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sabato 31 dicembre 2011

Chi lotta per il lavoro



Chi lotta per il lavoro

lotta per un 2012 migliore




Questo ultimo post del 2011 che pubblichiamo su Reset Italia è dedicato ai lavoratori che passeranno un “capodanno diverso”: lottando per i nostri diritti.
Ai cassintegrati Vinyls, a quelli Agile-Eutelia, alle donne di Omsa Faenza, alle coraggiose amazzoni della Tacconi Sud, agli operai Fiat, ai ferrovieri dei Treni Notte, agli operai della Jabil, ai lavoratori dello spettacolo del Tetro Valle di Roma e del Teatro Coppola di Catania, ai cassintegrati RDB, ai lavoratori licenziati sotto Natale dei Cantieri Navali di Trapani, ai dipendenti Golden Lady di Gissi, ai pastori sardi, a chi lavorava in Pansac, ai precari giornalisti, ai precari della scuola, ai lavoratori della Fincantieri, ai dipendenti Aiazzone truffati, ai cassintegrati Rockwool, ai lavoratoriPhonemedia Teleperformance, a chi lavorava in Basell, a chi in acciaieria, a chi in Euralluminia, in Electa, alla Saras, o alla Thyssen… a tutti i protagonisti del blog L’isola dei cassintegrati
A tutti voi auguriamo, col cuore, un 2012 migliore!
Marco Nurra e Michele Azzu
http://www.reset-italia.net/2011/12/30/chi-lotta-per-il-lavoro-lotta-per-un-2012-migliore/

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giovedì 29 dicembre 2011

Offerte di lavoro, Cerca il tuo lavoro



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Offerte di lavoro, Cerca il tuo lavoro!

Cliccalavoro vi mette a disposizione una serie di strumenti che contengono tutte le informazioni necessarie sul mondo del lavoro: - Newsletter: in cui si discute delle opportunità del mercato, dei nuovi lavori e, più in generale, in cui si ricostruisce un'aggiornata panoramica del mercato del lavoro. - Suggerimenti: schede informative mirate ad approfondire ulteriormente i contenuti più significativi accennati nelle newsletter. - FAQ (Frequently Asked Questions): domande e risposte sul nostro servizio e sulle modalità di navigazione nel nostro sito. - Corsi di formazione, master e stage: indicazione di corsi , master e stage che ci vengono segnalati dalle aziende e dai principali istituti universitari. - ……ed altri ancora che voi stessi ci suggerirete!

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Termini Imerese, l’era Marchionne



Termini Imerese, l’era Marchionne:

il sonno della ragione genera mostri!





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“Io vivo nell’epoca dopo Cristo,tutto ciò che è avvenuto prima di cristo non lo so e non mi interessa”, questa è una delle risposte che Sergio Marchionne un anno fa dava ai giornalisti che gli chiedevano del “modello Pomigliano “ e dell’opposizione dei lavoratori alle nuove politiche aziendali della Fiat.
Il 13 dicembre scorso il modello Pomigliano è diventato realtà per i dipendenti Fiat di tutta Italia, da Mirafiori a Melfi  la politica aziendale dell’era Marchionne ha raggiunto il suo culmine introducendo il nuovo contratto aziendale che prevede: l’aumento delle ore di straordinario comandato (da 40 a 120 annue a discrezione dell’azienda), la diminuzione della pause (si passa da 2 pause da 20 minuti a 3 pause da 10), nuove politiche sull’assenteismo (se l’azienda decide che il dipendente ha usufruito di troppi permessi può negargli la possibilità di assentarsi), lo spostamento della pausa mensa a fine turno.
Tutto questo con il plauso del precedente governo di Silvio Berlusconi - che con il recentissimo articolo 8 dell’ultima manovra-farsa ha dato a Marchionne & Co la possibilità di sospendere con un contratto aziendale la legge di contratto nazionale - , e con l’aiuto del nuovo governo “responsabile” di Mario Monti che ha visto come prima missione quella di aiutare la Fiat nella dismissione dello stabilimento di Termini Imerese dopo 41 anni di sfruttamento pagando pochi spiccioli di liquidazione ai dipendenti mandati in pensione e condannando i dipendenti più giovani a una vita di incertezze contrattuali e lavorative nelle mani della DR MOTOR.

