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venerdì 22 luglio 2011

LANDINI , GOVERNO A CASA , FIAT RISPETTI LAVORATORI





LANDINI 


GOVERNO A CASA


FIAT RISPETTI LAVORATORI




Il segretario regionale della Fiom-Cgil Maurizio Landini


PESCARA - Data la situazione attuale "l'assenza di un governo che affronti anche le questioni della politica industriale diventa un problema sempre più presente e credo sia necessario, per difendere l'occupazione e il lavoro, un cambiamento del quadro politico e che questo governo se ne vada".

Lo ha detto, nel corso di un dibattito a Pescara, il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, secondo cui "quello che sta succedendo in questi giorni dimostra che i livelli di corruzione di questo Paese sono peggio di quelli del '92-'93".

Per Landini, però, non va bene un "qualsiasi altro governo. Io chiedo che ci sia almeno una volta e che sia questa - ha sottolineato - in cui l'interesse di chi lavora è pari agli altri interessi. Bisogna cominciare ad affrontare i problemi. È inutile continuare a raccontarci che tutti dobbiamo pagare meno tasse, è una presa in giro se il 90 per cento delle entrate fiscali sono a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Sono necessarie delle azioni che vadano in un'altra direzione".

"È fondamentale la democrazia trasversale e su questo c'è una discussione aperta anche in Cgil - ha aggiunto il segretario -. La questione della democrazia e del diritto delle persone di poter votare e di poter partecipare sia quando sono cittadini, sia quando sono lavoratori, sia per quanto riguarda le scelte che vengono fatte dalle grandi multinazionali, sia per la partecipazione alla vita politica, oggi è il punto centrale".

Landini chiede interventi decisi. "Se non si dà una risposta a questo problema - spiega - non si regge una una situazione che rischia di esplodere per le contraddizioni che ci sono".

"Dato che gli avvocati della Fiat - polemizza ancora Landini - hanno dichiarato che una delle ragioni per cui il giudice doveva respingere la domanda è che non era la Fiom a dover fare la causa sull'articolo 2112 del codice civile, ma dovevano essere i lavoratori di Pomigliano, noi abbiamo già detto che se ci sono lavoratori che vogliono fare causa noi li sosteniamo".

CONTENTO PER CONDANNA FIAT

"Il sindacato - sottolinea il segretario generale Fiom - si è detto contento che la Fiat sia stata condannata per comportamento antisindacale e che ora vuole leggere quello che scriverà il giudice. Se uno esce dal tribunale dopo una condanna e annuncia che farà ricorso, vuol dire che non ha vinto. Stavolta sono stati più bravi di noi sulla comunicazione: è stata fatta un'operazione per cui hanno detto che quella sentenza avrebbe legittimato gli accordi fatti a Pomigliano. Questa è una sciocchezza, perché noi non abbiamo mai chiesto al giudice di dire se erano legittimi o no gli accordi di Pomigliano".

"Noi ci siamo limitati a dire che non siamo d'accordo - prosegue ancora - che non li firmiamo, anche perché contengono delle violazioni dei diritti indisponibili per lo statuto che hanno la Cgil e la Fiom. Abbiamo detto che secondo noi quell'accordo lì era stato fatto per tenere fuori la Fiom dalla fabbrica e per aggirare l'articolo 2112 del codice civile. Chiediamo che il giudice dica se c'è una violazione dell'articolo 2112, non se è valido l'accordo in generale".

INVESTIMENTI FIAT SOLO A POMIGLIANO, DA ALTRE PARTI NULLA

Anche la questione investimenti è all'ordine del giorno. "La Fiat ha parlato per mesi di 20 miliardi di investimenti: chi, nel nostro Paese - chiede Landini - sa dove li faranno, quando li faranno e se li faranno? Perché ad oggi hanno investito, come ci hanno detto, 350 milioni a Pomigliano, ma dalle altre parti non hanno fatto nulla. Anzi, aumentano la cassa integrazione e il numero di stabilimenti che vogliono chiudere".

