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Renault condannata per un suicidio sul luogo di lavoro
Il tribunale degli affari di sicurezza sociale di Nanterre ha condannato Renault per “colpa inescusabile”. La casa automobilistica è stata considerata responsabile del suicidio di Antonio B., un ingegnere informatico di 39 anni, che il 20 ottobre del 2006 si era ucciso gettandosi dalla finestra del suo luogo di lavoro, il Technocentre di Guyancourt, nelle Yvelines (non lontano da Parigi). In questo centro di ricerca ci sono stati altri suicidi. Antonio B. era oppresso da richieste esagerate di produttività e non ha sopportato l’annuncio del suo trasferimento d’ufficio in Romania.
“Hanno reso giustizia a mio marito – ha dichiarato la moglie dopo la sentenza – è stato riconosciuto cosa ha subito, sopportato da Renault. Spero che questa sentenza sia un segnale forte per tutte le imprese”. La moglie ha denunciato le imprese che “sacrificano tutto sull’altare della redditività” . Ha affermato che , con questo giudizio, “i lavoratori salariati sanno che la giustizia è dalla loro parte”. L’avvocata della famiglia di Antonio B. ha commentato: “spero che si accetti finalmente di rimettere l’uomo al centro di tutte le decisioni”. Secondo l’avvocata, la sentenza dice che “bisogna cessare di invocare la vulnerabilità della gente per spiegare il loro gesto” fatale. ”Non vengo al lavoro per apprendere che ci sono stati dei drammi, per vedere della gente suicidarsi - ha commentato il sindacalista Alain Gueguen di Sud, che lavora al Technocentre – per una volta abbiamo vinto su qualcosa di molto simbolico”.
Alla Renault, prima di France Telecom, aveva avuto luogo una serie di suicidi. In causa erano anche qui i metodi di management: pressioni per aumentare la produttività, tempi strettissimi per completare i lavori, messa in concorrenza dei lavoratori. Antonio B., ha raccontato la moglie, negli ultimi tempi si portava il lavoro a casa, perché le ore passate al Technocentre non bastavano più. Era criticato dai suoi superiori se non portava a termine un carico di lavoro sempre crescente. Carlos Ghosn, il pdg di Renault, aveva dovuto ammettere che qualcosa non stava funzionando nel management. Degli aiuti psicologici erano stati proposti ai dipendenti. Adesso, l’avvocata della Renault, afferma che la società “ha preso atto della decisione” giudiziaria. “Esamineremo la motivazione e ci decideremo sull’eventualità di fare appello”. Renault ha un mese di tempo per fare appello della sentenza, che l’ha condannata ad aumentare la rendita che deve versare alla famiglia di Antonio B. e a pagare un euro simbolico di indennizzo.
di Anna Maria
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