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giovedì 31 maggio 2018

Pensioni : Di Maio apre a Mattarella e Salvini

pensioni anticipate


Le ultime novità sulle pensioni anticipate ad oggi 30 maggio 2018 continuano a susseguirsi di ora in ora, nella giornata di ieri sembravano imminenti le prossime elezioni, si ipotizzava il ritorno alle urne il 29/7, Salvini su La7 aveva rassicurato gli elettori che nonostante la bocciatura di Mattarella al Governo era ancora possibile modificare la Fornero facendo appello ai presidenti di Camera e Senato di insediare le commissioni, oggi la nuova riapertura di Di Maio a Mattarella e alla Lega. I lavoratori sempre più in apprensione seguono con attenzione le mosse dei due leader per comprendere se il Governo Giallo-Verde vedrà la luce e con esso le riforme promesse: quota 100/41 e opzione donna.

Pensioni anticipate 2018: tutto ancora possibile?
Già nella giornata di ieri Salvini aveva rassicurato i suoi elettori e quanti ansiosi gli avevano scritto su Facebook per sapere se il contratto di Governo stilato con il M5S sarebbe dunque divenuto carta straccia. Parlando su La7 il leader del Carroccio avrebbe infatti confermato le proprie intenzioni sul comparto previdenziale, nonostante il quadro politico davvero incerto.

Salvini avrebbe ribadito l’intenzione di portare avanti la sua lotta contro la riforma Fornero portando avanti il suo programma, quota 100/41 e opzione donna , possibilmente, ha fatto intendere, al Governo se riuscirà a vincere le prossime elezioni o in Parlamento se non si potrà fare altro. Le donne che ambivano alla proroga di opzione donna su facebook alternano amarezza e delusione per l’attuale stallo e speranza che qualcosa possa cambiare nel prossimo futuro. Le donne sono stanche di attendere, dicono, talune sono anche disoccupate, e sperano che Salvini e Di Maio trovino l’accordo con Mattarella per salire alla guida del Paese e mantenere le promesse. Esausti anche gli esodati, 6.000 famiglie, che attendono che la loro causa divenga la priorità indipendentemente che si formi un Governo tecnico o un governo Giallo-Verde, la vita delle persone non può dipendere così a lungo dallo stallo politico creatosi.

Riforma pensioni: si riaprono i giochi tra M5S-Lega? Damiano ‘arginare il populismo’
Di Maio ritratta la linea dura col Colle, una maggioranza c’è, ha affermato, parta il nostro Governo. Siamo pronti, titola il fatto quotidiano, a collaborare con Mattarella. Poi specifica il titolo, si ‘riapre la trattativa con la Lega’. Una partita, quella che sembra si stia giocando, che non pare avere mai fine. Gli elettori continuano a chiedersi cosa ne sarà di loro, specie quanti avevano votato M5S e Lega proprio per le promesse fatte in campagna elettorale che garantivano la modifica alla riforma Fornero, donne e precoci in primis. I pensionandi e non solo sperano che queste diatribe finiscano e con responsabilità si decida come far partire un Governo che possa guidare il Paese, verso il male minore.

Per Damiano è giunta l’ora di arginare il populismo e critico, nella sua ultima nota stampa, afferma: “Un programma di Governo giallo-verde che, nella parte esplicita, richiedeva decine di miliardi di risorse (abolire la legge Fornero, istruire flat tax e reddito di cittadinanza) e, nella parte implicita, il cambio delle alleanze internazionali e l’uscita dall’Euro, non avrebbe retto alla prova dei fatti. Il problema è che, a furia di alzare la posta, fino a mettere in discussione la figura e il ruolo del Presidente della Repubblica, si minano le basi della democrazia e della Costituzione. A farne le spese sarà l’Italia”. “Il Pd, in questo drammatico frangente, può svolgere un ruolo importante. In primo luogo occorre perseguire l’obiettivo del massimo dell’unità e della coesione interna e allargare il campo delle alleanze al di fuori dei confini attuali del centrosinistra al fine di costruire un argine efficace al populismo e alle avventure”, conclude.

Salvini sta Prendendo in Giro TUTTI ...


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venerdì 25 maggio 2018

30 anni in fabbrica: Operaio licenziato da una macchina



La lettera dell'azienda: "Sa fare il tuo lavoro"



L'operaio, 61 anni, non ci sta: "Mi manca poco alla pensione, lavorare lì per me era la vita". Fallito tentativo di conciliazione con i sindacati. L'avvocato: "Ha anche una disabilità, per lui molto difficile la ricerca di un nuovo impiego"

Per tren'anni ha lavorato a Melzo in provincia di Milano per la Greif Italia S.p.a., ramo italiano di una multinazionale che produce taniche e altri contenitori a Melzo. Per quasi tutta la sua vita professionale, ha dovuto convivere con una pesante disabilità, visto che nel 1991 ha perso una mano. Ora all'operaio, un 61enne marocchino, l'azienda comunica che è licenziato.

La ragione: è stata inventata una macchina che svolge automaticamente il lavoro a cui lui così a lungo è stato assegnato: la posa dei tappi provvisori sui flaconi appena prodotti, prima della verniciatura. Nella lettera di "licenziamento per giustificato motivo oggettivo con esonero dal preavviso", l'azienda è chiara: "La nostra società ha installato una macchina, denominata 'Paint cap applicator', che svolge in automatico il medesimo lavoro sino a oggi da lei svolto. Viene così soppressa la Sua posizione lavorativa".

La ditta riconosce all'uomo l'indennità di legge. Ma lui, che per un'intera vita lavorativa ha servito la stessa azienda, non ci sta. "Mi manca poco alla pensione, appena quattro anni. Lavorare lì per me era la vita. Che almeno mi pagassero i contributi". Un tentativo di conciliazione, mediato dai sindacati, sarebbe fallito. Nel dramma del lavoratore marocchino c'è quello di intere generazioni di lavoratori, 
il cui mestiere dall'oggi al domani viene svolto da computer e macchinari.