"La Fiat - ribadisce - non contenta dell'esito della sentenza di sabato, ha annunciato anche il rischio di una sospensione degli investimenti. Se si traccia un bilancio dei due anni in cui dicono che faranno 20 miliardi di investimenti, le uniche certezze sono che, tra diretti e indotto, di sicuro taglieranno almeno quattromila posti di lavoro e che faranno la Panda a Pomigliano, anche se non so in che tempi e in quale modo".

"Quando la Fiat dice 'o fate quello che dico io o me ne vado', non sta facendo un ricatto solo ai lavoratori - afferma - sta facendo un ricatto al territorio, al Paese in cui si trova, alle università, sta facendo un ricatto a chi ha fatto e chi ha dato i soldi per farla essere quello che è. Oggi sono le grandi multinazionali a decidere cosa si produce e dove si produce".

Parlando di una "situazione generale difficile, in cui l'occupazione è a rischio", il segretario della Fiom ha detto che "in particolare, per quello che riguarda la vertenza Fiat, siamo di fronte alla totale assenza di un tavolo per poter discutere quelle che sono le scelte di politica industriale. "Se uno riflette sulla strategia del Gruppo Fiat, sembra quasi che stiano aspettando di avere il capro espiatorio giusto per dire 'è colpa di qualcuno e me ne vado'. Con la Fiom lo stanno facendo già da un po'".

Davanti ad una folta platea di cittadini e lavoratori, il segretario ha illustrato nel dettaglio gli otto punti che caratterizzano l'intesa ed ha sottolineato che ci sono diverse ragioni "per cui considero che ci siano dei limiti evidenti dentro quell'accordo".

FIAT RIAPRA TRATTATIVA VERA

"Sull'accordo intersindacale che è stato firmato, come Fiom abbiamo diverse perplessità - è il pensiero di Landini - in ogni caso nei prossimi giorni si svolgeranno le assemblee e il voto in tutti i luoghi di lavoro. Nel direttivo Cgil che ha votato l'accordo, hanno votato contro. Io mi auguro che la Fiat si renda conto della sentenza che c'è stata e, anziché ricorrere, la accetti e riapra una trattativa vera, che tenga conto di tutti i sindacati, ma soprattutto del consenso delle persone".

L'obiettivo che il Gruppo in questo anno e mezzo non è riuscito a realizzare, è proprio quello di "avere il consenso di tutti i suoi dipendenti, dato che senza il consenso le fabbriche non funzionano".

"Noi siamo più interessati di chiunque altro al fatto che le fabbriche rimangano in Italia - ha concluso Landini - non abbiamo mai detto che non siamo disponibili ad affrontare il problema di più turni, di una diversa organizzazione o di una maggiore competitività. Continuiamo a pensare - ha sottolineato il segretario - che ciò debba avvenire nel rispetto della legge e dei contratti che nel nostro Paese esistono e io mi auguro che ci sia una riflessione". "Se così non sarà, è chiaro che noi, nel fare il nostro lavoro, continueremo a difendere i diritti delle persone che rappresentiamo".


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Fiat, vi spiego perché ha vinto la Fiom




