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sabato 27 novembre 2010
martedì 23 novembre 2010
CGIL: il 27 novembre un''imponente' manifestazione per il futuro, il lavoro e i giovani
CGIL: il 27 novembre un''imponente' manifestazione per il futuro, il lavoro e i giovani | ||
Camusso, necessario cambiamento delle politiche del paese, se non è possibile meglio andare al voto. 2100 pullman e 13 treni speciali arriveranno a Roma. A concludere la manifestazione la musica dei 'Modena City Ramblers', della 'Casa del Vento' e di Eugenio Bennato » VIDEO: Camusso, per costruire futuro del Paese, ripartire dal lavoro » Per ulteriori informazioni consulta la pagina speciale » Spot / Video su CGILtv » Diretta della manifestazione su CGILtv |
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E' giunta l'ora di cambiare l'agenda politica di questo paese, se non si è nelle condizioni di farlo meglio andare al voto. Ad affermarlo è il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, che, nel corso della conferenza stampa di presentazione della manifestazione nazionale del 27 novembre, ha voluto sottolineare, nello spiegare le ragioni di questa mobilitazione, come sia necessaria “un'agenda politica differente”, per il futuro del nostro paese. Un futuro che, ha proseguito la dirigente sindacale, “oggi non vediamo nelle scelte politiche del Governo”.
Secondo quanto affermato dal Segretario Generale della CGIL “manca l'idea di una prospettiva fondata sul lavoro” ed è questa una delle principali cause che sta determinando una situazione di crescita della disoccupazione, “in particolare di donne e giovani”. Nel non mettere al centro il lavoro, ha proseguito il numero uno di Corso d'Italia, in realtà, “si sta costruendo un grande debito per il fututo”. Un debito, che peserà sulle future generazioni a partire dal sistema pensionistico, perchè, ha aggiunto Camusso: “se le cose non cambieranno”, si costruirà la certezza “per i ragazzi e le ragazze di questo paese di non avere una pensione dignitosa”. Una situazione per la quale è inutile appellarsi all'idea delle pensioni integrative, quanto piuttosto a quella, ha proseguito la sindacalista, “di un sistema equo”. La mancanza di un cambiamento significherebbe rendere necessaria la costruzione di un "gigantesco programma di assistenza sociale", cioè ha concluso Camusso, "si sta costruendo un debito per quella che sarà la condizione futura dei giovani nel nostro paese”.
Nel fare riferimento al futuro del nostro paese, tema fondante, per la CGIL, della manifestazione del 27 novembre, il leader della Confederazione di Corso d'Italia, ha anche ricordato come il territorio nazionale sia stato trattato, in questi anni, con "grave incuria". Incuria i cui effetti, in questi giorni d'inizio di piogge invernali sono particolarmente evidenti. Dunque, ha domandato Camusso in tono retorico: "non è anche questo un grande debito per il futuro?".
A concludere la conferenza stampa è il Segretario Organizzativo della CGIL, Enrico Panini, che ha sottolineato come quella del 27 sarà l'ottava manifestazione nazionale della CGIL, dal settembre 2008, e che quella che vedremo sabato sarà una “manifestazione imponente”. Un'affermazione che trova le sue ragioni, ha spiegato Panini, nei numeri ad oggi in possesso della CGIL: “da fuori Roma sono prenotati e riempiti oltre 2100 pullman e 13 treni speciali”. I manifestanti intraprenderanno un lungo viaggio, che, per le regioni più lontane, inizierà già nel pomeriggio di venerdì 26 novembre e terminerà sabato 27 novembre in Piazza San Giovanni, dove il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso terrà il comizio finale. “Ci aspettiamo - ha aggiunto Panini - anche da Roma, ancora una volta, una risposta consistente”.
Due cortei attraverseranno la città di Roma, il primo partirà intorno alle ore 10.00 da Piazzale dei Partigiani, ed il secondo, pochi minuti dopo, da Piazza della Repubblica, per poi confluire entrambi a Piazza San Giovanni. I due cortei saranno accompagnati dalle note di due gruppi musicali: un complesso di percussionisti seguirà il corteo che partirà da Piazzale dei Partigiani, mentre il secondo corteo sarà aperto da un gruppo pugliese di Taranta. “Questo perché - ha spiegato Panini nel concludere - vogliamo, anche attraverso gli strumenti dell'arte dare voce alla nostra protesta e alla nostra iniziativa in campo”.
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martedì 16 novembre 2010
Brescia, Gli immigrati scendono dalla gru
Gli immigrati scendono dalla gru
dopo una protesta lunga 16 giorni
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Giù dalla gru. La lezione bresciana
Sarah Di Nella
Dopo 17 giorni sulla gru, Arun, Jimi, Rachid e Sajad sono scesi. Sono stati subito portati in questura insieme ai loro avvocati dell’associazione Diritti per tutti. Centinaia di persone li hanno accolti. Sono stati invece espulsi i nove cittadini egiziani rinchiusi nei Cie di Torino e Milano, mentre anche Mohamed, che era a Milano per tentare di bloccare il loro rimpatrio, è stato rinchiuso nel Cie di vi Corelli. Il presidio continua la lotta. Appuntamenti in ogni città il 20 per una giornata d’azione e il 28 a Firenze per un’assemblea nazionale antirazzista e migrante.
