi due ore e Marchionne alla fine usa, come sempre, toni decisi.

«Fim, Uilm e Fismic - spiega Marchionne - hanno ribadito la loro condivisione dell’iniziativa, mentre la Fiom ha nuovamente espresso posizioni che impediscono di creare le condizioni necessarie per avviare l’investimento. Sarebbe infatti impossibile realizzare gli obiettivi del piano senza il consenso dell’organizzazione sindacale che conta il maggior numero di iscritti fra i dipendenti e la maggioranza nelle Rsu dello stabilimento». Marchionne dice anche che le azioni giudiziarie promosse dalla Fiom potranno condizionare lo sviluppo del programma Fabbrica Italia. Immediata la reazione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Si potrebbe profilare una situazione molto preoccupante - afferma - per il futuro dell’auto a Torino e in Italia». E aggiunge che il governo «non resterebbe certo spettatore di fronte al prodursi di una situazione critica».

I leader di Cisl e Uil e la Fismic chiedono a Marchionne che, se l’investimento alla ex Bertone non si potrà fare, la Maserati sia comunque prodotta in Italia. Una richiesta che la Fiat «si riserva di tenere in considerazione». «Ho la sensazione che una serie di scelte precedenti continuino a pesare e non ci sia la volontà di cambiare pagina», afferma la numero uno della Cgil, Susanna Camusso che rimanda alla decisione delle Rsu. «Non è accettabile - dice il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - scaricare sui lavoratori e sulle lavoratrici della Bertone la decisione di uscire dal contratto nazionale e la decisione di fare o meno l’investimento annunciato».


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