L’ULTIMA SIGARETTA - A LECCE CHIUDE LA MANIFATTURA TABACCHI:
500 famiglie del Salento sul lastrico - strano Perché il fumo rende e rende tantissimo. Nel 2009 139 milioni di utili su 618 milioni di fatturato. Una redditività da record: 22 euro di profitti ogni 100 di ricavi - Uscito di scena Baldassarre, inciampato in un paio di inchieste giudiziarie tra cui quella per aggiotaggio sulla privatizzazione Alitalia, il board dell’azienda inglese può contare su Aurelio Regina, il rampantissimo presidente degli Industriali romani....
Vittorio Malagutti per "Il Fatto Quotidiano"
Quello di un progetto di riconversione industriale che la stessa Bat si è impegnata a sostenere. Solo parole. Promesse. Ma intanto "Lecce chiude", confermano i portavoce della società inglese, un colosso attivo in tutto il mondo con ricavi globali per oltre 16 miliardi di euro. I giochi sono fatti. La sentenza scritta. L'impianto si ferma forse già entro fine anno.
Certo fa impressione confrontare queste dichiarazioni con i dati di bilancio della Bat Italia. Perché il fumo rende e rende tantissimo. Nel 2009 la filiale nostrana della British American Tobacco ha realizzato la bellezza di 139 milioni di utili su 618 milioni di fatturato. Una redditività da record: 22 euro di profitti ogni 100 di ricavi. Sono i risultati migliori da molti anni a questa parte. Risultati che hanno garantito 120 milioni di dividendi alla casa madre di Londra.
Fino a marzo tra gli amministratori si dava da fare anche l'ex presidente della Corte costituzionale,il berlusconiano Antonio Baldasarre, di recente inciampato in un paio di inchieste giudiziarie tra cui quella per aggiotaggio sulla privatizzazione Alitalia. Uscito di scena Baldassarre, il board dell'azienda inglese può comunque contare sulla collaborazione di Pierluigi Celli, l'ex direttore generale della Rai ora a capo dell'università confindustriale Luiss, e di Aurelio Regina, il rampantissimo presidente degli Industriali romani.
QUESTIONE DI PREZZO (POLITICO) - Nomi noti, personaggi influenti e soprattutto trasversali, ben piazzati a destra come nel centrosinistra. Gente così non serve soltanto a dare lustro al consiglio. Il fatto è che il business del tabacco non ha esattamente un'immagine smagliante, bersagliato com'è dalle campagne salutiste dei governi. Senza contare che il prezzo delle sigarette, per il 75 per cento assorbito dalle tasse, viene regolato dallo Stato. Ecco perché un aiutino a Roma fa sempre comodo.
E allora per continuare a guadagnare, anzi, per guadagnare di più, bisogna tagliare, ripensare la logistica, gestire il business di ogni Paese in un'ottica sempre più globale. Risultato: Lecce non serve più. In futuro nel nostro Paese verranno vendute soltanto sigarette prodotte altrove, di preferenza nell'Europa orientale. E così l'ultima fabbrica italiana della Bat, quella da cui escono i pacchetti con il marchio Ms, si avvia alla rottamazione. Strano. Perché solo l'anno scorso il gruppo britannico ha investito oltre 10 milioni di euro per rinnovare i macchinari dello stabilimento salentino.
Per gli inglesi ne valeva la pena. L'acquisizione serviva a spiazzare storici concorrenti della Philip Morris, saldamente insediati nella Penisola grazie a un contratto di produzione con l'Eti. Ebbene, una volta messe le mani sugli ex monopoli italiani, il gruppo britannico non ha fatto altro che vendere, tagliare, chiudere. Il sigaro toscano è andato alla famiglia bolognese Maccaferri, in cordata con Luca di Montezemolo e Aurelio Regina, lo stesso che siede nel consiglio della Bat italiana.
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