Dopo diciasette giorni passati in cima alla gru, Brescia festeggia sotto la pioggia la discesa di Arun, Rachid, Sajad e Jimi. Che dopo aver salutato la piazza dall’alto dei trentacinque metri con il pugno chiuso alzato e ripiegato lo striscione giallo con la scritta “Lotta dura senza paura” che da diciasette giorni sventolava sulla gru, hanno finalmente toccato terra. I presidianti di via san Faustino li hanno accolti al grido di “tutti liberi”.
Scendono stremati ma contenti, dopo lunghi giorni di lotta. Dal tavolo in prefettura hanno ottenuto garanzie personali ma la moratoria chiesta per i migranti rinchiusi in un Cie dopo lo sgombero del presidio sotto la gru lo scorso 8 novembre è stata negata, e alcuni sono stati già espulsi.
Domenica sera Arun, Jimi, Rachid e Sajad hanno gridato dalla gru: «Se domani li espellete ci arrabbieremo moltissimo e qui scoppia un casino». E questa mattina, come da copione, è arrivato l’allarme dal Cie di Corso Brunelleschi riguardo all’espulsione in giornata dall’aeroporto di Milano Malpensa delle sei persone fermate l’8 novembre durante lo sgombero del presidio sotto la gru. Intanto il ministro Maroni è tornato ad esprimersi su Brescia: «Continueremo a presidiare con le forze dell’ordine finché la situazione non sarà risolta. La violenza che è stata fatta contro le istituzioni a Brescia è inaccettabile. Noi non cediamo ai ricatti». Secondo il ministro la sanatoria non ha truffato nessuno, «noi non possiamo disapplicare la legge o applicare una legge che non esiste perché qualcuno tira delle molotov. Chi non ha i requisiti di legge non potrà avere il permesso di soggiorno».
A Milano si è svolto un presidio sotto il Consolato egiziano per protestare contro il governo del Cairo e chiedere la sospensione delle espulsioni non è st. Invano: i nove egiziani sono stati espulsi da Malpensa su due aerei diversi. Mohammed un migrante di Brescia che era venuto a Milano per negoziare con prefettura e consolato e provare a impedire il rimpatrio degli egiziani è stato invece rinchiuso in un Cie.
Nel capoluogo lombardo ieri si è svolta sotto la torre un’assemblea nazionale antirazzista, vi hanno partecipato molte città tra cui Brescia, Milano, Parma, Trieste, Bologna, Vicenza, Padova, Massa Carrara, Bergamo e Genova. «Noi siamo consapevoli che in entrambi i casi la lotta dei migranti si configura come una lotta sociale collettiva che riguarda la condizione dei migranti nel suo complesso. In particolare il movimento bresciano dei migranti e degli antirazzisti sta pagando un prezzo altissimo per il suo impegno. Altri devono ora raccogliere la sfida che è stata lanciata, in forme che rendano visibile una solidarietà che si è già espressa in forma di massa nella grande manifestazione di Bologna del 13 novembre», scrivono i partecipanti in un comunicato. L’assemblea ha convocato una giornata di lotta in ogni città per il 20 novembre e un’altra assemblea nazionale del movimento antirazzista e degli immigrati il 28 novembre a Firenze. Le altre città sono state invitate a seguire il modello di Brescia e Milano e a promuovere azioni per fare sì che la questione della sanatoria truffa diventi nazionale e non solo locale. Da questa notte sono rimasti in tre in cima alla torre ex Carlo Erba, gli altri due sono scesi nella notte, dopo più di una settimana passata in cima alla torre, perché «non si sentivano molto bene». I due se ne sono andati senza essere identificati dalle forze dell’ordine e il Comitato immigrati in Italia ha fatto sapere che stanno bene e che sono al sicuro. Gli altri tre vanno avanti.