“Il modello Marchionne”è il più grave attacco alla contrattazione collettiva nazionale degli ultimi  anni, in un solo colpo sono stati azzerati tutti i diritti ottenuti nelle lotte del movimento operaio italiano e ci siamo risvegliati tutti nell’epoca  “dopo Cristo” di Marchionne, l’epoca del padrone.

http://www.clashcityworkers.org/index.php?option=com_content&view=article&id=272%3Asullera-marchionne-il-sonno-della-ragione-genera-mostri&catid=45%3Ainterviste&Itemid=137


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venerdì 23 dicembre 2011

vicenda dei circa 800 lavoratori del servizio Wagon Lits








INVECE DI FAR QUADRARE I CONTI DELLE BANCHE RISPONDANO E AGISCANO SUI PROBLEMI DEL PAESE LAVORATORI DELLE FERROVIE DELLO STATO IN NERO : A seguito del servizio trasmesso ieri sera da ‘Servizio Pubblico’, il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha presentato un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico e Infrastrutture, Corrado Passera, e del Lavoro, Elsa Fornero, sulla vicenda dei circa 800 lavoratori del servizio Wagon Lits. “Ieri – spiega il leader IdV – la trasmissione di Michele Santoro ha riportato la terribile testimonianza di un dipendente delle ditte dei treni notte licenziato e assunto da un’altra società in nero. Questi lavoratori stanno vivendo un incubo. Sono stati costretti, infatti, a scegliere tra la disoccupazione o il ricatto di società inventate, che prendono appalti e poi vanno in subappalto, utilizzando gli operai come merce di scambio. Senza un contratto, senza una matricola di riconoscimento, senza nessun diritto. I lavoratori dei treni notte sono ormai ridotti a schiavi invisibili”. “Il governo – afferma Di Pietro - deve intervenire immediatamente con tutti gli strumenti d’inchiesta al fine di bloccare quanto sta avvenendo nel settore dei treni notte. Appare chiarissima, infatti, la violazione della legge e dei diritti umani dei lavoratori. Per questo motivo, ho chiesto ai ministri Passera e Fornero di convocare prima possibile i lavoratori a Roma per avviare un percorso finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato in aziende solide e trasparenti e nelle strutture in cui Fs ha deciso di aprire nuove assunzioni. L’IdV, che ha appoggiato sin dall’inizio le mobilitazioni dei lavoratori dei treni notte, ha chiesto da oltre un mese che ciò venga fatto”. “Questo è l’unico modo serio per passare da un atteggiamento ‘professorale’ a un’azione concreta di governo che permetta ai lavoratori di Milano e Roma di scendere dai tetti e di tornare dalle loro famiglie”, conclude Di Pietro.

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Aboliamo il lavoro precario


PIANGERE O LOTTARE ?

Ieri da Santoro abbiamo assistito all’ennesima scena di pianto e disperazione, questa volta da parte di un gruppo di dipendenti di cooperative che lavoravano per le Ferrovie Italiane e che a causa delle scelte dell’amministrazione, che da un giorno all’altro ha deciso di rinunciare ai loro servizi, verranno lasciati a casa nella disperazione più triste! Figli e parenti da mantenere che non potranno più essere mantenuti; mutui e affitti da pagare che non potranno più essere pagati;
Così intanto che Ruotolo li intervistava,,,,,



 http://cipiri.blogspot.com/2011/12/aboliamo-il-lavoro-precario.html

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mercoledì 21 dicembre 2011

ART. 18 , Reintegrazione nel posto di lavoro








ART. 18.

Reintegrazione nel posto di lavoro.   

Ferma restando l'esperibilità delle procedure previste dall'art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.
Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la inefficacia o l'invalidità a norma del comma precedente.
In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all'art. 2121 del codice civile.
Il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione.
Se il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell'invito del datore di lavoro non abbia ripreso servizio, il rapporto si intende risolto.
La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.
L'ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l'ha pronunciata.
Si applicano le disposizioni dell'art. 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.
L'ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.
Nell'ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all'art. 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo camma ovvero all'ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l'ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all'importo della retribuzione dovuta al lavoratore.

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Io continuo a pensare che la necessità sia quella di creare nuovi posti di lavoro: serve perciò una combinazione di investimenti pubblici e privati.  Per ciò che riguarda la riforma del lavoro vanno ridotte le infinite modalità di lavoro precario.
Poi discuterei di aumento degli ammortizzatori sociali e introduzione del reddito di cittadinanza.
L’articolo 18, più che tolto, andrebbe esteso.