Fiat

vi spiego perché ha vinto la Fiom




La sentenza di Torino è stata commentata a caldo dalla stampa interessata con titoli in cui sostanzialmente si descrive la Fiom come perdente.  Questo non è vero. Vogliamo stare ai fatti? Se la Fiat avesse avuto ragione e se dunque avesse vinto la causa, la logica ci dice che la Fiom avrebbe dovuto fare ricorso. Invece il ricorso nei giorni scorsi lo ha annunciato la Fiat e non solo, si è precipitata a minacciare la sospensione del piano di investimenti in Italia. A me sembra assodato che chi vince una causa non fa ricorso contro la sentenza che gli dà ragione.
Nei fatti, il giudice di Torino ha respinto la richiesta della Fiom di annullare l'accordo di Pomigliano per la parte che prevede la nascita della nuova società che dovrebbe assumere tutti i lavoratori della vecchia impresa, obbligandoli alla rinuncia ad una serie di diritti. Ciò che mi sembra probabile è che il giudice abbia considerato questa azione ricattatoria non perseguibile su richiesta di un sindacato ma solo individualmente dai lavoratori, cioè dai ricattati.  Per la parte degli accordi separati che riguarda invece le attività sindacali, questa dalla sentenza viene bollata  come antisindacale. Il che significa che quella parte dell'accordo è da rimuovere immediatamente, così dice la legge.
Qui sta la vera importanza della sentenza: nell'accordo di Pomigliano (come poi ripetuto anche in quello di Mirafiori) c'è scritto che hanno diritto di rappresentanza solo quei sindacati che firmano gli accordi. Si afferma cioè che i sindacati sono legittimati dalla controparte, non dai lavoratori che li scelgono. Ho fatto una piccola ricerca storica: un fatto simile è avvenuto solo negli anni '20, quando si instaurò il regime delle corporazioni.
Perciò la Fiom a Torino ha vinto la causa sulla libertà. Altro che perderla come hanno scritto i giornali e raccontato i telegiornali.
Non solo. La sentenza di Torino rende inutile l'accordo siglato da Cgil Cisl e Uil con la Confindustria e impone a questo punto una legge che garantisca la validità degli accordi. L'Italia dei valori è l'unico partito ad aver presentato un disegno di legge in proposito al Senato. Il nostro disegno di legge è molto semplice e afferma che l'unica validità erga omnes di un accordo viene  sancita dal voto dei lavoratori all'accordo stesso.
Resta da chiedersi perché la Fiat sta agendo in questo modo: ha dichiarato 22 volte la sua intenzione di fare in Italia investimenti per venti miliardi di euro. Le ho contate. Dalla prima volta, nei fatti, ha chiuso Termini Imerse, 2000 lavoratori a casa, ha venduto la Irisbus di Avellino, ha chiuso una fabbrica di CNH a Imola e mantiene in cassa integrazione – a nostre spese – circa la metà dei dipendenti. Viene da pensare che è meglio che non ne faccia più di questi annunci! Già nel libretto distribuito con gli Altri ad aprile avevamo scritto che la logica ci suggeriva che gli azionisti Fiat hanno deciso di abbandonare l'auto in Italia. La 500 si produce in Polonia e Usa, la nuova Lancia in Polonia, la Doblò in Turchia, le nuove auto a basso impatto negli Usa, il marchio Lancia verrà messo su piattaforme tecnologiche Chrysler,  il nuovo motore bicilindrico verrà fatto in Polonia. La Fiat però percepisce soldi dalle banche e dallo Stato, tanti soldi. Perciò non può dire la verità e cerca un capro espiatorio, ossia la Fiom. Ma a forza di dir balle la verità emerge, alla fine. Basterebbe, a questo punto, avere un governo. Uno qualsiasi, neanche un buon governo. Un governo che dica: io voglio il settore auto in Italia. E che dica a quali condizioni lo vuole. Ma noi non abbiamo un governo. Abbiamo ministri usati dalla Fiat come uno zerbino.
(dal settimanale ‘Gli Altri’)


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PC: Come Smettere di Fumare

Come Smettere di Fumare







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Come Smettere di Fumare

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Come Smettere di Fumare

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Uno dei grossi problemi che hanno le persone che tentano di smettere di fumare sono i sintomi ad esso connessi. Smettere può risultare parecchio traumatico



PC: Come Smettere di Fumare: "Come Smettere di Fumare . . . . Uno dei grossi problemi che hanno le persone che tentano di smettere di fumare sono i sinto..."




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lunedì 18 luglio 2011

BLOG DI CIPIRI: GENOVA , 2001 , 2011 , LORO LA CRISI , NOI LA SP...

GENOVA , 2001 , 2011 , LORO LA CRISI , NOI LA SPERANZA





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PC: I segreti della casta di Montecitorio

I segreti della casta di Montecitorio


I segreti della casta 

di Montecitorio

http://isegretidellacasta.blogspot.com/

Il precario arrabbiato

che spaventa la Casta

Ha un blog e una pagina Facebook, promette di rivelare tutti i privilegi dei parlamentari. E intorno a lui crescono le adesioni



PC: I segreti della casta di Montecitorio: "I segreti della casta di Montecitorio http://isegretidellacasta.blogspot.com/ Il precario arrabbiato che spaventa la Casta Ha un..."