Nel frattempo continua la mediazione lanciata dalla Cgil, con l’aiuto della Cisl e della Curia, «per consentire la discesa in sicurezza dei quattro immigrati dalla gru, il ripristino di un presidio autorizzato e l’apertura di un tavolo istituzionale presso la prefettura», spiega in una nota la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica. Dopo un’iniziale messa a distanza di quelli del presidio di solidarietà, sono stati nominati come avvocati dei quattro della gru i legale dell’associazione Diritti per tutti. Due dei quattro migranti che dal 30 ottobre sono sulla gru sono scesi di alcuni metri per dialogare con chi si trova sotto. Maurizio Laini, segretario della Cgil Lombardia, spiega che la proposta è quella di «offrire ai migranti l’allestimento di un presidio stabile in un luogo visibile della città, e quindi la possibilità di proseguire la battaglia per l’affermazione dei loro diritti; la costituzione di un tavolo istituzionale presso la Prefettura, alla ricerca di soluzioni normative e sostanziali che corrispondano in qualche maniera alle attese dei migranti; offrire loro assistenza legale fin dal momento dell’eventuale discesa dalla gru, e comunque lungo tutto l’itinerario di verifica delle posizioni individuali e di ricerca della concessione del permesso di soggiorno temporaneo». «Com’è evidente – conclude Laini – l’iniziativa di Cgil, Cisl e Diocesi è finalizzata, fuori da qualsiasi strumentalità, alla salvaguardia della vita dei lavoratori migranti coinvolti in questa triste vicenda, e alla tutela più decisa dei diritti delle persone. Rimane l’angoscia per una situazione delicatissima e grave, che comunque prende le mosse dalla responsabilità di datori di lavoro truffaldini e da una normativa ingiusta».
Dal riuscito corteo di Bologna, al quale hanno partecipato diecimila persone il 13 novembre, la Fiom ha chiesto che «il governo e le autorità competenti aprano un tavolo di confronto finalizzato ad un provvedimento di prolungamento dei permessi di soggiorno per coloro che hanno perso il lavoro a causa della crisi ed a superare la situazione di diffusa irregolarità e sfruttamento del lavoro nero attraverso una sanatoria generalizzata». A Brescia invece, il 13 si sono registrati nuovi scontri tra manifestanti e polizia. La rete antifascista bresciana ha diffuso oggi un comunicato su quello che è successo sabato, mentre il corteo convocato dalla rete tentava di ricongiugersi con il presidio di via San Faustino e di «rompere l’isolamento imposto dal ministero a cui sono sottoposti i migranti in lotta, raggiunto portando una delegazione sotto la gru per verificare le condizioni di salute dei migranti» si legge nel comunicato. «Da circa un mese la Rete, attraverso assemblee allargate a tutte le realtà antifasciste e democratiche, ha organizzato una manifestazione per impedire lo svolgimento di una mobilitazione di livello nazionale dell’organizzazione neofascista Forza Nuova, esplicitamente rivolta a contrastare il fenomeno e la lotta degli immigrati a Brescia. A seguito della loro rinuncia, la Rete ha deciso, attraverso un’assemblea allargata, di convogliare le forze già organizzate in una mobilitazione a sostegno della lotta dei migranti sulla gru dove la nostra presenza al presidio è costante e quotidiana; altre finalità erano quelle di ricordare la rappresaglia fascista del 1943 avvenuta in piazza Rovetta e di portare solidarietà a Fabio, arrestato pretestuosamente per i fatti dell’8 novembre», spiega la rete antifascista che sottolinea come «nessuna situazione che si è venuta a creare al di fuori degli obiettivi che abbiamo qui esplicitato è da attribuire alla Rete antifascista». Per la rete «la situazione che si è venuta a creare è frutto della tensione che istituzioni e forze dell’ordine hanno generato da settimane negando diritti umani, acqua, cibo, cure mediche e militarizzando la città».
E si moltiplicano gli appelli di solidarietà. Oggi sei docenti di materie giuridiche dell’Università di Brescia si sono schierati a favore della concessione del permesso di soggiorno ai quattro lavoratori che protestano sulla gru. Secondo i docenti «la norma che prevede l’arresto dell’immigrato che non abbia ottemperato all’ordine di allontanamento del Questore ha natura speciale fa sorgere dubbi di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 3 della Costituzione», che prevede «pari dignità sociale» per tutti i cittadini che «sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Mentre dall’11 novembre è possibile firmare [inviando una mail a permigrantisullegru@gmail.com] un appello al presidente della repubblica Giorgio Napolitano lanciato da diverse donne. «Alcuni settori della societa?, tra cui noi donne, sono da tempo impegnati in costruire ponti di solidarieta? e reciproco rispetto con i/le migranti. Tanti progetti hanno avuto risultati positivi e tangibili, ad esempio l’integrazione dei figli nella scuola dell’obbligo, i corsi di italiano, i corsi di formazione sui diritti/doveri e sulle normative vigenti, gli incontri di approfondimento sulle culture di provenienza. Negli ultimi tempi si sono sviluppati atteggiamenti e atti razzisti che non contribuiscono a una serena e civile convivenza. Spesso i diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti sono calpestati, in particolar modo per la mancanza di documentazione che li rende piu? ricattabili, cio? provoca reazioni che poi risultano di non facile gestione, acutizzando i problemi. Ora a Brescia la situazione e? degenerata con un’ingiustificata e violenta gestione della protesta arrivando a un punto di conflittualita? da mettere a repentaglio la tenuta delle relazioni sociali. I lavoratori e le lavoratrici migranti che reclamano il rilascio dei permessi di soggiorno, chiedono di emergere dalla clandestinita? cui sono stati costretti dalla Legge Bossi-Fini, vogliono la legalita? e hanno pagato per avere questo diritto».