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IMAGOMUNDI
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lunedì 19 dicembre 2011

BLOG DI CIPIRI: Aboliamo il lavoro precario





BLOG DI CIPIRI: Aboliamo il lavoro precario: PIANGERE O LOTTARE ? Ieri da Santoro abbiamo assistito all’ennesima scena di pianto e disperazione, questa volta da parte di un...

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http://www.aboliamolavoroprecario.it/



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mercoledì 14 dicembre 2011

Fiom fuori dalle fabbriche






Firmato l'accordo della vergogna

La Fiom fuori dalle fabbriche
Siglato l'accordo Fiat. Il sì di Fim, Uilm, Ugl, Fismic e Associazione Quadri a un contratto che riguarda 86mila lavoratori e cambia in modo pesantissimo tutte le regole, in chiave antisindacale, lasciando fuori dalle fabbriche la Fiom. Per Marchionne "una svolta storica". Per la Cgil, "si impone la modifica dello Statuto dei lavoratori"


C'era una volta il contratto nazionale di lavoro, una delle più importanti conquiste democratiche del nostro secondo dopoguerra. Da ieri non c'è più, grazie allo strappo di Sergio Marchionne e al cambiamento di natura della Cisl e della Uil che da sindacati generali hanno scelto di regredire alla funzione di sindacati aziendali corportativi. Fim e Uilm, infatti, insieme ad altri sindacatini padronali e di destra, hanno firmato l'estensione del cosiddetto “contratto Pomigliano” a tutti gli 86 mila dipendenti della Fiat. Senza alcuna delega da parte dei lavoratori ai quali sarà negato, oggi e per sempre secondo il diktat Fiat e grazie all'articolo 8 della manovra Berlusconi-Sacconi, di esprimersi con un voto su quel che è stato deciso sulla loro pelle.
C'erano una volta anche le Rsu, figlie più o meno legittime degli antichi consigli di fabbrica, che comunque rappresentavano le volontà e il voto dei lavoratori. I delegati eletti democraticamente saranno ora sostituiti da ascari nominati dai sindacati firmatari degli accordi. Non si potrà più conoscere il consenso delle singole sigle perché i lavoratori sono stati retrocessi a pura mano d'opera, privi di diritti e di rappresentanza.
In Fiat, come in tutte le aziende italiane, c'era una volta la Fiom, 110 anni di vita, lotte, sconfitte e conquiste, il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo quando le rappresentanze venivano elette. Dal 1° gennaio del 2012 non ci sarà più nelle fabbriche dell'eroe dei due monti sergio Marchionne. Perché no? Perché la Fiom non ha accettato il diktat Fiat rifiutandosi di firmare il contratto di Pomigliano. 
C'era una volta il diritto di sciopero. E ad ammalarsi, a contrattare organizzazione del lavoro e straordinari. La firma di ieri ha cancellato in blocco questi diritti. Se vogliono lavorare gli operai dovranno accettare queste regole. Neanche questo è vero perché la Fiat sta andando a rotoli e viene chiuso uno stabilimento dopo l'altro. L'unica cosa che si può dire è che, grazie alla complicità dei sindacati di complemento, il padrone si è ripreso in mano tutto il potere. E' la vendetta rispetto alle conquiste del '69 e degli anni Settanta. Una vendetta preparata lungamente con la complicità dei governi e della politica, quasi tutta la politica. La manovra di Marchionne si affianca alla manovra di Monti e insieme rappresentano i pilastri di una nuova era basata sulla dittatura della finanza e dei padroni. Il terzo pilastro è l'insieme del sindacato confederale, con l'eccezione della Cgil se finalmente sceglierà di schierarsi con la “sua” Fiom senza se e senza ma. Il quarto pilastro è il Partito democratico, frantumato al suo interno e incapace persino di comprendere i passaggi epocali.
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Loris Campetti
  http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6057/



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lunedì 12 dicembre 2011

41 anni di storia operaia cancellata


 41 anni di storia operaia cancellata

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Maurizio Crozza fa Marchionne : la voce del padrone 

