Firmato l'accordo della vergogna
La Fiom fuori dalle fabbriche
Siglato
l'accordo Fiat. Il sì di Fim, Uilm, Ugl, Fismic e Associazione Quadri a
un contratto che riguarda 86mila lavoratori e cambia in modo
pesantissimo tutte le regole, in chiave antisindacale, lasciando fuori
dalle fabbriche la Fiom. Per Marchionne "una svolta storica". Per la
Cgil, "si impone la modifica dello Statuto dei lavoratori"
C'era una volta il contratto nazionale di lavoro, una delle più importanti conquiste democratiche del nostro secondo dopoguerra. Da ieri non c'è più, grazie allo strappo di Sergio Marchionne e al cambiamento di natura della Cisl e della Uil che da sindacati generali hanno scelto di regredire alla funzione di sindacati aziendali corportativi. Fim e Uilm, infatti, insieme ad altri sindacatini padronali e di destra, hanno firmato l'estensione del cosiddetto “contratto Pomigliano” a tutti gli 86 mila dipendenti della Fiat. Senza alcuna delega da parte dei lavoratori ai quali sarà negato, oggi e per sempre secondo il diktat Fiat e grazie all'articolo 8 della manovra Berlusconi-Sacconi, di esprimersi con un voto su quel che è stato deciso sulla loro pelle.
C'erano una volta anche le Rsu, figlie più o
meno legittime degli antichi consigli di fabbrica, che comunque
rappresentavano le volontà e il voto dei lavoratori. I delegati eletti
democraticamente saranno ora sostituiti da ascari nominati dai sindacati
firmatari degli accordi. Non si potrà più conoscere il consenso delle
singole sigle perché i lavoratori sono stati retrocessi a pura mano
d'opera, privi di diritti e di rappresentanza.
In Fiat, come in tutte le aziende italiane,
c'era una volta la Fiom, 110 anni di vita, lotte, sconfitte e conquiste,
il sindacato dei metalmeccanici più rappresentativo quando le
rappresentanze venivano elette. Dal 1° gennaio del 2012 non ci sarà più
nelle fabbriche dell'eroe dei due monti sergio Marchionne. Perché no?
Perché la Fiom non ha accettato il diktat Fiat rifiutandosi di firmare
il contratto di Pomigliano.
C'era una volta il diritto di sciopero. E ad
ammalarsi, a contrattare organizzazione del lavoro e straordinari. La
firma di ieri ha cancellato in blocco questi diritti. Se vogliono
lavorare gli operai dovranno accettare queste regole. Neanche questo è
vero perché la Fiat sta andando a rotoli e viene chiuso uno stabilimento
dopo l'altro. L'unica cosa che si può dire è che, grazie alla
complicità dei sindacati di complemento, il padrone si è ripreso in mano
tutto il potere. E' la vendetta rispetto alle conquiste del '69 e degli
anni Settanta. Una vendetta preparata lungamente con la complicità dei
governi e della politica, quasi tutta la politica. La manovra di
Marchionne si affianca alla manovra di Monti e insieme rappresentano i
pilastri di una nuova era basata sulla dittatura della finanza e dei
padroni. Il terzo pilastro è l'insieme del sindacato confederale, con
l'eccezione della Cgil se finalmente sceglierà di schierarsi con la
“sua” Fiom senza se e senza ma. Il quarto pilastro è il Partito
democratico, frantumato al suo interno e incapace persino di comprendere
i passaggi epocali.
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Loris Campetti
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6057/
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