Nel paese dei vabbuò, la sicurezza sul lavoro è un di più. E' pericoloso sostare vicino a un camion durante le operazioni di carico e scarico? E vabbuò, non siamo mica in Svizzera. Tanto poi in oltre tre anni non si arriva neppure all'udienza preliminare. Gli attrezzi, durante le attività in elevazione, devono essere assicurati alla cintola? Ci deve essere una rete protettiva? E vabbuò, tanto sotto non ci sta mica il capo-cantiere.
E il tesoretto da 15 miliardi dell'INAIL, l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro? Che senso ha accumulare ricchezza sulle assicurazioni che devono risarcire i lavoratori che si fanno male o le famiglie di chi ha perso la vita? Che senso ha negare un premio assicurativo, magari subordinarlo ad una esasperante trafila legale lunga anni cui la maggior parte delle vittime non è in grado di far fronte, centellinare risarcimenti da fame quando la baracca che vive e funziona grazie alle tasche dei lavoratori, ideata al solo scopo di proteggerli, è in attivo di oltre 2 miliardi l'anno? A cosa servono tutti quei soldi che non vengono resi ai legittimi proprietari? Se esiste un'eccedenza di tali dimensioni, allora il sistema dei premi va ricalibrato, alzando gli importi dei risarcimenti e allargando le maniche sui criteri di valutazione degli aventi diritto. 15 miliardi di avanzo, ammucchiati nelle casse dell'INAIL, vogliono soltanto dire che ci sono lavoratori che avrebbero avuto diritto ad avere soldi indietro, i loro soldi, e che non li hanno avuti. Esattamente come potrebbe succedere al figlio di Antonella Federzoni.
E per favore, smettetela di chiamarle morti bianche. Il colore giusto è il nero. Il nero della putrefazione e della marcescenza. Della morte, appunto...
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