Il lavoro prima di tutto. Non ha avuto dubbi Susanna Camusso nell’aprire la Conferenza di programma della Cgil, appuntamento nel quale il sindacato, neanche a dirlo, ha presentato il nuovo piano per l’impiego. ”Parlare
del lavoro è parlare del pane, è l’unica vera condizione per creare
ricchezza nel nostro Paese e nel mondo, è la condizione per uscire dalla
crisi” ha detto il segretario, che non ha avuto parole dolci per l’operato del governo Monti. ”Le
scelte europee e la loro traduzione italiana hanno aggravato la crisi,
non hanno posto le premesse per uscirne” ha detto il leader sindacale.
Che poi ha dato la sua spiegazione alla presa di posizione. “E’ stata
sbagliata la premessa: quella del rigore e dell’ossessione del debito pubblico”
ha detto Susanna Camusso, secondo cui “dobbiamo essere netti: non si
esce dalla crisi italiana se non c’è un governo che sappia e voglia
scegliere, che sappia proporre una via di uscita dalla crisi”.
-
-
La strada, a sentire il segretario, è già tracciata.
”La prima grande necessità si chiama equità fiscale, una seria
progressività della tassazione e una tassa sulle grandi ricchezze, sui
patrimoni e sulle rendite finanziarie mobiliari e immobiliari” ha detto
la sindacalista, per cui un’altra delle “strade di finanziamento”
consiste nella lotta all’evasione fiscale: ”Dopo anni
di propaganda pro-evasione, il tema deve e può tornare sui giusti
binari”. Susanna Camusso, poi, ha affrontato il tema della campagna
elettorale, attaccandone i toni degli ultimi giorni: “Non è
riconoscimento e rispetto quel tramestio che caratterizza la campagna
elettorale in corso – ha detto – che non distingue i ruoli, che confonde
responsabilità, che cerca nemici per non provare a misurarsi sui
contenuti, che scarica responsabilità per non ammettere che ha trascurato il Paese”. Il piano del lavoro presentato dalla Cgil
”Creare
lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese”: è questo lo slogan con cui
la Cgil ha presentato un nuovo Piano del lavoro, a distanza di 64 anni
da quello firmato nel 1949 da Giuseppe Di Vittorio. Al centro ci sono i giovani. E, appunto, la creazione di posti di lavoro.
A questo obiettivo possono essere destinati 50-60 miliardi di euro nel
triennio. L’attivazione del Piano avrebbe un impatto, nel 2013-2015, di
un +2,9% sull’occupazione, +3,1% sul Pil e riporterebbe la
disoccupazione ai livelli pre-crisi. In particolare, secondo una
simulazione econometrica del Cer (Centro Europa
ricerche), la sua attuazione potrebbe generare per l’occupazione
(prevista a -0,4% quest’anno) una crescita dell’1,9% nel 2013, dello
0,6% nel 2014 e dello 0,4% nel 2015.
Il tasso di disoccupazione
(che oggi viaggia oltre l’11%) quindi potrebbe arrivare al 7% nel 2015
(9,6% nel 2013 e 8,5% nel 2014). Il Pil, sempre sulla base delle stesse
proiezioni, potrebbe segnare una crescita cumulata del 3,1% (2,2% nel
2013, 0,8% nel 2014, 0,1% nel 2015). Una forte spinta arriverebbe dagli
investimenti (+10,3% sempre nel triennio). Aumenterebbero anche il reddito disponibile
(+3,4%) e i consumi delle famiglie (+2,2%). Le risorse vanno destinate
principalmente al piano “straordinario” di creazione “diretta” di posti
di lavoro (15-20 miliardi), al sostegno all’occupazione e agli ammortizzatori sociali
(5-10 miliardi), ad un “nuovo” welfare (10-15 miliardi), ai progetti
operativi (4-10 miliardi) ma anche alla “restituzione fiscale” (15-20
miliardi).
Per recuperarle, si fa leva innanzitutto su una
“riforma organica” del sistema fiscale, con un “allargamento” delle basi
imponibili, una “maggiore progressività” delle imposte ed una
patrimoniale sulle grandi ricchezze, insieme ad un recupero
“strutturale” dell’evasione: da qui possono arrivare, come entrate,
almeno 40 miliardi annui. Altri 20 miliardi di risparmi strutturali
possono essere generati dalla riduzione dei costi della politica e
degli sprechi e dalla “redistribuzione” della spesa pubblica. Insieme ad
un utilizzo programmato dei Fondi strutturali europei.
Anche il riordino delle agevolazioni e dei trasferimenti alle imprese
può consentire il recupero di almeno 10 miliardi. Il piano punta anche
su un “ritrovato protagonismo dell’intervento pubblico” come “motore”
dell’economia. La Cassa depositi e prestiti può diventare “uno dei soggetti essenziali per l’innovazione e la riorganizzazione del sistema Paese”.