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41 anni di storia operaia cancellata dall’arroganza padronale della dirigenza Fiat guidata da Sergio Marchionne. Da ieri sera infatti la Fiat ha smesso di produrre auto nello stabilimento di Termini Imerese. La produzione è ferma, al contrario della lotta dei lavoratori. Da ieri notte presidiano i cancelli della fabbrica per impedire l’uscita delle bisarche adibite al trasporto delle ultime nuove vetture pronte per essere spedite nelle concessionarie. Gli operai si danno il cambio tra turno di notte e turno di giorno. Arriva intanto la notizia che il Ministero dello Sviluppo economico ha convocato per domani mattina Invitalia, l’advisor del ministero e i sindacati metalmeccanici. Sul tavolo al possibilità che Fiat metta in campo risorse economiche per accompagnare alla mobilità gli operai con più anni di anzianità. La riunione è considerata propedeutica a quella del prossimo 30 novembre, quando insieme al gruppo Dr Motor saranno decise le sorti di Termini Imerese. L’unico dato certo ad oggi, rispetto allo stabilimento siciliano, è che i 1.536 lavoratori del Lingotto e gli altri 700 dell’indotto sono in cassa integrazione fino al 31 dicembre: dopodichè, parte di essi dovrebbero rientrare nel progetto Dr Motor. Per gli altri, invece, al momento, non c’è alcuna prospettiva.


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 Il segretario Generale della FIOM, Maurizio Landini, intervistato da Fabio Fazio a "Che Tempo che fa". Puntata dell'11 dicembre 2011

FIAT IMPEDISCE AL SINDACALISMO DI BASE DI PARTECIPARE AL TAVOLO. FUORI ANCHE PARTE DELLA FIOM

Incontro questa mattina all’Unione industriali di Torino tra la dirigenza Fiat e parte dei sindacati metalmeccanici. Al centro la decisione del Lingotto di disdire gli accordi in vigore negli stabilimenti dal primo gennaio 2012, e sostituirli con intese aziendali sul modello-ricatto di Pomigliano. La Fiat ha impedito la partecipazione alla discussione dei sindacati di base, presenti fuori dalla sede dell’Unione industriali. La dirigenza del Lingotto ha deciso di impedire alle Rsu Cobas la presenza al tavolo, adducendo come pretesto la possibilità di contestazioni. Fuori dalla sede della saletta è però rimasta anche gran parte della delegazione Fiom-Cgil, composta da quindici persone che hanno trovato le porte sbarrate.
Da qui la decisione del segretario nazionale Landini di abbandonare il tavolo lasciando solo come osservatore il segretario torinese Federico Bellono. Il sindacato dei metalmeccanici Cgil ha indetto poi una conferenza stampa nel pomeriggio per spiegare la propria posizione. “Ai tavoli di trattativa noi ci andremo, come sempre. Continueremo a farlo, ma se l’idea è di estendere l’accordo di Pomigliano diremo no. Noi non firmeremo mai accordi che escludono diritti e libertà sindacali dei lavoratori.”.  ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom. “Oggi è emerso in modo chiaro – ha detto Landini – che la Fiat non ha nessuna intenzione di aprire una trattativa vera con nessuno. Questo dovrebbe preoccupare il nuovo governo perché va contro l’obiettivo di coesione sociale, è una rottura voluta dall’azienda”.


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lunedì 5 dicembre 2011

Fiat, Fiom non firma e lascia tavolo




Fiat, Fiom non firma e lascia tavolo

Landini, azienda vuole discutere solo con chi le da' ragione

Momenti di tensione, ma senza incidenti, davanti all'Unione Industriale di Torino, 5 dicembre 2011. Cobas e sindacati di base hanno cercato di forzare il blocco, ma sono stati respinti dalla polizia

TORINO - La Fiom non ha firmato la richiesta della Fiat di adesione al contratto del 29 dicembre 2010, quello che riprende il modello Pomigliano e non parteciperà quindi più al negoziato sul contratto. Hanno invece sottoscritto la richiesta Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri. La Fiom non ha voluto abbandonare la sala dove era in corso la trattativa sul contratto. L'azienda e gli altri sindacati - Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri - hanno chiesto all'Unione Industriale un'altra sala. La riunione è ripresa con delegazioni ristrette, senza la Fiom.

FIAT: LANDINI,ATTACCO SENZA PRECENDENTI A LIBERTA' SINDACALI - "Siamo di fronte ad un attentato alle libertà sindacali che non ha precedenti. Altre organizzazioni sindacali hanno chiesto di proseguire il negoziato che esclude la Fiom per estendere l'accordo di Pomigliano a tutto il gruppo". Lo ha dichiarato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, dopo la svolta nella trattativa tra azienda e sindacati. "Non è più una proposta dell'azienda - ha osservato - ma una richiesta delle altre sigle sindacali e, siccome abbiamo detto che non abbandoniamo il tavolo di trattativa, hanno chiesto all'Unione Industriale un'altra sala per proseguire il confronto. E' un fatto gravissimo che deve riguardare anche le forze politiche ed il governo".