Brescia, sanatoria truffa, gru
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domenica 14 novembre 2010
Diario di uno sciopero , la mia condizione di precaria a vita al Corriere della Sera
Sciopero della fame e della sete, dopo le prime 24 ore. La novità è che ho bevuto. Mi hanno convinto gli... http://tumblr.com/xlcpwacfg 44 minuti fa via Tumblr Ritwittato da 3 persone
Diario di uno sciopero
Senza cibo e senza acqua protesto per la mia condizione di precaria a vita al Corriere della Sera
http://paolacars.tumblr.com/post/1562905998/sciopero-della-fame-e-della-sete-le-prime-24
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Sciopero della fame e della sete, le prime 24 ore.
Mi sento un po’ debole, ma sto bene. Oggi al telefono ho sentito qualche collega. Nessun altro. Al giornale lo sanno tutti e la direzione tace. Bene.
Spero che la mia protesta rappresenti la battaglia d’inizio di una guerra, la guerra dei precari che non accettano più di essere trattati da reietti.
Non so se riuscirò a far sentire la mia voce. Ci provo.
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venerdì 12 novembre 2010
il famigerato "collegato lavoro", una mazzata per i precari
. SAN PRECARIO
Il 24 novembre entra in vigore il famigerato "collegato lavoro", una mazzata per i precari
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Mentre la politica delira tirandosi dietro i media, oscure nubi si addensano sul futuro dei precari, che dal 24 novembre vedranno significative e negative modifiche a uno status già pessimo.
Il 24 novembre entra in vigore il famigerato "collegato lavoro", la definizione che indica un minestrone di provvedimenti, molte realtive alla disciplina del lavoro, approvato a settembre senza troppo rumore nonostante un decisa resistenza delle opposizioni e del Presidente Napolitano, che già l'aveva rinviata alle camere. La cifra del provvedimento è quella di provare in svariati modi a ridurre le tutele per i lavoratori e a offrire vantaggi ai datori di lavoro.
Tra le perle c'è l'introduzione dell'apprendistato a quindici anni, in plateale contraddizione con l'obbligo scolastico a sedici anni, che quasi tutte le forze politiche dicono di voler estendere a diciotto, la riesumazione dello staff leasing in una versione ancora più estesa di quella già cassata in passato e il rafforzamento del "contratto certificato", un contratto che datore di lavoro e lavoratore "certificano" come regolare (all'assunzione!), la firma del quale rende più faticosa la difesa dei diritti del lavoratore. Difesa che si deve far largo tra arbitrati e conciliazioni, nelle quali il lavoratore non sarà protetto da un giudice, ma affidato a professionisti privati teoricamente terzi.
Ma sono le nuove norme sul precariato che avranno un impatto immediato sui destini contrattuali di milioni di lavoratori. Le norme più devastanti sono quelle che riducono a sessanta giorni il termine per contestare un rapporto di lavoro e la vera e propria amnistia che consentirà ai datori di lavoro di evadere l'obbligo d'assumere i precari di lungo corso, assunti in evidente frode alla legge che per i rapporti di lavoro stabili vieta i contratti da precari. Basterà pagare da due mensilità e mezzo a sei ( o dodici in alcuni casi), per liberarsi da qualsiasi richiesta di stabilizzazione da parte dei precari di lungo corso.
Un vero e proprio condono, e siccome i condoni sono come le ciliege, ecco che allora un altro articolo offre un pre-condono, dando la possibilità di pagare solo un quarto della sanzione prevista, se disgraziatamente colti in fallo dagli ispettori del lavoro.
Pur se molte di queste norme saranno probabilmente falciate dalla Corte Costituzionale, come già accaduto spesso per la produzione normativa dei governi Berlusconi, dal 24 novembre entreranno comunque in vigore senza che i precari nemmeno ne siano stati avvertiti. Non ne hanno parlato i media e non sono state oggetto di dibattito pubblico, si fatica persino a trovarne notizia in rete.
Dal 24 novembre i precari con un contratto scaduto e non rinnovato, avranno solo due mesi per decidere se tutelare eventuali loro interessi lesi dal datore di lavoro. I precari notoriamente sono molto lenti nel denunciare le irregolarità, quando le denunciano, e quasi sempre lo fanno solo una volta che sia tramontata la speranza di un nuovo contratto.
Al datore di lavoro basterà promettere un nuovo contratto a distanza di più di due mesi e il precario consumerà la sua attesa insieme al termine per fare ricorso. E se non lo sa nemmeno che c'è un termine di due mesi, non sarà nemmeno una scelta, per quanto difficile, ma l'ennesima truffa ai danni di milioni di lavoratori italiani, proprio a quelli tra i meno retribuiti e in assoluto più esposti.