“Care amiche e amici della Cgil, vi scrivo per riassumere ciò che avrei
detto se fossi stato invitato ad intervenire alla vostra conferenza sul
programma, al pari degli altri candidati per la Presidenza del
Consiglio”. E’ quanto afferma, in una lettera aperta agli iscritti della
Cgil, il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia.
-
“Care amiche e amici della Cgil, vi scrivo per riassumere ciò che avrei
detto se fossi stato invitato ad intervenire alla vostra conferenza sul
programma, al pari degli altri candidati per la Presidenza del
Consiglio”. E’ quanto afferma, in una lettera aperta agli iscritti della
Cgil, il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia. “Rivoluzione
Civile – Lista Ingroia – aggiunge – ha ben chiaro chi sono gli avversari
da battere con il voto: Berlusconi, cioè la destra caciarona e
impresentabile, e Mario Monti, rappresentante numero uno di quei
professori in loden che hanno deciso la drammatica controriforma delle
pensioni. Quella ‘destra perbene’ ha colpito in maniera pesantissima
tutti i lavoratori e i pensionati, ma soprattutto le donne, ha creato la
tragedia sociale degli esodati, ha cancellato l'art.18 ha confermato e
aggravato tutte le forme di precariato. In compenso, non ha saputo
mettere in campo alcun intervento che incidesse sulle fasce
privilegiate, sulla Casta politica, sugli immensi sprechi ben
esemplificati dalle auto blu o dalla pletora di consigli
d'amministrazione clientelari. Soprattutto, non ha fatto nulla, zero
assoluto, quanto a politiche industriali di ampio respiro. Invece mai
come in questo momento, nel cuore della crisi, è urgente che ci sia un
governo capace di offrire al Paese un indirizzo lungimirante sui settori
strategici.
Sui capitoli da cui dipende la qualità della vita e
il futuro del Paese - sanità, scuola, università, ricerca – la
continuità tra i governi Berlusconi e Monti è totale. Continuano i tagli
lineari, le privatizzazioni striscianti, la totale precarietà. In
questa plumbea cornice si sono moltiplicati attacchi sempre più profondi
contro i diritti e le libertà dei lavoratori. Siamo di fronte a un
assedio che sta progressivamente riportando la condizione dei lavoratori
e lo stato delle relazioni industriali indietro di un secolo e oltre.
Il punto fondamentale, per me e per il mio programma politico, è invece –
continua Ingroia – la piena e totale applicazione della Costituzione
repubblicana nata dalla Resistenza, prima di tutto in materia di libertà
civili e sindacali. Ritengo fondamentale e imprescindibile la libertà
per i lavoratori di votare sempre gli accordi che li riguardano, di
votare sempre i propri rappresentanti e di potersi di iscrivere
liberamente al sindacato che vogliono. La storia della Cgil è stata
attraversata da discriminazioni e persecuzioni, ma alla fine ha saputo
sempre sconfiggerle. Ha combattuto il regime fascista, ha ricostruito
l’Italia con la spinta di Giuseppe Di Vittorio, ha emancipato la dignità
di chi lavora con Bruno Trentin, ha battuto Berlusconi quando Sergio
Cofferati vinse la battaglia per impedire la cancellazione dell’art. 18.
Quelli che allora erano in piazza con voi e con noi, hanno votato oggi,
senza batter ciglio, quell'eliminazione dell’art. 18 che non era
riuscita 10 anni fa.
È dunque per me un impegno di grande valore
democratico quello di assumere nel nostro programma l’approvazione di
una legge per la democrazia e la rappresentanza nei luoghi di lavoro e
la cancellazione delle leggi Fornero sui licenziamenti e sulle pensioni.
Ci impegniamo – prosegue la lettera – a combattere la precarietà
cancellando le oltre 40 forme di contratto precario per i giovani
considerando l’apprendistato come il vero contratto di inizio lavoro.
Riteniamo utile, in questa fase di transizione, garantire un reddito
minimo almeno per i periodi di vuoto retributivo e previdenziale. Oggi,
come anche i dati della Cgil dimostrano, è possibile una scelta
alternativa a quella di Berlusconi e Monti. Noi lavoriamo per questo:
per un governo di centrosinistra che rompa con le logiche monetariste
del fiscal compact, con quelle devastanti della guerra e degli
armamenti, con un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente e la
salute dei cittadini mentre ignora i diritti umani fondamentali. Tutto
questo, però, non può essere fatto a braccetto con chi quei modelli
sciagurati li ha teorizzati, perseguiti e praticati, come Berlusconi e
Monti.