UGL,COPERTURA CONTRATTUALE PER ASSICURARE DIRITTI - "Siamo qui con un solo obiettivo: garantire ai dipendenti del Gruppo Fiat, a partire dal primo gennaio 2012, una copertura contrattuale che preveda diritti e tutele, permettendo di preservare e rilanciare occupazione e produzione negli stabilimenti italiani". Lo ha dichiarato il segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Antonio D'Anolfo, prima di entrare al tavolo con Fiat a Torino.

PRESIDI DAVANTI A UNIONE INDUSTRIALE TORINO - Due presidi sono in corso davanti all'Unione Industriale di Torino, dove alle 10.30 è fissato l'incontro tra Fiat e sindacati per riprendere la trattativa sul novo contratto. Davanti alla sede dell'associazione, tutta transennata e presidiata dalle forze dell'ordine, manifestano
da un lato i Cobas e i sindacati di base, dall'altro Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri. Diversi striscioni sono stati attaccati ai muri delle case antistanti l'Unione Industriale.




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Presidio Lavoratori Jabil , Regione Lombardia

 

Domani pomeriggio, presso la sede della Regione Lombardia, proseguirà l'incontro tra azienda, Regione e sindacati iniziato giovedì. Tutti i lavoratori in lotta "per salvare la fabbrica" saranno presenti al Presidio ed una parte di loro seguirà i propri rappresentanti sindacali all'incontro. Invitiamo tutti coloro che possono ad essere presenti domani al Presidio per sostenere i lavoratori in questo momento importante. Grazie a tutti quelli che lottano al nostro fianco.

Presidio Lavoratori Jabil


MARTEDI PROSSIMO 25 OTTOBRE SI REPLICA....IN OCCASIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE. SI CHIEDE LA PARTECIPAZIONE MASSICCIA DI TUTTI I LAVORATORI DI TUTTI I SETTORI IN CRISI E DI TUTTI I CITTADINI SENSIBILI AI DISAGI OCCUPAZIONALI VOLUTAMENTE E INSESIBILMENTE IGNORATI DAI NOSTRI AMMINISTRATORI E POLITICI LOMBARDI. TUTTI SONO INVITATI A PARTECIPARE ALLE ASSEMBLE APERTE CHE SI TERRANNO DAVANTI AL PALAZZO DELLA REGIONE, LA VOCE DEL POPOLO E DEI LAVORATORI DOVRA' ESSERE ASCOLTATA PER RILANCIARE L'OCCUPAZIONE E LA DIGNITA' PERSONALE E LAVORATIVA DI OGNI PERSONA.....seguiranno a giorni le info...

domenica 4 dicembre 2011

Arroganza modello Fiat



Arroganza modello Fiat

 