Come sono stati truffati i precari che hanno i requisiti per i quali la legge impone al datore di lavoro di stabilizzarli e ancora di più quelli che già hanno cause in corso contro datori di lavoro che, prima hanno abusato dei contratti temporanei e poi hanno resistito all'applicazione di una legge dello stato fino all'arrivo di una mano amica a condonare il tutto.
Il tratto distintivo del "collegato lavoro" è proprio quello di limitare le tutele per i lavoratori e, dove non è possibile, rendere un calvario la loro applicazione . Partiti e sindacati non sembrano particolarmente allarmati o disposti a stracciarsi le vesti, i pochi che si sono agitati non hanno raccolto alcun interesse e l'informazione che si può reperire è, con poche eccezioni, chiaramente indirizzata all'attenzione di chi gestisce o impiega la forza lavoro, non certo ai precari.
Per i precari nessuna attenzione, per altri soggetti deboli e per iniziative teoricamente favore di lavoratori e lavorarici, il collegato dice che "Il Governo, entro 36 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, dovrà metter mano: alla revisione della disciplina degli ammortizzatori sociali; al riordino della normativa in materia di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione e di apprendistato; ala revisione della disciplina in materia di occupazione femminile
."
Si sono dati tre anni per pensarci, con calma, adesso doveva essere urgente offrire qualcosa in pasto agli imprenditori o, più semplicemente, si è approfittato del caos istituzionale per scrivere l'ennesima porcata e favorire ancora una volta il blocco sociale di riferimento del berlusconismo.
Il 24 novembre, per milioni di lavoratori precari italiani cambiano aspetti fondamentali della disciplina del rapporto di lavoro, sarebbe carino che almeno lo sapessero.
FONTE:http://mazzetta.splinder.com/post/23588843
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domenica 7 novembre 2010
LA CGIL DI CAMUSSO PARTE CON LA MARCIA INDIETRO
DIRITTI SINDACALI : LA CGIL DI CAMUSSO PARTE CON LA MARCIA INDIETRO
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La via “pattizia” è la malattia non la cura. Serve una legge che rimetta il diritto di scegliere nelle mani dei lavoratori
La proposta di definire per via 'pattizia' le regole sulla democrazia sindacale, avanzata dalla neo segretaria generale della CGIL Susanna Camusso, è un salto indietro nel tempo che, se possibile, peggiora le stesse posizioni di Epifani.Appare ovvio che si tratta di una proposta tutta orientata alla 'ritrovata' unità sindacale con CISL e UIL e funzionale al nuovo Patto Sociale con Governo e Confindustria.Attualmente vige nel nostro paese un vero e proprio regime sindacale che nella totale assenza di diritto normativo regala al padronato la scelta di dare e togliere i diritti a seconda di quanto le organizzazioni sindacali siano 'gradite' e disposte alla 'collaborazione'.Non sarà certo un accordo tra CGIL-CISL-UIL, che hanno tutto l’interesse a mantenere il loro monopolio della rappresentanza, a restituire democrazia, libertà sindacali e diritti ai lavoratori. Si tratterebbe di un abito tagliato su misura dei sindacati collaborativi, come il precedente accordo del 1993, che ha stabilito addirittura una quota fissa di un terzo delle RSU riservata ai sindacati firmatari, a prescindere dai voti e dal consenso ricevuto.A nostro avviso la via 'pattizia' è la malattia, non la cura.La vera soluzione per la democrazia e la rappresentanza sindacale è una legge giusta, che tolga il monopolio ai sindacati collaborativi e concertativi e che rimetta nelle mani dei lavoratori la scelta dei propri rappresentanti e le decisioni su piattaforme e accordi.Di questo parleremo nel Convegno nazionale, organizzato per il 18 novembre insieme al Forum Diritti Lavoro, presso il Capranichetta in Piazza di Monte Citorio a Roma.
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mercoledì 3 novembre 2010
Cgil, Susanna Camusso è la nuova segretaria generale
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Epifani, con donna leader superato ritardo inaccettabile
Camusso: sarò punto di direzione per tutti
Cgil, Susanna Camusso è la nuova segretaria generale
http://www.radioarticolo1.it/home/index.cfm
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Passaggio di testimone al vertice della Cgil
RadioArticolo1
Maggiori informazioni Cambio al vertice della Cgil. Due giorni di dirette e servizi speciali su RadioArticolo1.
Il 3 novembre il Direttivo nazionale della CGIL, convocato presso il Centro Congressi Frentani, dalle ore 9.30, eleggerà il nuovo segretario generale.
Il giorno dopo, giovedì 4 novembre, si terrà un'iniziativa per salutare Guglielmo Epifani, che dopo otto anni lascerà il suo incarico, e dare il benvenuto al nuovo segretario generale. L’incontro si svolgerà al Teatro Quirino di Roma con inizio alle ore 10.00 e conclusione attorno alle ore 13.00.