Mirko Mazzali, avvocato penalista a cui l'uomo si è rivolto, commenta: "Non si può licenziare una persona che ha lavorato trent'anni in un posto, prossima alla pensione, perché una macchina ha preso il suo posto. Tanto più se si tratta di una persona con una disabilità tale da rendere difficoltosa la ricerca di un nuovo impiego". 



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mercoledì 23 maggio 2018

Disoccupati 40enni sono scartati dalle Aziende


«I disoccupati over 40 in termini numerici sono il 30% in più dei giovani disoccupati. 
È fenomeno che si va via via allargando, ma nessuno se ne occupa». 

Susanna (nome di fantasia) a 40 anni è andata a fare uno stage in un’azienda, che alla fine non l’ha assunta. Hanno preso un ragazzino molto più giovane di lei, perché con gli incentivi costava meno. «I disoccupati over 40 in termini numerici sono il 30% in più dei giovani disoccupati. È fenomeno vecchio, che si va via via allargando, ma nessuno se ne occupa», denuncia Giuseppe Zaffarano, presidente dell’Associazione Lavoro Over 40, che con i suoi sportelli dal 2004 supporta i lavoratori senior che nessuno vuole più. È il bacino di popolazione senza lavoro più ampio, vista l’età media italiana di 45 anni e la scarsa natalità.

Zaffarano ha vissuto sulla propria pelle l’uscita dal mondo del lavoro in età avanzata, e sa bene cosa significa. «La nostra è una guerra contro la discriminazione per età», dice. Dai 35 anni in su, si contano oggi oltre 1,5 milioni di disoccupati, di cui 1 milione concentrato solo nella fascia 35-49 anni, la fascia in cui in termini percentuali è più aumentata la disoccupazione, registrano un +3,4% in un anno. «Con la crisi e la legge Fornero, che ha spostato in avanti l’età pensionabile, la disoccupazione in età matura è esplosa», dice Zaffarano.

Agli sportelli dell’Associazione Lavoro Over 40, presenti in Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Umbria e Liguria, si rivolgono ogni anno circa 400 persone in condizioni disperate, dopo aver tentato tutti i canali per reinserirsi nel mondo del lavoro. «Arriva gente disoccupata anche da cinque o sei anni», racconta Loredana Stincardini, volontaria dello sportello di Perugia. «Perdi il lavoro a 34-35 anni e già sei troppo vecchio per molte aziende. In tanti in questa fascia d’età sono disoccupati di lungo periodo». Secondo i dati forniti dall’associazione, il 31% è disoccupato da due a cinque anni, il 32% da oltre cinque anni. «I trentenni man mano diventano quarantenni, e restano sempre nella stessa condizione», spiega Stincardini. E più si avanti con l’età, più la situazione peggiora. Chi ha perso il lavoro tra i 46-55 anni, nel 60% dei casi è disoccupato da più di due anni. Con ricadute personali disastrose. «Alcuni finiscono per depauperare le ricchezze personali, in tanti finiscono seduti attorno ai tavoli delle mense della Caritas», raccontano.

Il 77% dei lavoratori senior si è visto rifiutato perché “costa più dei giovani” e perché “gli incentivi economici per persone mature” sono “carenti”.
Il 31% è disoccupato da due a cinque anni, il 32% da oltre cinque anni.
Tra sgravi e competenze “più fresche”, le aziende preferiscono i più giovani. Il 77% dei lavoratori senior si è visto rifiutato perché “costa più dei giovani” e perché “gli incentivi economici per persone mature” sono “carenti”. Gli unici sgravi usati sono quelli per i lavoratori over 50 disoccupati da più di due anni: al di sotto di questa sogli d’età, si trova poco. «Senza sgravi alle assunzioni, molti finiscono così per fare al massimo qualche lavoro in nero», dice Stincardini. «Sono persone che hanno molta esperienza, con professionalità specifiche, che però andrebbero riqualificate per nuovi lavori. Servono corsi di aggiornamento e formazione. C’è chi è rimasto per 15-20 anni nella stessa azienda e che viene da un mondo in cui il lavoro si trovava nei centri per l’impiego, ma oggi non è così».

Accompagnati alla porta dal datore di lavoro, intorno a loro trovano il deserto. Il 94% dice di aver avuto un’esperienza “pessima” con i centri per l’impiego. E l’87% racconta lo stesso delle agenzie private. Eppure oltre la metà (56%) sarebbe disposto a fare “qualunque lavoro che permetta di vivere” e il 39% è pronto anche a trasferirsi in Italia o all’estero. E alla fine in tanti (57%) tentano la via del lavoro autonomo. Si ricorre all’idea di farsi un’impresa propria, insomma, più per costrizione che per voglia. E il 21% ci ha provato, ma senza successo.


«Si parla sempre di disoccupazione giovanile rappresentandola come unico problema da affrontare nel mondo del lavoro», dice Zaffarano. «È certamente un grave problema, ma non bisogna trascurare le altre classi di disoccupati». Molti di questi disoccupati sono genitori, anche se magari per ragioni economiche si sono fermati solo al primo figlio. «La disoccupazione in età matura ha ricadute più ampie», spiega Zaffarano, «perché riguarda una generazione "cerniera" tra i giovani e gli anziani. Senza la serenità del lavoro, il disoccupato maturo non può aiutare i figli negli studi e nei primi passi nel mondo del lavoro, costringendoli ad accettare qualsiasi lavoro. E le conseguenze ricadono anche sugli anziani, spesso mantenuti dai figli stessi».



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Openjobmetis: 1.400 Lavori in Italia per l'estate


Openjobmetis apre molte nuove opportunità di lavoro in vari settori per la stagione estiva:
sono più di 1.400 le figure professionali ricercate su tutto il territorio nazionale.
Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni con il maggior numero di posizioni aperte,
 seguite dal Piemonte e dalla Sicilia, confermandosi zone particolarmente attive.

Ed ecco alcune posizioni aperte, tra le oltre 1.400 ricerche attive nei vari settori. Nel settore horeca e turismo, sono ricercate oltre 300 figure: non solo camerieri, baristi, cuochi e aiuti cuochi, ma anche receptionist e animatori turistici sono tra i profili ricercati nelle aree del Nord e del Sud e Isole, dove molte strutture ricettive e turistiche hanno necessità di ampliare il personale per il periodo estivo.

