Terrore turco.
Erdogan lancia l’attacco, bombe e cannonate sulle città curde
Ieri appena i soldati statunitensi hanno evacuato le due postazioni frontaliere di Ras al Ayn e Tal Abyad, la Turchia ha dato inizio alla “Operazione fonte di pace" – così l’ha chiamata il Erdogan - contro il popolo curdo nel Rojava.
È partito l’attacco militare di Erdogan ai curdi della Siria. Raid aerei e tiri di artiglieria sulle città di frontiera. Le prime vittime sono civili. Dopo la ritirata di Trump.
"Oggi la Turchia non attacca da sola al confine con il Rojava, ma con i jihadisti, con questi miliziani. Chiediamo come mai un Paese Nato possa attaccare con i jihadisti la coalizione che ha combattuto l'Isis. La Turchia può fare facilmente un genocidio, uccide tutti, bombarda tutti. Lanciamo un appello alla comunità internazionale per fermare gli attacchi e creare una zona cuscinetto in Siria". Lo ha dichiarato Dalbr Jomma Issa, una comandante delle milizie curde YPJ, in conferenza stampa alla Camera. "Purtroppo ieri sono avvenuti questi attacchi, e abbiamo le foto. La Turchia dice che attaccano zone militari, ma qui ci sono foto che mostrano che a loro non importa di civili e militari, uccidono tutti", ha dichiarato, mostrando alcune immagini stampate su un foglio. A margine, la comandante ha riferito che le forze curde hanno avuto notizie questa mattina di "un villaggio bombardato dai turchi e tantissime famiglie sono state uccise".
La comandante ha poi aggiunto: "L'idea di un intervento Onu può sicuramente aiutare. Da sempre abbiamo detto che vogliamo i caschi blu. Se le Nazioni unite riuscissero a mandare una forza tra noi e la Turchia e tra noi e il regime. Due possibilità possono fermare la guerra: o l'Onu realizza una ‘no fly zone' cuscinetto o può portare le forze delle Nazioni Unite. Ci sono tantissime dichiarazioni di diversi Paesi, alcuni hanno preso posizioni positive ma questo non basta a fermare la Turchia, chiediamo ai Paesi di prendere una nuova posizione per fermare la Turchia,
non solo per condannare", ha affermato.
Dalbr Jomma Issa ha concluso: "Se qualcuno attacca il nostro Paese dobbiamo difenderci, siamo pronti, le nostre forze sono al confine combattendo, non lasceremo mai che le forze della Turchia superino i confini, ma la Turchia non ha iniziato operazioni a terra. Noi come forza democratica in Siria prima di tutto crediamo nella forza del nostro popolo per liberare quelle zone, ma abbiamo la speranza che la comunità internazionale fermi gli attacchi in Turchia con gli aerei. Il nostro problema è questo, non abbiamo modo di difenderci dagli attacchi aerei", ha spiegato. "L'America ha tante basi militari in Siria, soprattutto sul confine con la Turchia, e queste basi sono ancora lì ma sul confine gli Usa si sono ritirati", ha riferito la comandante. "Noi abbiamo un esercito enorme e tantissime armi, ma sempre sulla terra. Se l'America dovesse fornirci armi antiaeree significherebbe che gli Usa vogliono fermare la guerra, e crediamo che l'America non voglia farlo".
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