Tutta la programmazione di RadioArticolo1 di mercoledì e giovedì prossimi sarà predisposta per assicurare collegamenti e interviste in tempo reale e garantire la massima copertura giornalistica dei due momenti
Susanna Camusso Segretaria confederale
Susanna Camusso è nata a Milano nel 1955. Comincia la sua attività sindacale nel 1975 coordinando le politiche delle 150 ore e diritto allo studio per la FLM di Milano, la categoria unitaria dei metalmeccanici.
Susanna Camusso
Segretaria confederale
Dal 1977 dirige la Federazione Impiegati Operai Metallurgici (FIOM) in una zona di Milano per poi cominciare a seguire le politiche del gruppo Ansaldo. Nel 1980 entra nella segreteria Fiom di Milano e nel 1986 in quella regionale della Lombardia.
Dal settembre del 1993 alla fine del 1997 è in segreteria nazionale della FIOM con la responsabilità del settore auto prima e, in seguito, della siderurgia. Nel dicembre del 1997 viene eletta segretaria generale della Federazione Lavoratori Agro Industria (FLAI) Lombardia, incarico che ricopre fino all'elezione a Segretario Generale della CGIL Lombardia nel luglio del 2001.
Eletta in Segreteria confederale il 16 Giugno 2008 è responsabile di:
- Agricoltura
- Artigianato
- Cooperazione
- Politiche dei Settori produttivi (Piccola, Media e Grande Impresa)
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Brescia, cariche ai migranti, Che salgono sulla gru
Brescia, cariche ai migranti. Che salgono sulla gru
Botte e manganellate ieri contro la manifestazione che chiede la regolarizzazione. Arrestato, e poi rilasciato, un militante di Sinistra Critica. Gli immigrati salgono a venti metri da terra per chiedere: sanatoria!
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Cariche della polizia e carabinieri contro il corteo dei migranti e degli antirazzisti a Brescia per impedire alla manifestazione indetta sabato 30, per il rinnovo del permesso di soggiorno, di raggiungere il luogo dove 9 migranti sono saliti sulla gru del cantiere della metropolitana. La giunta comunale e la questura avevano vietato la manifestazione utilizzando come pretesto una adunata degli alpini che si svolgeva in un’altra zona del centro storico.
E comunque, oltre un migliaio di persone, nonostante una pesantissima militarizzazione dell’intera zona, si sono concentrate vicino a p.zza della Loggia e si sono dirette verso il cantiere dove i migranti erano saliti sulla gru. Un consistente schieramento di carabinieri e polizia ha bloccato la strada: qui sono avvenuti gli scontri, una decina di antirazzisti e migranti sono rimasti contus, un attivista di Sinistra Critica e collaboratore di Radio onda d’urto, è Sauro, è stato arrestato; un migrante del coordinamento immigrati CGIL ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso. A Sauro è stato confermato l’arresto ma è stato rilasciato dopo forti pressioni dei manifestanti: sarà processato per direttissima martedì mattina. I 9 migranti sulla gru, rappresentanti delle comunità egiziana, senegalese, indiana, pachistana e marocchina, hanno dichiarato che non scenderanno se non sarà aperta una trattativa a livello nazionale per la regolarizzazione di tutti coloro che hanno fatto domanda di sanatoria colf e badanti e se non sarà consentito il ripristino del presidio permanente; durante le cariche, infatti, il vicesindaco leghista Rolfi ha inviato le ruspe a distruggere proditoriamente il presidio permanente di via Lupi di Toscana davanti all’ufficio della Prefettura; la baracca, i letti, gli effetti personali dei presidianti sono stati completamente distrutti. Da Brescia viene lanciato un appello a livello nazionale per cominciare o rilanciare immediatamente la mobilitazione per sanatoria.
Immediata anche la presa di posizione di Sinistra Critica, l'organizzazione che si è mossa insieme ai migranti, agli attivisti di Radio Onda d'Urto e della sinistra sociale bresciana perché la manifestazione potesse svolgersi.
«I migranti non devono protestare, rivendicare diritti. Se lo fanno vengono perseguiti, caricati da Polizia e Carabinieri» dice un comunicato dell'organizzazione. «Una manifestazione vietata dalla Giunta comunale e dalla Questura con il pieno appoggio della Prefettura, la stessa che non è intervenuta contro i simboli leghisti sulla scuola di Adro, con una motivazione talmente pretestuosa da risultare liberticida, la concomitanza con un’iniziativa degli alpini che si svolgeva da un’altra parte della città».
«Le violente cariche avvenute a Brescia, che hanno portato all’arresto di un compagno di Sinistra Critica – rilasciato dopo poco per la pressione dei manifestanti - e al ferimento di molti partecipanti, non possono essere considerate una questione locale. Giunta comunale, Questura e Prefettura sono in sintonia nella repressione di ogni diritto e protagonismo dei migranti. Dopo 31 giorni il presidio permanente dei migranti di Brescia è stato distrutto, i migranti sono stati picchiati, gli antirazzisti arrestati».