In ambito vendite - tra grande distribuzione organizzata e retail - parliamo di oltre 200 ricerche attive per supermercati food (scaffalisti e specialisti di reparto) e catene di abbigliamento, accessori e calzature (Addetti vendita) per la prossima stagione dei saldi estivi e la sostituzione di personale diretto in ferie.

In primo piano anche posizioni nel settore logistica e agroalimentare: a Parma, ad esempio, sono ricercati ben 180 figure tra magazzinieri e addetti carico/scarico, di cui 120 prevedono un corso di formazione in preparazione dell’attività lavorativa. Sul settore agroalimentare, invece, tra gli altri, ricerchiamo addetti alla cernita della frutta, senza particolare esperienza pregressa ma con massima flessibilità per coprire il picco di lavoro previsto.

Infine, segnaliamo numerose posizioni per il settore sanità, con ricerca di Oss e Asa per Rsa e case di cura, per la sostituzione ferie del personale diretto e badanti conviventi per la nostra divisione family care: sono oltre 200 i candidati ricercati in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana per questa posizione. "Ci troviamo sicuramente di fronte a uno dei periodi più adatti per inserirsi nel mondo del lavoro", ha dichiarato Laura Piccolo, responsabile grandi clienti di Openjobmetis.


"Come agenzia per il lavoro -ha continuato- gestiamo posizioni aperte di numerose aziende su tutto il territorio nazionale, tra cui importanti società di grandi dimensioni, che sono alla ricerca di figure da inserire durante il periodo estivo. Non parliamo solo di ruoli con esperienza, ma in molti casi anche di figure da formare attraverso corsi dedicati". In tutti i settori, tra le caratteristiche più richieste vi sono: flessibilità e disponibilità a lavorare su turni, oltre ad una anche minima pregressa esperienza, standing e conoscenza di almeno una lingua straniera, soprattutto per i settori Gdo e Horeca.


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mercoledì 16 maggio 2018

Boeri difende i Rider



L'Inps scende in campo per i diritti dei rider. 
"Stiamo lavorando", dice il presidente Tito Boeri "per definire forme di monitoraggio delle piattaforme di intermediazione della gig economy" ossia l'economia di quei lavoretti, fatti di solito dai giovani per arrotondare, ma che possono trasformarsi in altro sia per la disoccupazione che per la difficoltà di arrivare alla fine del mese. Il controllo, aggiunge Boeri, servirà "per vincolare da un lato il datore di lavoro a versare i contributi e dall'altro per tutelare i lavoratori per esempio in caso di malattia o maternità. L'obiettivo è "registrare quelle piattaforme ed essere noi stessi una piattaforma".

"40 km in bici per 4 euro a pizza", la mia vita da rider

"La gig economy - ha osservato Boeri - è un fenomeno nuovo sul quale non siamo attrezzati. E un fenomeno complesso che crea opportunità di lavoro per chi ha esigenze temporanee di reddito, come per esempio gli studenti che hanno bisogno di elevata flessibilità e che quindi non possono avere un rapporto strutturato".


"C'è però un problema - ha proseguito Boeri - nasce come lavoro autonomo, ma ha caratteristiche tipiche di lavoro subordinato, spesso il committente è unico, le modalità non sono tali da coniugare flessibilità con le tutele per i lavoratori. Per questo - ha concluso - siamo al lavoro per cercare di definire modalità che ci permettano di monitorare queste piattaforme".



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martedì 15 maggio 2018

Scoperti i Furbetti della Reggia di Caserta



Al bar o in pizzeria durante l'orario di lavoro. 
Obbligo di firma disposto per due dipendenti. 
Le indagini partite dopo il clamoroso furto nel 2016



Dovevano tenere sotto controllo la Reggia di Caserta invece, durante l'orario di lavoro, si assentavano per ore, magari per mangiare una pizza oppure per svolgere commissioni personali. Per questo motivo due sorveglianti della Reggia, Giovanni Maiale e Raffaele Narciso, sono stati raggiunti da due misure cautelari notificate dagli agenti della squadra mobile di Caserta: obbligo di firma prima di entrare in servizio e dopo avere terminato l'orario di lavoro. Altri quattro dipendenti della sovrintendenza sono indagati in stato di libertà. 
Gli accertamenti erano partiti dopo il clamoroso furto dell'incasso alla buvette della Reggia nel 2016: quando la polizia acquisì le immagini della videosorveglianza insieme alle indagini sui ladri scattò anche quella sui dipendenti della Reggia. Se fossero stati al lavoro quando avvenne il furto probabilmente i ladri sarebbero stati presi in flagranza. 
Nel corso delle indagini sono stati acquisiti diversi video in cui si vedono gli indagati allontanarsi dalla Reggia senza alcuna autorizzazione. Dopo avere timbrato l'ingresso in servizio lasciavano il posto di lavoro per svolgere commissioni o andare a mangiare una pizza. Altre immagini li ritraggono al bar o a fare la spesa. In alcune occasioni sono anche tornati a casa per poi ripresentarsi, a fine turno, solo per vidimare l'uscita. 
Molti dei dipendenti della Reggia, due anni fa, firmarono una nota sindacale in cui accusavano il direttore all'epoca appena arrivato, Mauro Felicori, di "lavorare troppo".

Leggi tutto sul Nuovo Direttore

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lunedì 14 maggio 2018

Corsi di Formazione Antiinfortunistica



Corsi di formazione obbligatori per tutti i lavoratori

A chi è rivolto
Il corso obbligatorio è rivolto a tutti i lavoratori presenti in azienda per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali nei luoghi di lavoro ai sensi degli articoli 36 e 37 del D. Lgs. 81/2008.

il corso è rivolto a:
–  lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato (anche part-time)
–  lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato (anche part-time)
–  soci delle cooperative iscritti a libro paga
–  lavoratori iscritti alle liste di mobilità
–  lavoratori in cassa integrazione

APPROFONDIMENTI

L’Accordo Stato‐Regioni del 21 dicembre 2011 disciplina la durata, i contenuti minimi, le modalità della formazione ed aggiornamento dei lavoratori e delle lavoratrici, dirigenti e preposti ai sensi dell’art. 37 del D. Lgs. n. 81/2008.