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domenica 10 luglio 2011

Il clima crea lavoro, la via Unep alla Green economy


Il clima crea lavoro

la via dell’Unep alla Green economy

E se i cambiamenti climatici potessero rappresentare un’opportunità anziché un problema per l’economia globale? L’ipotesi, apparentemente contraddittoria, non è così remota se l’Unep ha pubblicato un nuovo rapporto, Adapting for a Green Economy: Companies, Communities and Climate Change, nel quale si indica una strada per il mondo delle imprese verso la green economy, trasformando quello che è uno svantaggio ambientale – il mutamento del clima – in un’occasione di ripensamento delle proprie strategie e dei modelli di produzione. Adattarsi per vincere, potrebbe essere il senso di questo documento, preparatorio per la grande conferenza mondiale sull’ambiente il prossimo anno a Rio de Janeiro. Il mondo delle imprese, si legge nel rapporto, deve trovare nuove occasioni di investimento e di crescita nella risoluzione dei problemi e dei rischi causati dal climate change. Un’economia di resilienza e solidale. Una formula che sembra essere quella giusta nella direzione di una definizione del concetto stesso di “green economy”, per molti, anche all’Unep, troppo vaga e ostaggio di molti ecofurbi.
Per chi ama le semplificazioni, questa la ricetta per il mondo imprenditoriale per difendersi dalla crisi ecologica e da quella economica:


  • Coniugare l’adattamento climatico e la resilienza alla cultura d’impresa dell’azienda, costruendo su esempi esistenti di iniziative di mitigazione.
  •  Integrare l’adattamento climatico nei processi più importanti di pianificazione strategica dell’impresa.
  •  Allineare gli obiettivi di business con le priorità di adattamento.
  •  Costruire un portafoglio di beni e servizi resilienti ai mutamenti climatici.
  •  Costruire strategie di reciproco beneficio con gli stakeholder; costruire canali di comunicazione.
  •  Partenariati con decisori esterni ed interni.
Il rapporto completo è scaricabile qui: http://unglobalcompact.org/docs/issues_doc/Environment/climate/C4C_Report_Adapting_for_Green_Economy.pdf


LINK ....
http://mygreenjobs.org/



Resilienza [dal lat. resiliens, genit. resilientis, part. pres. di resilire "saltare indietro, rimbalzare"] è un termine, che può assumere diversi significati a seconda del contesto:


in ingegneria, la resilienza è la capacità di un materiale di resistere a forze impulsive (ovvero, della capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi).
in informatica, la resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d'uso e di resistere all'usura in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati. I contesti di riferimento sono quelli relativi alla business continuity e al disaster recovery. Sinonimi di resilienza sono: elasticità, mobilità. È definibile anche come una somma di abilità, capacità di adattamento attivo e flessibilità necessaria per adottare nuovi comportamenti una volta che si è appurato che i precedenti non funzionano.
in ecologia e biologia la resilienza è la capacità di un ecosistema, inclusi quelli umani come le città, o di un organismo di autoripararsi dopo un danno.
in psicologia, la resilienza viene vista come la capacità dell'uomo di affrontare e superare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.
in odontoiatria protesica, il fenomeno della resilienza è così spiegato: i tessuti molli non possono essere compressi in maniera non uniforme. Se in un punto della protesi mobile viene esercitata una forza che si distribuisce sui tessuti sottostanti, gli umori circolanti -sangue e linfa- si spostano verso le zone adiacenti. Se questa situazione non viene riequilibrata sulle forze (denti) che esercitano tale pressione, la protesi mobile perde aderenza dato che i tessuti mucosi vengono modificati creando notevoli problemi di stabilità con dolore.
recentemente il concetto di resilienza è stato introdotto anche in geriatria, facendo riferimento alle capacità che alcuni anziani molto malati, in condizioni apparentemente molto compromesse, mostrano di avere, rispondendo alle cure tradizionali in maniera quasi inaspettata. Questa qualità si oppone concettualmente alla fragilità degli anziani, che invece, rappresenta un insieme di caratteristiche, in grado di identificare in una fase precoce i soggetti a rischio di peggiorare la propria qualità di vita, e che con opportuni interventi possono ridurre tale possibilità


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sabato 9 luglio 2011

BLOG DI CIPIRI: Se Non Ora Quando a Siena, SABATO 9 LUGLIO, DOMENI...