«Non hanno fatto i conti, continua Sinistra Critica - con la determinazione dei migranti che hanno invaso un cantiere della metropolitana di Brescia e sono saliti su una gru – con l’intenzione di rimanerci - calando uno striscione per la sanatoria di tutti i migranti che hanno presentato domanda. Il vergognoso “reato di clandestinità”, che impedisce di accedere al permesso di soggiorno, altro non è che la gestione feroce di un mercato del lavoro precario. Con la crisi economica ogni alibi è caduto, ogni ipocrisia e svanita: i migranti sono diventati per le istituzioni un problema di ordine pubblico. Lavoratori e lavoratrici da reprimere se non accettano la precarietà infinita delle condizioni di lavoro e l’esclusione dai diritti di cittadinanza».
«A Brescia hanno colpito duramente migranti e antirazzisti. Compresa Sinistra Critica, sempre in prima fila nelle mobilitazioni e lotte antirazziste e dei migranti».
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martedì 2 novembre 2010
Pastori SARDI accordo raggiunto
Pastori SARDI, dopo nove ore di trattative accordo raggiunto nella notte
(By Laura Chierici)
Alle 4,20 del mattino, dopo oltre nove ore di trattative, è stato firmato a Villa Devoto un accordo tra la Regione e il Movimento pastori sardi. L’intesa raggiunta fa venir meno le ragioni della manifestazione prevista per domani a Cagliari
Il vertice Pastori-Regione a Villa Devoto
CAGLIARI. Dopo oltre 9 ore di trattativa, alle 4.20 del mattino, è stato firmato a Villa Devoto un accordo tra la Regione e il Movimento pastori sardi. L’intesa raggiunta, ha spiegato il leader di Mps, Felice Floris, al termine della riunione-fiume, fa venir meno le ragioni della manifestazione prevista per domani a Cagliari.
LEGGI Tutti gli articoli sul Movimento dei pastori (http://lanuovasardegna.gelocal.it/context-nav/felice+floris)
Tra i punti dell’accordo, nel quadro degli incentivi da erogare ai trasformatori come aiuti temporanei per fronteggiare la crisi economica (ritiro delgi stock di pecorino invenduto), la Regione si impegna a premiare con il contributo massimo i trasformartori che pagheranno il latte 85 centesimi al litro. Comunque il prezzo del latte non potrà scendere sotto i 75 centesimi al litro, anche in caso di ritiro dello stock pari al 70 per cento.
E’ stata ipotizzata una rimodulazione del Programma di sviluppo rurale (Psr), per un importo di 100 milioni di euro, da destinare preferibilmente al benessere animale e alle indennità compensative. Infine, è previsto un contributo di 2.500 euro ad azienda per l’a nnualità 2010, con l’impegno a verificare la possibilità di anticipare la quota 2012 a marzo 2011.
"Questa notte per la prima volta nella storia della contrattazione si parte da un presupposto: che il costo della materia prima va a definire il prezzo finale del prodotto. Fino a oggi è stato diverso: il prezzo del formaggio determinava il prezzo del latte. Questa inversione di rotta permetterà un riscatto storico". Lo ha detto Felice Floris.
"Penso - ha continuato Floris - che i nostri pastori siano soddisfatti per questa chiusura, non facile, perché nelle nostre assemblee quello che si chiedeva era di valorizzare il prodotto. E così è stato. I de minimis? Una strada non percorribile perché la Regione non ha i soldi. Abbiamo ritenuto di cambiare indirizzo e puntare direttamente sul prezzo del latte. La manifestazione prevista per domani è annullata: penso che si debba essere contenti di questo perché si manifestava per trovare una soluzione al prezzo del latte e per una ripresa del settore. Non basta: tutti i punti della piattaforma sono stati esaminati e sono stati organizzati tavoli per rendere il risultato operativo dal punto di vista tecnico". E Floris conclude con un avviso: "Controlleremo l'attuazione puntuale dell'accordo"
Alle 4,20 del mattino, dopo oltre nove ore di trattative, è stato firmato a Villa Devoto un accordo tra la Regione e il Movimento pastori sardi. L’intesa raggiunta fa venir meno le ragioni della manifestazione prevista per domani a Cagliari
Il vertice Pastori-Regione a Villa Devoto
CAGLIARI. Dopo oltre 9 ore di trattativa, alle 4.20 del mattino, è stato firmato a Villa Devoto un accordo tra la Regione e il Movimento pastori sardi. L’intesa raggiunta, ha spiegato il leader di Mps, Felice Floris, al termine della riunione-fiume, fa venir meno le ragioni della manifestazione prevista per domani a Cagliari.LEGGI Tutti gli articoli sul Movimento dei pastoriTra i punti dell’accordo, nel quadro degli incentivi da erogare ai trasformatori come aiuti temporanei per fronteggiare la crisi economica (ritiro delgi stock di pecorino invenduto), la Regione si impegna a premiare con il contributo massimo i trasformartori che pagheranno il latte 85 centesimi al litro. Comunque il prezzo del latte non potrà scendere sotto i 75 centesimi