Come si articola il corso di formazione dei lavoratori?
La formazione dei lavoratori, si articola in due momenti distinti: formazione generale (con programmi e durata comuni per i diversi settori di attività) e formazione specifica, in relazione al rischio effettivo in azienda. (rilevato in funzione del settore ATECO di appartenenza).
 Qual è la durata dei corsi di formazione per i lavoratori?
Durata minima complessiva dei corsi di formazione per i lavoratori, in base alla classificazione dei settori di rischio:
– 4 ore di Formazione Generale + 4 ore di Formazione Specifica per i settori della classe di rischio basso: TOTALE 8 ore
– 4 ore di Formazione Generale + 8 ore di Formazione Specifica per i settori della classe di rischio medio: TOTALE 12 ore
– 4 ore di Formazione Generale + 12 ore di Formazione Specifica per i settori della classe di rischio alto: TOTALE 16 ore.

DA SETTEMBRE INOLTRE PARTIRANNO I CORSI DI FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO PER:

ADDETTO ANTINCENDIO

ADDETTO PRIMO SOCCORSO

RAPPRENSENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PROTEZIONE E PREVENZIONE (RSPP PER DATORI DI LAVORO)

OBBLIGO PER TUTTI I DATORI DI LAVORO DI FAR ESEGUIRE LE VERIFICHE DI MESSA A TERRA.

Il DPR 462/01 stabilisce l'obbligo, per tutti i Datori di Lavoro con almeno un dipendente nella propria azienda, di far eseguire la verifica periodica messa a terra sugli impianti elettrici, con periodicità biennale o quinquennale.

La verifica periodica messa a terra può essere effettuata da ORGANISMI ABILITATI dal Ministero delle Attività Produttive, sulla base della normativa tecnica europea UNI CEI, o in alternativa da Asl/Arpa.

Non sono valide quindi, ai fini del DPR 462/01, le verifiche effettuate da professionisti o imprese installatrici.

Periodicità delle verifiche
Il datore di lavoro è tenuto a richiedere la verifica periodica degli impianti elettrici di messa a terra e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche ogni:
– 2 anni (verifica biennale) per:

gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche in luoghi con pericolo di esplosione;

gli impianti di terra e gli impianti di protezione dalle scariche atmosferiche a servizio di:

Cantieri;
ambienti a maggior rischio in caso di incendio, cioè quelli definiti da CEI 64-8 sez 751;
Locali adibiti ad usi medici.
– 5 anni (verifica quinquennale) per tutti gli altri casi.


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Infortuni sul Lavoro in aumento


Morti sul lavoro in aumento,
in 10 anni in Italia 13 mila vittime
Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna dall’inizio del 2018 sul lavoro sono già morte 29 persone in 16 giorni: quasi due al giorno. Secondo l’Inail i morti sul lavoro sono cresciuti dell’1,8% nei primi 11 mesi del 2017

Se potessero parlare — i 13 mila morti sul lavoro censiti negli ultimi 10 anni dall’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna — racconterebbero storie che assieme al dolore provocano una rabbia sorda e impotente: troppo simili l’una all’altra, queste tragedie mostrano che sul lavoro si muore sempre allo stesso modo. Disgrazie prevedibili. Sulla carta facili da evitare.

Caduta dall’alto senza il caschetto protettivo, soprattutto in edilizia. Schiacciati da mezzi pesanti in agricoltura. E poi ci sono i casi dell’industria, come quelli degli operai morti ieri a Milano. L’Osservatorio indipendente sul lavoro ha iniziato la sua attività il primo gennaio 2008 su iniziativa di un operaio in pensione, Carlo Soricelli, che ha voluto così onorare la memoria dei sette lavoratori morti alla Thyssenkrupp di Torino. L’Osservatorio conta sia i morti nei luoghi di lavoro sia quelli che hanno perso la vita sulle strade, mentre raggiungevano fabbriche e uffici. Il 2017, secondo questa triste contabilità, si sarebbe chiuso con 632 decessi nei luoghi di lavoro (641 nel 2016), 1.350 se si considerano anche quelli nel tragitto tra casa e lavoro (oltre 1.400 nel 2016). A ieri, le tragedie del 2018 avrebbero già toccato quota 29.

Poi ci sono i dati ufficiali, quelli dell’Inail.Le denunce di infortuni mortali presentate all’Istituto nei primi 11 mesi del 2017 sono state 952, con un incremento di 17 casi rispetto ai 935 dell’analogo periodo del 2016 (+1,8%) e una diminuzione di 128 casi rispetto ai 1.080 decessi denunciati tra gennaio e novembre del 2015 (meno 11,9%). Certo, nel valutare l’aumento di morti e incidenti bisogna tenere conto anche che nell’ultimo anno è cresciuto il numero degli occupati. «Non può esistere progresso economico senza difendere il valore del lavoro — contesta Franco Martini della segreteria nazionale Cgil —. La maggioranza degli infortuni è causata dal mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Risultato della continua rincorsa da parte delle imprese al risparmio e all’abbattimento dei costi».

Tornando ai dati sugli infortuni, tra gennaio e novembre 2017 le denunce complessive (quindi non solo quelle mortali) pervenute all’Inail sono state 589.495. L’aumento di 1.900 casi rispetto allo stesso periodo del 2016 (più 0,3%) è dovuto per la quasi totalità agli infortuni avvenuti nel tragitto casa-lavoro e viceversa. Gli aumenti più sensibili, sempre in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (più 2.340 denunce) ed in Emilia Romagna (più 1.696), mentre le riduzioni maggiori sono da attribuire alla Sicilia (meno 1.171) e Puglia (meno 933).

Come dire: per i territori poter vantare pochi infortuni sul lavoro è una buona notizia con un retrogusto amaro. Perché avere pochi incidenti purtroppo non è sintomo di maggiore sicurezza e più attenzione nel rispetto delle regole. Ma soltanto di meno lavoro.

