Scendono in piazza gli operai dell’AvtoVaz
Gli impianti AvtoVaz di Togliattigrad
Per la prima volta, gli operai di AvtoVaz, la più grossa impresa automobilistica russa, sono scesi oggi in piazza a Togliattigrad per protestare contro i tagli alla produzione (e alle paghe dei dipendenti) annunciati dalla direzione aziendale, e per chiedere che lo stato intervenga nella vicenda nazionalizzando l’azienda. A manifestare per le vie della città (nella regione di Samara, Russia centrale) sono stati circa cinquemila operai, in presenza di un massiccio schieramento di polizia in assetto antisommossa – che però non è intervenuto e non ha impedito la manifestazione. La direzione di AvtoVaz (un acronimo dal nome russo che sta per “fabbrica di automobili del Volga”, il fiume su cui sorge Togliattigrad) ha deciso di chiudere gli impianti per tutto il mese di agosto, tagliando di un terzo le paghe dei dipendenti per il mese, e di farli funzionare solo due settimane al mese per il semestre successivo – sempre con relativa riduzione delle paghe. La paga media (intera) di un operaio della fabbrica, oggi, è di circa 500 euro al mese. La protesta operaia è diretta contro il management aziendale che – dicono i sindacalisti – avrebbe dovuto prevedere già da tempo la crisi di vendite che andava maturando, e prendere provvedimenti adeguati modificando la propria politica commerciale. Su un terreno simile sembra stia muovendosi il governo; un esponente politico di primo piano ha ieri suggerito alla direzione di AvtoVaz di tagliare drasticamente i prezzi di vendita, per smaltire almeno il tremendo stock di auto invendute che si stanno accumulando nei piazzali (circa 90mila vetture, a oggi). Il governo finora aveva sempre cercato di difendere le aziende automobilistiche nazionali attraverso il ricorso a dazi doganali sulle importazioni, ottenendo però soltanto il risultato di creare un forte scontento sociale nelle regioni dell’estremo oriente, dove da anni si è sviluppata una branca dell’economia basata proprio sull’import di auto, soprattutto usate, dal Giappone e dalla Corea. Quanto alle vendite di auto “nazionali”, avevano invece proseguito la loro discesa inarrestabile, dato che la crisi globale sta colpendo in primo luogo proprio le classi medio-basse, cioè il mercato di destinazione dei modelli economici e di bassa qualità (eredi della celebre Zhigulì) prodotti da AvtoVaz. Quanto ai destini di quest’ultima, appaiono oggi molto incerti: solo un anno fa era stato firmato un importante accordo con la Rénault, con cui l’azienda francese acquisiva circa un quarto di proprietà della casa di Togliattigrad, con il progetto di installare negli stabilimenti russi linee di montaggio di alcuni suoi modelli. Ma questo avveniva prima della crisi.
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