«La Fiat è una multinazionale, continueremo ad andare avanti. Abbiamo attività fuori dall'Italia e venderemo altrove. Chi pensa di condizionare la Fiat si sbaglia» ha detto Sergio Marchionne a Radio 24, rispondendo al cronista che gli aveva chiesto se la Fiat potesse lasciare l'Italia. L’amministratore delegato del Lingotto ieri a Washington, alla presenza di numerosi giornalisti italiani, non si è certo risparmiato ed ha anche attaccato duramente la Fiom «vorrebbe imporre la dittatura di una minoranza. Chi pensa di poter condizionare la Fiat si sbaglia di grosso» ha detto Marchionne. Subito si è scatenata una sequela di attacchi e smentite in merito all’ipotesi che Fiat lasciasse definitivamente il bel Paese.
«Marchionne è come una bomba a orologeria, ogni volta che si fa un passo avanti riporta tutto indietro», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Sullo stesso tono il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini che ha definito «pericolose le dichiarazioni» dell'amministratore delegato della Fiat, sulla possibile uscita dell'azienda dall'Italia «credo che il governo, le istituzioni e le forze politiche dovrebbero perdere sul serio le dichiarazioni di Marchionne» ha dichiarato il segretario.
Anche la politica, soltanto però i soliti noti Idv, Verdi e Sel, ha condannato le parole di Marchionne. «Finalmente Marchionne getta la maschera. In perfetta solitudine, ma forti delle proprie ragioni e dei dati del mercato automobilistico, l'Italia dei Valori ha denunciato, da due anni a questa parte, la decisione degli azionisti Fiat di cedere gli asset strategici, tecnologici e di mercato alla Chrysler, spostando così la testa negli Stati Uniti e la produzione nei paesi low cost». hanno affermato in una nota congiunta il presidente dell'IdV, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi, commentando le dichiarazioni di Marchionne sulla possibilità che l'azienda Fiat vada avanti anche senza l'Italia. «Dopo aver preso in giro governo e sindacati sull' inesistente progetto Fabbrica-Italia, dopo aver ricevuto ingenti finanziamenti pubblici e dopo aver chiuso uno stabilimento dopo l'altro, dato che non c'è più nulla da spremere, il signor Marchionne dichiara candidamente di poter fare a meno del nostro paese. È giunto il momento di bloccare tutte le forme di finanziamento agli azionisti Fiat e aprire il mercato italiano ai grandi produttori di auto» conclude la nota Idv.
Anche il presidente dei Verdi Bonelli, dati alla mano, ha attaccato duramente il Lingotto «le dichiarazioni di Marchionne dimostrano quanto la Fiat sia ingrata con il proprio paese che negli anni passati ha contribuito in modo rilevantissimo al destino dell'azienda. Sono circa 7,8 miliardi di euro i finanziamenti che lo Stato italiano ha erogato alla Fiat tra il 1977 e il 2010. La cifra più rilevante si è raggiunta negli Anni 80: in questo periodo di profonda ristrutturazione di tutto il settore automobilistico mondiale, la Fiat ha incassato dallo Stato circa 5,2 miliardi di euro» ha spiegato il presidente dei Verdi.
«Sergio Marchionne è l'espressione più retriva dell'arroganza padronale» ha aggiunto il leader di Sel Nichi Vendola commentando l'annuncio dell'a.d. Fiat «da una parte dice questo dall'altra continua a sferrare un attacco violento ed estremistico nei confronti della Fiom. Non è certo un oracolo della modernità» ha chiosato il leader di Sel.
Per il resto, a parte qualche cane sciolto, silenzio di tomba degli altri partiti, è il mercato bellezza. Immediata comunque la smentita Fiat. “Le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, riportate da alcune agenzie di stampa riprendono in modo parziale e arbitrario alcune frasi pronunciate a Washington – si legge in una nota della Fiat - rispondendo a una domanda del giornalista di Radio24 che conteneva le parole ‘lasciare l'Italia’, ha testualmente affermato ‘la Fiat è una multinazionale. Gestiamo attività in tutte le parti del mondo. Abbiamo attività economiche e industriali al di fuori dell'Italia. Vendiamo macchine in Brasile, in Cina, in America, in Messico. La cosa importante è la sopravvivenza della Fiat che non può essere messa in discussione. Ci abbiamo messo otto anni per rimetterla in piedi. Abbiamo creato un'alternativa con Chrysler e non possiamo metterla in dubbio. Chiunque pensa di condizionare la Fiat si sbaglia. In estrema sintesi - conclude la nota - il dottor Marchionne non ha mai parlato di lasciare l'Italia”.
Beh magari non è stata dichiarata testualmente la volontà di lasciare l’Italia ma il messaggio nel suo complesso sembra abbastanza chiaro. Un’azienda tra l’altro che, dopo aver riorganizzato l’aspetto produttivo sacrificando sull’altare del rilancio i diritti acquisiti in anni di lotta dai lavoratori, ha abbandonato Confindustria, creando un precedente significativo che potrebbe un domani portare ad un nuovo assetto nell’associazionismo imprenditoriale. In estrema sintesi, il Lingotto sta facendo il bello ed il cattivo tempo nella totale inerzia delle istituzioni.
Anche le dichiarazioni rilasciate in merito alla Fiom, danno quella sensazione di arroganza esibita da chi non deve rendere conto di nulla a nessuno «abbiamo avuto la maggior parte dei lavoratori che ha appoggiato un’alternativa. Il treno è passato ed è inutile cercare di insistere che bisogna rinegoziare. Non possiamo continuare a votare finché non vince la Fiom. È la tirannia della minoranza verso la maggioranza» ha dichiarato Marchionne. Chissà cosa avrebbero votato i lavoratori se, come alternativa alla soppressione dei propri diritti, non avessero avuto la strada. Il tiranno è quello che ti punta una pistola alla tempia e ti chiede se preferisci morire o fare quello che ti ordina.


di Luca Teolato


http://www.ildirigibile.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=751%3Aarroganza-modello-fiat&catid=1%3Acircostanze&Itemid=2




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