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Ispettori del Lavoro



«Siamo ispettori del lavoro. Dovremmo avere una funzione sociale importante di contrasto al lavoro nero, di tutela della sicurezza, ma siamo senza strumenti e alla mercé di datori di lavoro e lavoratori disperati e furibondi» affermano con voce unanime alcuni dipendenti dell’Ispettorato del Lavoro di Milano-Lodi, riuniti in assemblea e in procinto di chiedere lo stato di agitazione.

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro nasce nel 2015, come riforma a costo zero, con l’istituzione dell’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro. L’obiettivo  è quello di accorpare in un unico ente, direzioni territoriali e le attività relative alle politiche sociali di INPS ed INAIL per razionalizzare le risorse, controlli ispettivi ed evitare sprechi economici. .«Ma da quanto attestano i lavoratori – asserisce Giorgio Dimauro, Segretario della CISL FP di Milano – l’ente ad oggi, è una scatola vuota, senza risorse e senza senso».

I lavoratori, sul piede di guerra, rivendicano l’impiego di risorse ministeriali in termini di strumentazione informatica e banche dati, una dovuta copertura assicurativa per gli svariati rischi connessi alla funzione ispettiva,  formazione adeguata e miglioramento delle condizioni professionali ed economiche e assunzione di personale.

«L’area ispettiva – conferma il referente sindacale – è assolutamente in carenza di organico rispetto al contesto socio-economico ed alle dimensioni del territorio di competenza , ossia le sedi territoriali di Milano, Monza e Lodi, non si riesce ad assicurare un adeguata presenza e ciò implica  necessariamente il mancato assolvimento dei fondamentali compiti istituzionali».

L’attività degli ispettori del lavoro viene così ampiamente svilita e svuotata dell’importanza sociale che dovrebbe invece avere soprattutto in considerazione
del binomio lavoro regolare-sicurezza sul lavoro.

Inoltre, per quanto riguarda gli ispettori del lavoro effettivamente impiegati nello svolgimento dell’attività di vigilanza, il lavoro si svolge soprattutto all’esterno dell’ufficio, presso aziende, cantieri, esercizi commerciali, logistica e qualsiasi attività imprenditoriale «In questi casi – spiega DiMauro – i lavoratori sono costretti ad utilizzare il proprio mezzo, che l’amministrazione sembra dare per scontato. Consideriamo che – precisa – gli ispettori sono tenuti ad anticipare le spese vive, che vengono rimborsate solamente dopo mesi e decurtate negli importi senza possibilità di confronto e con rimborsi Km irrisori tali da non coprire le spese di benzina e usura del veicolo (non vengono applicate le tabelle ACI che imponiamo alle aziende di rispettare.  Infatti – chiosa – non vengono applicate le tabelle ACI che tutte le aziende sono tenute a rispettare. Occorre tener presente inoltre  – prosegue il referente Cisl – che senza questa disponibilità da parte degli ispettori, sarebbe assolutamente impossibile raggiungere moltissimi luoghi di lavoro della provincia, dalla Brianza al lodigiano, ed in orari disagiati (serali, notturni e/o festivi),
senza il riconoscimento di alcuna specifica indennità».

Sul versante economico, i lavoratori lamentano “gravi criticità” causate dal taglio dei fondi Fua, relativi al salario accessorio, per il 2016 ed il paventato rischio di dover restituire parte delle somme già liquidate nel 2015. «Inoltre – attesta Dimauro – poiché non è stato nominato il Presidente del collegio dei sindaci revisori dell’ispettorato nazionale del lavoro, non sarà erogato il fondo speciale relativo al 2017. In sostanza- prosegue- la competenza relativa alle retribuzioni degli ispettori del lavoro viene rimpallata tra ministero dell’economia, cui prima afferivamo, all’ispettorato che però al momento è una scatola vuota, senza poteri e senza risorse»

Il malcontento degli ispettorati territoriali è generale e  ha preso piede su scala nazionale. Lo scorso 26 ottobre, c’è stata una manifestazione a Roma, indetta dalle maggiori sigle sindacali, Cisl Fp,  Fp Cgil,  uilpa, conf. Confasal unsa, usb, fed. Intesa , flp. I lavoratori dell’ITL di Milano si sono riuniti in assemblea e sono in procinto di aderire allo stato di agitazione nazionale, mentre molti ispettori delle sedi di Varese, Bergamo, Salerno, Brindisi e Terni, hanno già annunciato di non essere più disposti ad utilizzare il mezzo proprio per i necessari spostamenti sui luoghi di lavoro, di chiedere l’anticipazione delle spese per l’utilizzo dei mezzi pubblici, di non effettuare lavoro straordinario e di non partecipare a campagne ispettive speciali.




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mercoledì 9 maggio 2018

I Precoci Scrivono a Salvini e Di Maio


Le ultimissime novità sulle pensioni, dopo le parole di Mattarella, giungono dai lavoratori precoci, che non hanno certo preso di buon grado il non accordo tra M5S e Lega. Così sui social è iniziata ad impazzare la paura di un eventuale Governo tecnico, non eletto dal popolo, che fa tornare alla mente la precedente Riforma delle pensioni Fornero. Un incubo, un eventuale riforma bis, da cui i lavoratori desiderano allontanarsi il più possibile. Ecco le sensazioni e le angosce sul web.

Riforma pensioni, paura di un Governo tecnico
Pino Andreoli, membro del gruppo ‘lavoratori precoci uniti  a tutela dei propri diritti’ , ha scritto poco dopo aver sentito parlare il Presidente della Repubblica: “Al solo sentire parlare di governo tecnico mi viene il terrore addosso. La mia data prevista per il pensionamento è la prima settimana di settembre. Ce la farò o sarò vittima come per la Fornero?”

I lavoratori, anche quelli prossimi alla pensione, sono terrorizzati dalla fase di stallo attuale e temono il peggio, l’incubo di un governo tecnico la fa da padrone e genera agitazione tra gli iscritti ai gruppi social. Vi è chi con maggiore serenità, seppur allibito dalla mancanza di responsabilità dimostrata dai partiti, cerca di tranquillizzare gli altri, come Giovanni Merli: “Ce la fai ce la fai, io vado il primo ottobre con 43 anni di lavoro, il DEF è stato presentato da Gentiloni a politiche invariate, a questo punto se ne parla in finanziaria 2018 per il 2019…però ho dei seri dubbi che si farà qualcosa per eliminare o quantomeno modificare la legge Fornero”. Poi vi è anche chi come Moreno Barbuti, veterano del gruppo e spesso in prima linea,  si rivolge direttamente a Salvini e Di Maio invitandoli ad un ripensamento responsabile per il bene del Paese, ecco la sua lunga missiva.

