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lunedì 14 maggio 2018

Infortuni sul Lavoro in aumento


Morti sul lavoro in aumento,
in 10 anni in Italia 13 mila vittime
Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna dall’inizio del 2018 sul lavoro sono già morte 29 persone in 16 giorni: quasi due al giorno. Secondo l’Inail i morti sul lavoro sono cresciuti dell’1,8% nei primi 11 mesi del 2017

Se potessero parlare — i 13 mila morti sul lavoro censiti negli ultimi 10 anni dall’Osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro di Bologna — racconterebbero storie che assieme al dolore provocano una rabbia sorda e impotente: troppo simili l’una all’altra, queste tragedie mostrano che sul lavoro si muore sempre allo stesso modo. Disgrazie prevedibili. Sulla carta facili da evitare.

Caduta dall’alto senza il caschetto protettivo, soprattutto in edilizia. Schiacciati da mezzi pesanti in agricoltura. E poi ci sono i casi dell’industria, come quelli degli operai morti ieri a Milano. L’Osservatorio indipendente sul lavoro ha iniziato la sua attività il primo gennaio 2008 su iniziativa di un operaio in pensione, Carlo Soricelli, che ha voluto così onorare la memoria dei sette lavoratori morti alla Thyssenkrupp di Torino. L’Osservatorio conta sia i morti nei luoghi di lavoro sia quelli che hanno perso la vita sulle strade, mentre raggiungevano fabbriche e uffici. Il 2017, secondo questa triste contabilità, si sarebbe chiuso con 632 decessi nei luoghi di lavoro (641 nel 2016), 1.350 se si considerano anche quelli nel tragitto tra casa e lavoro (oltre 1.400 nel 2016). A ieri, le tragedie del 2018 avrebbero già toccato quota 29.

Poi ci sono i dati ufficiali, quelli dell’Inail.Le denunce di infortuni mortali presentate all’Istituto nei primi 11 mesi del 2017 sono state 952, con un incremento di 17 casi rispetto ai 935 dell’analogo periodo del 2016 (+1,8%) e una diminuzione di 128 casi rispetto ai 1.080 decessi denunciati tra gennaio e novembre del 2015 (meno 11,9%). Certo, nel valutare l’aumento di morti e incidenti bisogna tenere conto anche che nell’ultimo anno è cresciuto il numero degli occupati. «Non può esistere progresso economico senza difendere il valore del lavoro — contesta Franco Martini della segreteria nazionale Cgil —. La maggioranza degli infortuni è causata dal mancato rispetto delle norme sulla sicurezza. Risultato della continua rincorsa da parte delle imprese al risparmio e all’abbattimento dei costi».

Tornando ai dati sugli infortuni, tra gennaio e novembre 2017 le denunce complessive (quindi non solo quelle mortali) pervenute all’Inail sono state 589.495. L’aumento di 1.900 casi rispetto allo stesso periodo del 2016 (più 0,3%) è dovuto per la quasi totalità agli infortuni avvenuti nel tragitto casa-lavoro e viceversa. Gli aumenti più sensibili, sempre in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (più 2.340 denunce) ed in Emilia Romagna (più 1.696), mentre le riduzioni maggiori sono da attribuire alla Sicilia (meno 1.171) e Puglia (meno 933).

Come dire: per i territori poter vantare pochi infortuni sul lavoro è una buona notizia con un retrogusto amaro. Perché avere pochi incidenti purtroppo non è sintomo di maggiore sicurezza e più attenzione nel rispetto delle regole. Ma soltanto di meno lavoro.

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