LANDINI
GOVERNO A CASA
FIAT RISPETTI LAVORATORI
Il segretario regionale della Fiom-Cgil Maurizio Landini
PESCARA - Data la situazione attuale "l'assenza di un governo che affronti anche le questioni della politica industriale diventa un problema sempre più presente e credo sia necessario, per difendere l'occupazione e il lavoro, un cambiamento del quadro politico e che questo governo se ne vada".
Lo ha detto, nel corso di un dibattito a Pescara, il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, secondo cui "quello che sta succedendo in questi giorni dimostra che i livelli di corruzione di questo Paese sono peggio di quelli del '92-'93".
Per Landini, però, non va bene un "qualsiasi altro governo. Io chiedo che ci sia almeno una volta e che sia questa - ha sottolineato - in cui l'interesse di chi lavora è pari agli altri interessi. Bisogna cominciare ad affrontare i problemi. È inutile continuare a raccontarci che tutti dobbiamo pagare meno tasse, è una presa in giro se il 90 per cento delle entrate fiscali sono a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Sono necessarie delle azioni che vadano in un'altra direzione".
"È fondamentale la democrazia trasversale e su questo c'è una discussione aperta anche in Cgil - ha aggiunto il segretario -. La questione della democrazia e del diritto delle persone di poter votare e di poter partecipare sia quando sono cittadini, sia quando sono lavoratori, sia per quanto riguarda le scelte che vengono fatte dalle grandi multinazionali, sia per la partecipazione alla vita politica, oggi è il punto centrale".
Landini chiede interventi decisi. "Se non si dà una risposta a questo problema - spiega - non si regge una una situazione che rischia di esplodere per le contraddizioni che ci sono".
"Dato che gli avvocati della Fiat - polemizza ancora Landini - hanno dichiarato che una delle ragioni per cui il giudice doveva respingere la domanda è che non era la Fiom a dover fare la causa sull'articolo 2112 del codice civile, ma dovevano essere i lavoratori di Pomigliano, noi abbiamo già detto che se ci sono lavoratori che vogliono fare causa noi li sosteniamo".
CONTENTO PER CONDANNA FIAT
"Il sindacato - sottolinea il segretario generale Fiom - si è detto contento che la Fiat sia stata condannata per comportamento antisindacale e che ora vuole leggere quello che scriverà il giudice. Se uno esce dal tribunale dopo una condanna e annuncia che farà ricorso, vuol dire che non ha vinto. Stavolta sono stati più bravi di noi sulla comunicazione: è stata fatta un'operazione per cui hanno detto che quella sentenza avrebbe legittimato gli accordi fatti a Pomigliano. Questa è una sciocchezza, perché noi non abbiamo mai chiesto al giudice di dire se erano legittimi o no gli accordi di Pomigliano".
"Noi ci siamo limitati a dire che non siamo d'accordo - prosegue ancora - che non li firmiamo, anche perché contengono delle violazioni dei diritti indisponibili per lo statuto che hanno la Cgil e la Fiom. Abbiamo detto che secondo noi quell'accordo lì era stato fatto per tenere fuori la Fiom dalla fabbrica e per aggirare l'articolo 2112 del codice civile. Chiediamo che il giudice dica se c'è una violazione dell'articolo 2112, non se è valido l'accordo in generale".
INVESTIMENTI FIAT SOLO A POMIGLIANO, DA ALTRE PARTI NULLA
Anche la questione investimenti è all'ordine del giorno. "La Fiat ha parlato per mesi di 20 miliardi di investimenti: chi, nel nostro Paese - chiede Landini - sa dove li faranno, quando li faranno e se li faranno? Perché ad oggi hanno investito, come ci hanno detto, 350 milioni a Pomigliano, ma dalle altre parti non hanno fatto nulla. Anzi, aumentano la cassa integrazione e il numero di stabilimenti che vogliono chiudere".
"La Fiat - ribadisce - non contenta dell'esito della sentenza di sabato, ha annunciato anche il rischio di una sospensione degli investimenti. Se si traccia un bilancio dei due anni in cui dicono che faranno 20 miliardi di investimenti, le uniche certezze sono che, tra diretti e indotto, di sicuro taglieranno almeno quattromila posti di lavoro e che faranno la Panda a Pomigliano, anche se non so in che tempi e in quale modo".
"Quando la Fiat dice 'o fate quello che dico io o me ne vado', non sta facendo un ricatto solo ai lavoratori - afferma - sta facendo un ricatto al territorio, al Paese in cui si trova, alle università, sta facendo un ricatto a chi ha fatto e chi ha dato i soldi per farla essere quello che è. Oggi sono le grandi multinazionali a decidere cosa si produce e dove si produce".
Parlando di una "situazione generale difficile, in cui l'occupazione è a rischio", il segretario della Fiom ha detto che "in particolare, per quello che riguarda la vertenza Fiat, siamo di fronte alla totale assenza di un tavolo per poter discutere quelle che sono le scelte di politica industriale. "Se uno riflette sulla strategia del Gruppo Fiat, sembra quasi che stiano aspettando di avere il capro espiatorio giusto per dire 'è colpa di qualcuno e me ne vado'. Con la Fiom lo stanno facendo già da un po'".
Davanti ad una folta platea di cittadini e lavoratori, il segretario ha illustrato nel dettaglio gli otto punti che caratterizzano l'intesa ed ha sottolineato che ci sono diverse ragioni "per cui considero che ci siano dei limiti evidenti dentro quell'accordo".
FIAT RIAPRA TRATTATIVA VERA
"Sull'accordo intersindacale che è stato firmato, come Fiom abbiamo diverse perplessità - è il pensiero di Landini - in ogni caso nei prossimi giorni si svolgeranno le assemblee e il voto in tutti i luoghi di lavoro. Nel direttivo Cgil che ha votato l'accordo, hanno votato contro. Io mi auguro che la Fiat si renda conto della sentenza che c'è stata e, anziché ricorrere, la accetti e riapra una trattativa vera, che tenga conto di tutti i sindacati, ma soprattutto del consenso delle persone".
L'obiettivo che il Gruppo in questo anno e mezzo non è riuscito a realizzare, è proprio quello di "avere il consenso di tutti i suoi dipendenti, dato che senza il consenso le fabbriche non funzionano".
"Noi siamo più interessati di chiunque altro al fatto che le fabbriche rimangano in Italia - ha concluso Landini - non abbiamo mai detto che non siamo disponibili ad affrontare il problema di più turni, di una diversa organizzazione o di una maggiore competitività. Continuiamo a pensare - ha sottolineato il segretario - che ciò debba avvenire nel rispetto della legge e dei contratti che nel nostro Paese esistono e io mi auguro che ci sia una riflessione". "Se così non sarà, è chiaro che noi, nel fare il nostro lavoro, continueremo a difendere i diritti delle persone che rappresentiamo".
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