Pensioni 2018, il precoce Moreno scrive a Salvini e Di Maio
“Caro Matteo Salvini, caro Luigi Di Maio. Sono passate sei settimane dal voto del 4 marzo e noi cittadini che stiamo seguendo con trepidazione l’evolversi della politica, siamo in attesa di sapere chi guiderà il nostro Paese. Dopo più di due mesi purtroppo non vediamo alcun Governo profilarsi all’orizzonte. Ciò che notiamo è che si sta perdendo tempo in chiacchiere, in tentativi di affermare orgogliosamente la propria fazione politica più che cercando di trovare una soluzione reale che porti beneficio alla popolazione. Abbiamo bisogno di sicurezza, di vedere che le persone che abbiamo eletto prendano in mano ora la situazione e mantengano ciò
che ci hanno promesso in campagna elettorale”

Poi aggiunge, spiegando il suo pensiero, che è comune a migliaia di lavoratori: “ Altrimenti tutto diventa una farsa, una conferma del fatto che le promesse elettorali servono solo per prendere voti e per accaparrarsi un posto in parlamento, dimenticandosi totalmente delle esigenze principali della nazione. Sto parlando delle esigenze economiche e sociali, delle esigenze del welfare in particolare delle modifiche che tutti stiamo aspettando sulla riforma Fornero, della sanità, della scuola e di tante altre problematiche che incombono sull’Italia.”
Poi continua, lanciando loro un appello/ proposta a collaborare insieme.

Riforma pensioni 2018, Barbuti: coalizione di Governo anche solo provvisoria
Spiega Barbuti  il fulcro deve essere la volontà dei partiti di soddisfare quanto richiesto loro dagli elettori per il bene del Paese, lo scopo deve essere rispettare gli impegni presi in campagna elettorale e agire concretamente, insieme e responsabilmente per risolvere molti dei problemi irrisolti. Ecco le sue parole nell’invito ai due leader: “Se voleste, con più umiltà, avreste sicuramente la possibilità di formare una coalizione di Governo che almeno provvisoriamente possa insediarsi e risolvere le sopra citate problematiche. Con tutte queste necessità impellenti, che richiedono una soluzione a breve termine, vedere che i nostri politici si accapigliano e mettono al primo posto il loro orgoglio e la loro necessità di affermarsi , a noi cittadini dà un po’ fastidio. Stiamo perdendo totalmente la fiducia nella politica! Vi rendete conto di questo vero? A che serve andare a votare se poi delle nostre scelte ne fate carta straccia? Forza, trovate un accordo che possa consentire al nostro bellissimo Paese di uscire dal pantano in cui si trova!”


Poi conclude tirando in ballo lo spauracchio di un eventuale Governo tecnico: ” Il rischio è quello di trovarci con un Governo tecnico non eletto da nessuno, azzerando completamente la volontà degli elettori. Che senso avrebbe trovarci con un Governo non eletto dopo che noi abbiamo deciso di avere voi alla nostra guida? A questo dovete pensare, piuttosto bisogna fare un passo indietro umilmente, anche due se necessario, ma il bene del paese e il rispetto degli elettori e del progetto che hanno scelto dandovi il voto, va rispettato!! . Infine l’invito a Salvini e Di Maio  a ripensarci: “Domani speriamo di sentire che avete deciso di accordarvi per il bene comune.
Buon lavoro, credo ne abbiate davvero bisogno”.




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lunedì 7 maggio 2018

Assegno di disoccupazione, quando si perde



L'indennità mensile di disoccupazione ; la Naspi ,
 viene riconosciuta a tutti coloro che si trovano in uno stato di disoccupazione involontaria, ovvero a chi ha perso il lavoro a causa di un licenziamento o di un mancato rinnovo del contratto dopo la scadenza, ma anche
per chi ha presentato le dimissioni per giusta causa.

L'assegno di disoccupazione, quindi, è un aiuto importante per coloro che per un motivo o per un altro si trovano improvvisamente senza lavoro.

Tuttavia ci sono delle regole ben precise da rispettare per ricevere la Naspi. Ad esempio, il pagamento dell'assegno di disoccupazione viene sospeso quando il beneficiario firma un nuovo contratto a tempo determinato di durata non superiore a 6 mesi. In questo caso l’indennità viene sospesa d’ufficio, per poi riprendere una volta che il rapporto di lavoro volge al termine.

L’assegno viene sospeso anche per quei disoccupati che dopo un mese dall’inizio della nuova attività lavorativa a tempo determinato (non superiore a 6 mesi) non hanno ancora inviato all’INPS la comunicazione con la quale indicare il reddito annuo presunto.

Ci sono dei casi ben più gravi dove il diritto alla Naspi per il disoccupato decade completamente. Ciò può avvenire, ad esempio, per aver violato il patto di servizio personalizzato sottoscritto con il centro per l’impiego o anche per chi inizia una nuova attività lavorativa e non comunica all’INPS il reddito presunto che ne deriva.

Dovete sapere, infatti, che se il disoccupato trova un nuovo lavoro perde il diritto alla Naspi solamente se questo genera un guadagno superiore agli 8.000 euro l’anno. Se invece il reddito presunto è pari o inferiore ai suddetti 8.000 euro, l’assegno di disoccupazione è ridotto dell’80%, ma viene comunque corrisposto.


Il diritto all’assegno di disoccupazione viene perso anche da coloro che entro un mese dall’inizio di un’attività lavorativa autonoma non comunicano il reddito presunto, o da chi raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata.






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giovedì 3 maggio 2018

Concorso per mille posti all'Inps



Un concorso pubblico per quasi mille posti di lavoro all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. E' stato infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 aprile 2018 n° 34, il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, a 967 posti di consulente protezione sociale nei ruoli del personale dell’INPS, area C, posizione economica C1 (qui il testo completo del bando).


