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Mediaset, scioperi e presìdi Oggi si replica
di Laura Matteucci
Da un lato la protesta che coinvolge tutti i lavoratori, dall’altro le contromosse dell’azienda nel tentativo di tamponare le falle: va in onda oggi il secondo giorno del primo sciopero del gruppo Mediaset contro l’ipotesi di esternalizzazione di alcuni reparti, che i sindacati leggono come la prima tappa di un processo di ristrutturazione molto più ampio. I presidi di ieri, sia davanti agli studi di Roma sia di Cologno Monzese, si ripeteranno anche oggi (verrà coinvolto anche il personale amministrativo, ieri assente), così come l’astensione dal lavoro dei dipendenti, che ha già procurato non pochi guai alle tv del Cavaliere.
La trasmissione della domenica condotta da Barbara D’Urso, di solito in diretta, è andata in onda registrata, per Controcampo è stata organizzata una «trasferta» dagli studi milanesi a Torino, con un’unità organizzata per l’occasione, sul digitale terrestre si è registrato qualche problema di audio. Nel palinsesto Mediaset di oggi la protesta sarà anche più visibile: Rita Dalla Chiesa, che conduce Forum, solidarizza con i lavoratori e manderà in onda una puntata di repertorio, la puntata quotidiana di Striscia sarà semplificata, senza sigla nè balletti, e anche per la serata del Grande fratello si prevedono disguidi e riduzioni di servizi. Nota stonata, una lunga intervista rilasciata al Tg5 da Renata Polverini, candidata alla Regione Lazio e dirigente sindacale (dell’Ugl). «Fa davvero specie sia andata in onda - dice Vincenzo Vita, senatore Pd - È una vertenza delicata che merita il massimo sostegno da parte di chi ha a cuore la tutela dei diritti in un gruppo dove non è stato fin qui così ovvio scioperare. Forse distratta, certo la Polverini poteva evitare una simile gaffe».
L’azienda, nel frattempo, dopo settimane di silenzio ha battuto un colpo, diffuso una nota per «rassicurare i dipendenti», e soprattutto ha convocato i sindacati giovedì prossimo per discutere la vertenza (ma non ha lasciato entrare negli studi i dipendenti, che volevano verificare le eventuali sostituzioni).
Il tempo stringe. Dal primo febbraio, infatti, secondo i piani della proprietà, verrà avviata la cessione a Pragma Service delle attività di sartoria, trucco e acconciatura, 56 addetti di cui 26 a Cologno, 4 a Milano Due e 26 a Roma. Da qui la protesta, indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che coinvolge l’intero gruppo. Al Tg5 è stato letto un comunicato di solidarietà da parte del Comitato di redazione, che condivide «il timore dei colleghi di Videotime-Mediaset che il progetto di cessione sia l’inizio di un processo di affidamento di lavoro in appalto, che potrebbe coinvolgere altri settori, sedi o attività del gruppo».
«Lo sciopero sta registrando importanti adesioni: non era scontato e questo è un primo grande successo», dice Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil. Che accusa l’azienda di «usare anche mezzi dubbi sul piano della legittimità, tali da rendere possibile il ricorso per attività antisindacale: collaboratori occasionali mobilitati, dirigenti e quadri comandati a mansioni diverse, per raffigurare una normalità che non c’è nè nei tg, dove ci sono stati diversi interventi telefonici e non da video, nè nel format pomeridiano, pre registrato». «Quello che chiediamo all’azienda è di fermare la cessione, che rischia di essere dannosa sul piano della qualità ed ininfluente sul piano dei costi».
Il punto, ovviamente, è quello di bilancio. A dispetto delle proclamazioni di ottimismo di Berlusconi e dell’ostinata negazione della crisi più seria dal dopoguerra, anche le tv del premier accusano il colpo, e segnalano un calo della redditività (rimasta comunque intorno al 15%). Da qui, la mossa più facile: tagliare sui costi del personale «cedendolo» ad un’altra società. I classici due piccioni: si riducono i costi e non si può parlare di licenziamenti veri e propri.
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