Proprio perché noi siamo disponibili alla costruzione di
questa alternativa di governo, ma siamo altrettanto fermamente
indisponibili a ogni accordo con chi persegue politiche opposte alle
nostre, Rivoluzione Civile rappresenta oggi il vero voto utile per
impedire che si realizzi il progetto sciagurato, già annunciato e temo
per molti versi già deciso, di un governo Pd-Monti.
Non è
questione di pregiudiziali ideologiche ma di scelte pragmatiche e
concrete. Noi lavoriamo per l’unità del mondo del lavoro: la destra di
Berlusconi e Monti si è adoperata e promette di adoperarsi ancor più in
futuro per dividere e per isolare le forze sindacali che non accettano
le loro condizioni. La destra italiana ha usato la crisi per distruggere
il Contratto Nazionale, abolire l'art. 18, cancellare i diritti minimi
per i giovani, abbattere le libertà dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Noi vogliamo marciare in direzione opposta. E l’autonomia dei sindacati
dai partiti e dai governi è un valore da conquistare e da rispettare. Di
tutto questo – conclude Ingroia – mi sarebbe piaciuto discutere con
voi, ma sono sicuro che non mancheranno altre occasioni di incontro con i
pensionati e poi nelle scuole, negli ospedali, nelle fabbriche, dove
ogni giorno lavorate garantendo il funzionamento dell’Italia.
L'obiettivo comune è quello di restituire al lavoro tutto il valore,
tutta la dignità e tutta la libertà necessaria per portare il Paese
fuori dalle secche della recessione e della depressione”.
Il lavoro prima di tutto. Non ha avuto dubbi Susanna Camusso nell’aprire la Conferenza di programma della Cgil, appuntamento nel quale il sindacato, neanche a dirlo, ha presentato il nuovo piano per l’impiego. ”Parlare
del lavoro è parlare del pane,
-
La campagna pubblicitaria della catena di fast-food sugli investimenti in Italia scatena le ire della Cgil
"Noi nell'Italia ci crediamo, per questo diamo lavoro a oltre 16.000
persone e ne assumeremo oltre 3.000 nei prossimi tre anni". Il messaggio
pubblicitario inizia a circolare con insistenza. E' di McDonald's
e, di questi tempi, annuncia una grossa opportunità di occupazione. Ma
non è tutto oro, almeno a quanto dice la Cgil che sullo spot della
maga-catena di fast food ha aperto un vero e proprio caso.
"Gli investimenti, la prospettiva di nuove aperture, il numero di
dipendenti attualmente in forza, l'importante incidenza di rapporti di
lavoro a tempo indeterminato e le assunzioni previste rappresentano un
dato indiscutibilmente rilevante - dice la Filcams Cgil - ma parziale.
Il problema è come si lavora da McDonald's, e questo non è altrettanto
pubblicizzato". In sostanza - dice il sindacato - l'80% dei lavoratori,
non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore
settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario
notturno e domenicale/festivo. "La retorica, il sensazionalismo e le
strumentalizzazioni, quando si discute di diritti fondamentali e di
lavoro - conclude la Cgil - non solo sono fuori luogo ma non sono di
alcuna utilità".
Secca la risposta dell'azienda: "McDonald's sta
assumendo, non sta licenziando, quindi ci sorprende e ci dispiace la
posizione di Filcams Cgil: consideriamo fuori luogo queste critiche, che
arrivano proprio nel momento in cui annunciamo che assumeremo 3.000
persone nei prossimi 3 anni". Certo - aggiunge l'azienda - "da noi molti
contratti sono part-time, una modalità molto utilizzata nel settore
ristorazione, assolutamente a norma di legge, e che per alcuni può
essere un'opportunità, come ad esempio per gli studenti-lavoratori, che
rappresentano il 30% della nostra forza lavoro".
Il moderato qui sono io che chiedo l'applicazione della Costituzione
per far rispettare la rappresentanza democratica nei luoghi di lavoro.
Questa idea che Monti ascolta e decide da solo perché lui è l'unto dal
Signore, è l'idea più antidemocratica e autoritaria che c'è.
“I
diritti di chi lavora si garantiscono applicando la Costituzione con
una legge sulla rappresentanza che consenta a ciascuno di scegliersi la
propria organizzazione e non cancellando i sindacati Faccio notare
che questo sindacato si chiama Fiom-Cgil e, dopo la propria nascita 111
anni fa, ha ritenuto fosse utile dar vita insieme ad altri sindacati di
categoria alla confederazione che si chiama Cgil. E vorrei ricordare che
attraverso le loro organizzazioni i lavoratori sono stati un baluardo della democrazia in questo paese"
Landini contro tutti
-
-
Il segretario generale della Fiom non si ferma davanti a nessuno e
snocciola dati e salari da fame cui sono costretti i lavoratori.