C'è una petizione per chiedere al ministro di respingere la riforma Moratti della sanità
L'iniziativa di "coordinamento lombardo per il diritto alla salute, campagna Dico 32"
Una petizione popolare per dire no alla riforma della sanità firmata dall'assessore al welfare, Letizia Moratti. A lanciare la raccolta firme - che in due giorni ha raccolto 7mila adesioni - è stato "coordinamento lombardo per il diritto alla salute - campagna Dico 32", a cui aderiscono 57 associazioni e organizzazioni lombarde, che hanno organizzato numerose manifestazioni nei mesi scorsi e nel corso del dibattito in consiglio regionale.
“Il riscontro immediato che abbiamo avuto con la nostra petizione ci conferma nella fondatezza delle nostre richieste e delle nostre preoccupazioni sul futuro della sanità lombarda e sul diritto alla salute dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli e svantaggiate: chiediamo che il ministro Speranza restituisca al mittente la legge regionale sulla cosiddetta riforma sanitaria Moratti Fontana, in quanto in contrasto con le richieste dello stesso ministro fatte tramite Agenas", hanno dichiarato Marco Caldiroli e Angelo Barbato a nome del coordinamento.
“La sanità lombarda - hanno sottolineato - necessita da anni di una revisione profonda, per le ragioni da tempo denunciate, e che la pandemia ha fatto esplodere, con gravi conseguenze che tutti stiamo pagando. È arrivato il momento: se non ora, quando? Chiediamo che il ministero e il governo ascoltino le richieste delle associazioni e dei cittadini e intervengano per bloccare la legge e per disporne una revisione sostanziale: occorre ribaltare il modello proposto, che penalizza gravemente le fasce più deboli della popolazione i redditi più bassi”.
FIRMA QUI
Le proposte del coordinamento sono state inviate: "Un forte governo pubblico della sanità con una chiara programmazione, la medicina territoriale organizzata in bacini d’utenza limitati per rispondere in modo mirato ai problemi di salute dando priorità alla prevenzione della malattia e garantendo la partecipazione della cittadinanza, le case e gli ospedali di comunità devono essere esclusivamente pubblici e finalizzati a risultati reali di salute e non su utili economici, le liste d’attesa devono essere trasparenti e il loro contenimento un obiettivo primario anche attraverso l’assunzione straordinaria di personale presso le strutture pubbliche, la libera professione all’interno delle strutture pubbliche va eliminata; le Rsa devono essere parte integrante del servizio sanitario nazionale",
hanno ricostruito dal gruppo in una nota.
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