Per poter poter partecipare al concorso è necessaria, fra gli altri requisiti, una laurea magistrale o del 'vecchio ordinamento'. La domanda, debitamente compilata, deve essere presentata utilizzando il servizio online entro e non oltre le ore 16 del 28 maggio 2018.


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mercoledì 2 maggio 2018

Primo Maggio, a Taranto il Concertone fra musica e protesta


Primo Maggio, a Taranto il Concertone fra musica e protesta: 
"E' la città più vessata d'Italia"

Sul palco anche l'attore Michele Riondino, direttore artistico con Roy Paci e Antonio Diodato, che ha ricordato come il tema di quest'anno sia 'Riprogrammiamo il futuro'



TARANTO - Migliaia di persone hanno raggiunto il parco archeologico delle Mura Greche a Taranto per il Concertone del Primo Maggio, organizzato dal Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti e che torna dopo un anno di pausa per la quinta volta. La musica si alterna alle voci di protesta dei territori che subiscono gli effetti dell'inquinamento della grande industria o progetti altamente impattanti, ma si parla anche di alternativa economica, di sfruttamento sui luoghi di lavoro, di sicurezza, di immigrazione, di femminicidi.



A condurre l'evento sono Valentina Petrini, Valentina Correani, Andrea Rivera e Martina Dell'Ombra. Ai due ingressi del parco vengono consegnati  ticket numerati che servono come contapersone: per questioni di sicurezza la capienza massima dell'area recintata è di 50mila presenze. Sul palco anche l'attore Michele Riondino, direttore artistico con Roy Paci e Antonio Diodato, che ha ricordato come il tema di quest'anno sia 'Riprogrammiamo il futuro'. Fra gli artisti del Concertone ci sono Emma Marrone, Brunori Sas, Levante, Noemi, Vinicio Capossela, Mezzosangue, Irene Grandi, Ghemon, Teresa De Sio, Coma_Cose, Piotta, Luca De Gennaro, Modena City Ramblers, Lacuna Coil e Terraross.

In mattinata si era tenuto un dibattito sull'Ilva e l'accordo di programma per Taranto, elaborato da cittadini e associazioni, a cui ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano. Dall'iniziativa è emerso che in autunno sarà organizzato uno sciopero generale contro le ingiustizie, non soltanto ambientali, che avrà luogo a a Taranto perché "può essere considerata la città più vessata d'Italia".

'I figli dei Tamburi chiedono giustizia', era scritto sullo striscione srotolato sul palco dalle mamme del rione a ridosso dell'Ilva, riunite nel movimento Tamburi combattenti. Hanno testimoniato le preoccupazioni per la salute dei propri figli e in generale di tutti i tarantini a causa delle emissioni inquinanti del siderurgico, specie durante i 'wind days', i giorni di forte vento proveniente da nord-ovest che trascina sul quartiere le polveri minerali dell'Ilva e costringe gli abitanti ad adottare precauzioni particolari.


"Nonostante tutto - ha gridato sul palco Celeste Fortunato, portavoce del movimento Tamburi combattenti - noi oggi siamo qui. Noi non possiamo portare i nostri figli nei parchi a giocare perché i terreni sono contaminati, noi non possiamo stendere il bucato se prima non puliamo i balconi". E ancora: "Le nostre case facciamo fatica a tenerle pulite e sono state svendute e svalutate. D'estate, quando è indispensabile tenere le finestre aperte, i piedini dei nostri figli diventano neri. E d'inverno, quando le finestre sono chiuse, le polveri e i fumi s'insinuano ugualmente, ci bruciano gola e polmoni e abbiamo una costante paura di ammalarci".

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UNO MAGGIO LIBERO E PENSANTE

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Uno Maggio Libero e Pensante



La Sinistra non è morta.
 Da Taranto batte un colpo quella “che si rimbocca le maniche

“È la sinistra rappresentativa che è in crisi, non quella dei temi“. C’è un filo rosso che accomuna i movimenti, le associazioni, i comitati e gli attivisti in piazza a Taranto per il concertone del “Uno Maggio Libero e Pensante“.  La sinistra è morta, o batte un colpo tra movimenti e persone che lavorano nel nome della solidarietà e della giustizia sociale? “Quello che manca è la rappresentanza”, ragiona Massimo Ruggieri di Giustizia per Taranto, gruppo di cittadini attivi sul tema dei danni dell’inquinamento industriale. “Ed è la dimostrazione che dobbiamo riprendere in mano il nostro destino dal basso“. Insomma, si fa politica in assenza di politica, raccontano a Taranto. Una politica di sinistra.



Al sud come al nord. “Siamo costretti ad agire come cittadini, perché la politica è lontana e resta a guardare dai palazzi mentre la gente soffre”, dice Raffaella Giubellini, che viene da Brescia ed è una delle ‘Mamme di Castenedolo‘, meglio note come le “mamme volanti“. “Ci chiamano così perché per denunciare le ferite del nostro territorio – 13 milioni di rifiuti in 5 km quadrati e a 500 metri da centri abitati e da una scuola – abbiamo preso un aereo ultraleggero e abbiamo sorvolato la zona per mapparla. Sono di sinistra ma mi sento tradita dalla sinistra: non ha fatto altro che strizzare l’occhiolino alle politiche di destra”.

A Taranto, in piazza e sul palco, batte un colpo la sinistra “che si rimbocca le maniche”. Segnalando la morte di un’altra sinistra, quella dei partiti che avrebbero dovuto rappresentarla. “Dobbiamo ridefinire le politiche mettendo al centro l’essere umano”, sostiene l’assessora alla cultura di Casale Monferrato, Daria Carmi. All’evento del Primo maggio porta il racconto della lotta per abbattere quella che è stata la più grande fabbrica di manufatti d’amianto d’Europa. “La nostra esperienza racconta di un cambio possibile dei paradigmi politici. Per tornare a rappresentare i cittadini. Tutti”.

