Non condivido il il giudizio positivo espresso dalla
segreteria della CGIL sul provvedimento del governo relativo all'art.
18.
Scollegare poi questo giudizio da una valutazione
d'insieme sul nuovo mercato del lavoro dove la precarietà, sotto tutte le forme,
è dichiarata strutturale al modello economico e sociale, è politicamente
irresponsabile.
Da oggi tutti saremo precari, perchè anche il contratto,
solo nominalmente, a tempo indeterminato, può essere interrotto in ogni momento,
come già accade per le aziende sotto i 15 dipendenti, rendendolo quindi sempre a
tempo determinato.
Giusto 10 anni dopo la grande manifestazione del 23 marzo
del 2002, padroni e governo si sono ripresi la rivincità ed hanno
raggiunto il loro obiettivo di svuotare l'art. 18 dello statuto dei lavoratori,
cancellando la norma che sino ad ora ha reso nulli i licenziamenti senza
giusta causa o giustificato motivo. I padroni che vorranno licenziarti
dovranno solo non essere così stupidi da scrivere nella motivazione che ti
cacciono perchè sei loro antisimpatico. Tutto il resto, compreso il sempre
verde "voglio guadagnare di più" dovrà solo essere accompagnato da un
indennizzo economico. ( Daltronde già oggi le lettere di licenziamento, chi le
ha ricevute lo sa, cominciano sempre con unipocrito " siamo spiacenti
di doverLe comunicare...). Quindi se uno si dichiara in premessa "spiacente"
avrà certamente un giustificato motivo!
-
La conoscenza anche tecnica dei provvedimenti è fondamentale per fare
controinformazione tra i lavoratori e le lavoratrici. Per questo nei prossimi
giorni dobbiamo continuare ed approfondire le analisi e socializzare le
conoscenze.
A tale proposito vi allego i testi estratti dal sito dell'INPS che
illustrano ciò che questo ente eroga attualmente come ammortizzatori sociali e
sostegno al reddito.
Comparando l'esistente con ciò che verrà approvato dal Parlamento si
può facilmente comprendere come se da un lato si tolgono i diritti ( art. 18 e
precarietà) dall'altro si va verso una contrazione anche del sostegno al
reddito, già molto misero e limitato nel tempo.
Non dobbiamo dare per persa la partita anche se ormai sono anni che
sul terreno del mercato del lavoro subiamo pesanti sconfitte senza che vi sia
una reale opposizione ne politica ne sociale.
Se il PD ha contribuito a scrivere i testi su art 18 e precarietà la
CGIL sta dimostrando la totale subalternità a questo partito e conseguentemente
alle scelte del Governo Monti. In meno di un anno abbiamo visto la CGIL firmare
l'accordo del 28 giugno, documenti con Confidustria che chiedevano la parità di
bilancio in Costituzione, accettare passivamente la riforma delle Pensioni
con un allungamento di 7 anni della vita lavorativa. Ed ora siamo all'ammaina
bandiera sulla difesa dell'art. 18.
E tutto ciò senza che su nulla vi sia stato uno straccio di
consultazione tra i lavoratori e le lavoratrici.
anche per questo vi propongo di sottoscrivere questo appello promosso
da delegati e delegate.
per aderire potete andare a:
Occorre ridare voce e protagonismo ai diretti interessati. Non c'è
altra strada per risalire la china.
Maurizio Scarpa
componente direttivo Filcams nazionale
vice presidente direttivo CGIL nazionale
NO ALL'IMBROGLIO SULL'ARTICOLO 18!
I
sottoscritti Rappresentanti Sindacali CGIL chiedono a Susanna Camusso e alla
Segreteria Nazionale CGIL di modificare il parere positivo espresso in merito al
DDL sul Mercato del Lavoro, relativamente alle modifiche apportate all’articolo
18.
Siamo davanti
ad una controriforma che, e sono parole del Presidente del Consiglio, rende la
reintegra nel posto di lavoro un caso estremo e raro, assai improbabile nella
sua applicazione concreta.
La segreteria
della Cgil quindi sbaglia profondamente e compromette una battaglia per il
lavoro che è tanto più necessario nel momento in cui la crisi si
aggrava.
La sostanza
del provvedimento è che l'articolo 18 viene scardinato, rendendo la reintegra
nel posto di lavoro l'ultima ed estrema soluzione in caso di licenziamento
ingiusto. La nuova legge renderà possibile licenziare senza la reintegra,
concedendo solo un piccolo indennizzo.
Siamo
convinti che la stragrande maggioranza degli iscritti della Cgil non siano
d’accordo con la loro segreteria, che accetta questa drastica riduzione della
tutela dei lavoratori.
Inoltre il
provvedimento non riduce la precarietà, non rende universali per tutte le forme
di lavoro e per tutte le imprese gli ammortizzatori sociali e il sostegno al
reddito.
Continuiamo a
riconoscerci nelle parole d’ordine che la CGIL ha riportato sui moduli per la
raccolta delle firme per difendere l’Articolo 18:
“Il lavoro non è una merce “
“Salviamo la dignità del lavoro e delle persone che
lavorano”
“Il lavoro non può essere usa e
getta”
La
mobilitazione va ripresa in ogni posto di lavoro, gli scioperi che vengono
mantenuti devono diventare scioperi contro la truffa sull’articolo 18 e la
controriforma sul lavoro, il Direttivo CGIL del 19 deve confermare lo Sciopero
Generale in difesa dell'Articolo 18.
RSU/RSA in difesa dello Statuto dei
lavoratori
Per adesioni:
vai a
oppure invia una email a
-
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