“Se non ora quando?” una festa all’insegna della leggerezza in rosa con Flash mob e Spettacolo di musica e parole!
I cittadini senesi ma anche quelli di passaggio, sono invitati in Piazza del Campo sabato 9 luglio alle ore 20.15 per partecipare in massa al flash mob delle donne di “Se non ora quando?”



BLOG DI CIPIRI: Se Non Ora Quando a Siena, SABATO 9 LUGLIO, DOMENI...: " Se Non Ora Quando a Siena IL PROGRAMMA SABATO 9 LUGLIO 11:50 accoglienza e proiezioni video del 13 febbraio. 12:00 saluti di Tat..."

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venerdì 8 luglio 2011

A proposito dell'apertura domenicale e festiva , la lettera di una lavoratrice del commercio di Firenze




A proposito dell'apertura domenicale e festiva , la lettera di una lavoratrice del commercio di Firenze

Riaffermazione e tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori: è questa l'urgenza della politica!



A proposito dell'apertura domenicale e festiva: la lettera di una lavoratrice del commercio di Firenze

Riaffermazione e tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori: è questa l'urgenza della politica!

Care compagne, cari compagni, lavoro per Zara, una multinazionale spagnola nel settore dell'abbigliamento con circa 8.000 dipendenti solo in Italia. Voglio condividere con voi il disagio di chi lavora nel settore del commercio, un disagio che diventa un peso ancor più grande se si lavora nel centro storico fiorentino. Noi lavoratrici del centro storico abbiamo perso la nostra individualità di cittadine fiorentine per vestire i panni della mera matricola aziendale, senza alcun diritto alla festa, al riposo, all'integrazione sociale, alla religione, alla famiglia. Bisogna solo ed esclusivamente lavorare. Sono le donne la stragrande maggioranza degli addetti nel settore del commercio, costrette a doversi frazionare fra il lavoro, la casa, i figli, la cura degli anziani della famiglia. Sono le donne i soggetti che devono pagare il dazio più consistente. Non c'è tempo per la vita sociale: o il lavoro o gli affetti.
Tutto è ormai diventato lecito: notti rosa, notti blu, notti bianche, notti fashion, le domeniche, i festivi. Lavoriamo, infatti, 52 domeniche su 52 nonché tutte le festività, cioè 6 gennaio, 17 marzo, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno («feste ideologiche e senza senso», come ha detto il nostro sindaco Matteo Renzi), 15 agosto, 8 dicembre.
Noi lavoratrici del commercio del centro storico fiorentino non abbiamo il diritto di festeggiare queste date, anche se non a caso si chiamano "festivi" e non "feriali". Abbiamo trascorso la Santa Pasqua al lavoro e non abbiamo ricevuto un solo centesimo in più in busta paga. Abbiamo dovuto lavorare nelle notti bianche, fashion, rosa e blu al modico prezzo di 0,60 centesimi in più all'ora. Bisogna farlo perché Firenze è una "città aperta" e non può deludere il turista anche se in tutta sincerità non si capisce come mai nelle festività debba trovare i negozi aperti e i musei chiusi!
La crisi non può essere l'alibi dietro cui nascondersi per rendere la vita lavorativa e, di conseguenza, quella personale insopportabile. La verità, forse è più amara di quanto realmente possa apparire: è cambiato il modello sociale.
Il commercio è stato trasformato in un servizio pubblico essenziale, il lavoro delle commesse si può ormai, paradossalmente, equiparare a quello dei medici; solo che i medici vendono un servizio pubblico essenziale a tutela del bene supremo della salute, le commesse vendono uno sfizio; il lavoro è diventato aprioristicamente un mero dovere e non più un diritto: se la nuova regola del commercio è la liberalizzazione delle aperture domenicali e nei giorni festivi e i dipendenti della Gdo si rifiutano legittimamente di lavorare (rischiando comunque di dover andare nel caso in cui sia disposto un ordine di servizio), ma i negozi vogliono comunque rimanere aperti, chi andrà a lavorare ? La risposta è tanto semplice quanto agghiacciante: gli interinali!