al litro, anche in caso di ritiro dello stock pari al 70 per cento. E’ stata ipotizzata una rimodulazione del Programma di sviluppo rurale (Psr), per un importo di 100 milioni di euro, da destinare preferibilmente al benessere animale e alle indennità compensative. Infine, è previsto un contributo di 2.500 euro ad azienda per l’a nnualità 2010, con l’impegno a verificare la possibilità di anticipare la quota 2012 a marzo 2011. "Questa notte per la prima volta nella storia della contrattazione si parte da un presupposto: che il costo della materia prima va a definire il prezzo finale del prodotto. Fino a oggi è stato diverso: il prezzo del formaggio determinava il prezzo del latte. Questa inversione di rotta permetterà un riscatto storico". Lo ha detto Felice Floris. "Penso - ha continuato Floris - che i nostri pastori siano soddisfatti per questa chiusura, non facile, perché nelle nostre assemblee quello che si chiedeva era di valorizzare il prodotto. E così è stato. I de minimis? Una strada non percorribile perché la Regione non ha i soldi. Abbiamo ritenuto di cambiare indirizzo e puntare direttamente sul prezzo del latte. La manifestazione prevista per domani è annullata: penso che si debba essere contenti di questo perché si manifestava per trovare una soluzione al prezzo del latte e per una ripresa del settore. Non basta: tutti i punti della piattaforma sono stati esaminati e sono stati organizzati tavoli per rendere il risultato operativo dal punto di vista tecnico". E Floris conclude con un avviso: "Controlleremo l'attuazione puntuale dell'accordo"
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I disoccupati non fanno “Bunga Bunga”
I disoccupati non fanno “Bunga Bunga”
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Di Roberto Tesi – Il Manifesto
La ripresa autunnale non decolla e per l’occupazione va ancora peggio: in settembre nei 16 paesi dell’euro zona il tasso di disoccupazione è salito al 10,1%. In totale – come ha comunicato Eurostat – quasi 16 milioni di persone sono senza lavoro e la cifra sale a oltre 23 milioni nell’Europa a 27. I giovani seguitano a essere i più colpiti dalla mancanza di lavoro: nella Ue a 16 il tasso di disoccupazione è risalito al 20%, mentre nella Ue a 27 è al 20,3%. In Italia (grazie alla copertura della cassa integrazione guadagni) il tasso di disoccupazione è inferiore a quello europeo, ma è risalito dello 0,2% all’8,3%. Va molto peggio, invece, il tasso di disoccupazione giovanile, cresciuto al 26,4%, cioè 1,4 punti in più rispetto al mese precedente. In Europa è clamorosa la disoccupazione giovanile in Spagna: è salita al 42,5%. Il tasso italiano, invece, è solo maggiore di due punti a quello francese. Con la differenza che in Francia sono estremamente preoccupati dal problema che, al contrario di quanto accade in Italia conquista le aperture di prima pagina dei giornali. Ieri, ad esempio, Le Monde titolava «Corsa alle idee per l’impiego dei giovani». In Italia, oltre alla disoccupazione è leggermente salita anche l’occupazione il cui tasso (57%) risulta in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto ad agosto, ma in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo l’Istat in settembre su agosto ci sarebbero 35 mila occupati in più (in totale sono 22 milioni 913 mila), mentre le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 43 mila salendo a 2 milioni 71 mila. Da tenere conto che non si tratta di dati grezzi, ma destagionalizzati. Il numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni a settembre 2010 è diminuito dello 0,5% rispetto ad agosto, ma aumentato dell’1% rispetto a settembre 2009. Il tasso di inattività, pari al 37,9%. Questo significa che quasi 4 persone su 100 che potenzialmente potrebbero lavorare non cercano attivamente un lavoro. In cifra assoluta sono quasi 15 milioni. Come ha spiegato due giorni fa Mario Draghi, governatore della banca d’Italia, molti di loro sono lavoratori «scoraggiati» (ce ne sono anche in tutti gli altri paesi) che sarebbe più corretto inserire nel numero dei disoccupati. Ancora più drammatica è la situazione per le donne il cui tasso di occupazione è di appena il 46,3% (ma occorre tenere presente che tra le lavoratrice è molto diffuso il part-time), il tasso di disoccupazione del 9,7%, mentre il tasso di inattività balza al 48,8%, mentre la media europea è di una decine di punti superiore. Insomma, quasi una donna su due in età lavorativa dichiara di non cercare un lavoro. Tra di loro certamente ci sono lavoratrici «scoraggiate» ma per la maggior parte si tratta di donne che si dedicano alla cura delle persone di famiglia, in particolare i bambini per la pochezza di servizi sociali.
E QUELLI KE HANNO SMESSO DI CERCARE IL LAVORO KE NN C' E' NN RIENTRANO NELLE STATISTIKE ...
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