E se gli interventi in scaletta sembrano una vera e propria mappa della sinistra possibile, c’è anche chi rilancia. “Questa piazza può essere un punto di ripartenza per una sinistra che non sia più quella lontana dai diritti e dalle persone”, dice Gennaro Giudetti. Ha 27 anni e a novembre scorso, volontario dell’ong Sea-Watch, ha lanciato un appello al ministro Marco Minniti dopo aver recuperato con le proprie mani decine di persone e un bambino senza vita in un naufragio nel mar Mediterraneo. “La sinistra è morta se vuole fare la morta”, dice il cantante dei Modena City Ramblers, Davide Morandi. “Ma c’è ancora. Deve tornare a parlare con la gente, che ha ancora bisogno di certi valori e ideali”.


“I movimenti hanno sempre continuato a rivendicare i loro temi, senza trovare rappresentanti”, dice ancora Ruggieri. Ma come ripartire? Come ricostruire? “È un cammino lungo. Parte dalla consapevolezza di quello che ci circonda e del futuro che vuoi per te e i tuoi figli”, prova a rispondere un’altra mamma Rosa Cerotti del gruppo di Castenedolo. “Ne usciremo quando le nuove generazioni prenderanno coscienza di tutto questo”, dice la cantante tarantina Mama Marjas. “Ma ci sveglieremo quando accadrà qualcosa di brutto”, aggiunge. Meno pessimista il suo collega Brunori Sas, sul palco nel corso della serata. “Serve capacità di comprensione e di interlocuzione, senza aver paura di essere velleitari o radical chic se usiamo il linguaggio dell’approfondimenti, della cultura, purché lo si faccia per arrivare a tutti”




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martedì 1 maggio 2018

L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro



Lavoro: Torniamo alla Costituzione!

“L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro“   Si tratta del primo comma dell’articolo 1 della Costituzione Repubblicana.  Ahimè, sono tanti coloro che sembrano essere nati per storpiarla: Renzi è solo l’ultimo in ordine di tempo, ma nel 2007 c’era chi  voleva cambiare l’intero Articolo 1 cosi: “La Repubblica democratica italiana è uno Stato di diritto fondato sulla libertà e sul rispetto della persona”   Sappiamo quale serrata discussione avvenne in Assemblea Costituente su questo tema.   Si trattava di definire, in un comma solo, tutto il progetto della Costituzione, dichiarandone gli aspetti rivoluzionari.   Le forze politiche si affrontavano in Assemblea esattamente come gli Oceani negli stretti, ma personaggi come Togliatti La Pira, Moro, Fanfani, Basso (solo per citare  quelli che immediatamente mi vengono alla mente) ,  seppero dare nuova vita  a quel pezzo di carta che sarebbe diventata la Costituzione.  A settanta anni dalla entrata in vigore della nostra Costituzione, ancora più forte è l’invito ad attuare il Disegno che Padri e Madri Costituenti hanno prodotto per noi che siamo le generazioni di confine, quelle che hanno avuto testimonianza diretta dei loro interventi, della loro vita, del loro pensiero.  Ogni anno, quando sento arrivare il Primo Maggio, penso a quanta strada ancora deve essere fatta perché quel primo Comma diventi realtà.  


“Non di solo pane vive l’uomo.”   Certo, ma di qualcosa l’uomo deve pur campare. 
E, con lui, anche coloro che formano il suo nucleo familiare.  Si chiamano  “mezzi di sostentamento”, “necessario per vivere”, etc...   La nostra Costituzione ha nel suo Articolo 1 un principio rivoluzionario.  I principi del 1789, declinati di norma come pertinenti alla sola democrazia formale e disposti al massimo ad ammettere interventi caritatevoli  di soccorso pubblico ai bisognosi, vengono interpretati invece nella direzione della costruzione di una società di cittadini uguali nelle opportunità sociali di godere dei diritti di libertà. In questo l’Articolo  1 si salda perfettamente con l’Articolo 3 . 
 Il “lavoro nobilita l’uomo”.   Importantissima fu la fase della discussione in cui si arrivò a quel “fondata sul lavoro”  partendo dai “lavoratori”.   L’impegno di ciascuno quindi, per costruire un pezzo di quella democrazia e di quella  libertà pagate a così caro prezzo.   Impegno di tutti, quindi e che, si badi bene, non intende aprire alcun varco al riapparire di classi, di disuguaglianze, di parti uguali tra disuguali.   
A che punto siamo  ?  La parola “Lavoro” è tra quelle più presenti in Costituzione.  E’ evidente quindi l’imperativo morale categorico che Padri e Madri Costituenti hanno assegnato alle future legislature della neonata “Italia Repubblica Democratica fondata sul Lavoro”.  Tutto scritto nero su bianco ed in un italiano perfetto e semplice. Basta leggere gli Articoli 2, 3 e 53 per i Diritti ed i Doveri di natura sociale, politica ed economica  e poi il TITOLO III della Costituzione, specialmente gli articoli 41, 42, 43,  44, 45, 46, 47.  Si tratta di un progetto che, spiegato ai ragazzi sin dalle scuole dell’obbligo, avrebbe generato una classe dirigente sana e, ovviamente. avrebbe sviluppato le capacità del Legislatore nel mettere a punto i provvedimenti per attuare la Costituzione.  
La storia ci insegna che....  Renzi ed i suoi accoliti  rappresentano solo gli epigoni di una classe politica che ha osteggiato il disegno costituzionale ed in particolare  quello che l’Articolo 3 pone come “compito” della Repubblica.  Per capire bene il fenomeno, quindi, è importante “riavvolgere il nastro” e cominciare da molti anni fa. Portare l’ Italia in questo stato è stato frutto di tante cose, ma NON DEL CASO !.  
Arrivare ad attaccare frontalmente i diritti fondamentali come il LAVORO (per non parlare degli altri come la SALUTE, la SCUOLA, la GIUSTIZIA. l’AMBIENTE,  la FAMIGLIA) è stato possibile solo facendo passare tanta acqua sotto i ponti della democrazia,
 cercando di minarne le basi.

E’ importante, in questo Primo Maggio, riscoprire la propria dignità di persona, che proprio attraverso il lavoro viene esaltata, nel segno della Costituzione Repubblicana. 


Buona Festa del Lavoro . 
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