Questo significa che oltre ad essersi affermata la politica della trasformazione del commercio in un servizio pubblico essenziale, si è anche affermata la politica della legittimazione del precariato.
Alla luce di tutto questo è lecito chiedersi, visto che il lavoro non ha più valore, se avrà almeno valore la nostra vita privata. Avremmo dovuto essere tutelate contro una liberalizzazione delle aperture dei negozi durante le festività. Avrebbe dovuto essere tutelato il diritto di chi avrebbe voluto festeggiare la Santa Pasqua con i propri figli e la propria famiglia e invece è stato costretto a lavorare.
Avrebbe dovuto esser tutelato il diritto al riposo e alla fruizione della festa anche per quelle lavoratrici e quei lavoratori che non hanno la fortuna di un contratto a tempo indeterminato e che davanti alla richiesta di lavoro festivo da parte dell'azienda chiaramente si trovano costretti a dover accettare di lavorare anche in quel giorno, nonostante sia un giorno di festa.
Avrebbe dovuto esser tutelato il diritto di quei lavoratori precari ad avere un lavoro stabile, cosa che non potrà mai accadere quando le aziende, davanti a quei dipendenti che legittimamente rifiutano la prestazione lavorativa nei festivi menzionati dal ccnl (nei rari casi, si badi bene, dove non vi è un integrativo che obblighi al lavoro festivo e domenicale), effettuano il ricorso al lavoro interinale.
Abbiamo dovuto raccogliere 50.000 firme con l'aiuto delle organizzazioni sindacali per ottenere la modifica della Legge regionale che ha consentito e consente a tutto questo.
Mai come ora le lavoratrici e i lavoratori del commercio del centro storico di Firenze dove le aperture avvengono 363 giorni su 365 sono chiamati a difendere la dignità del e nel posto di lavoro.
Mai come ora abbiamo bisogno che le istituzioni regionali mantengano le promesse fatte al momento della consegna delle 50.000 firme nel novembre 2010, promesse ribadite nell'incontro con la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso il 29 aprile scorso al Palaffari in occasione della tappa fiorentina della manifestazione nazionale "La festa non si vende", promesse che a tutt'oggi non sono ancora state onorate.
Il punto di partenza per ripristinare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori del centro storico fiorentino non può non essere la Legge regionale, anche se noi lavoratrici e lavoratori del commercio da diversi mesi ci troviamo a lottare anche su un altro versante: il nuovo accordo separato del commercio, piovutoci addosso come una condanna e che ha definitivamente sostituito la dignità del lavoratore con la centralità dell'impresa.
La nostra speranza è una sola: che la politica capisca che l'urgenza non è la riforma del processo penale ma la riaffermazione e la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Una lavoratrice del commercio, Firenze


Fonte: Liberazione


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sabato 2 luglio 2011

BLOG DI CIPIRI: No al bavaglio ad Internet , La Notte della Rete, ...

BLOG DI CIPIRI: No al bavaglio ad Internet , La Notte della Rete, ...: "No al bavaglio ad Internet La Notte della Rete Non sarà una vigilia tranquilla per l'Agcom: sarà, piuttosto, 'La Notte della ..."

sabato 2 luglio 2011

No al bavaglio ad Internet , La Notte della Rete, 5 luglio







No al bavaglio ad Internet

La Notte della Rete



Non sarà una vigilia tranquilla per l'Agcom: sarà, piuttosto, "La Notte della Rete". Il 5 luglio, a 24 ore dall'approvazione della Delibera definita "ammazza-Internet" dai blogger italiani, artisti, esponenti della rete, leader politici, cittadini e utenti del web si troveranno a Roma per una no-stop contro il provvedimento.

Martedì 5 luglio dalle 17.30 alle 21 alla Domus Talenti a Roma
( via delle Quattro Fontane, 113 ) partecipa anche tu alla nostra mobilitazione. Fai sentire la tua voce!
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