Arroganza modello Fiat
«La Fiat è una multinazionale, continueremo ad andare avanti. Abbiamo
attività fuori dall'Italia e venderemo altrove. Chi pensa di
condizionare la Fiat si sbaglia» ha detto Sergio Marchionne a Radio 24,
rispondendo al cronista che gli aveva chiesto se la Fiat potesse
lasciare l'Italia. L’amministratore delegato del Lingotto ieri a
Washington, alla presenza di numerosi giornalisti italiani, non si è
certo risparmiato ed ha anche attaccato duramente la Fiom «vorrebbe
imporre la dittatura di una minoranza. Chi pensa di poter condizionare
la Fiat si sbaglia di grosso» ha detto Marchionne. Subito si è scatenata
una sequela di attacchi e smentite in merito all’ipotesi che Fiat
lasciasse definitivamente il bel Paese.
«Marchionne è come una bomba
a orologeria, ogni volta che si fa un passo avanti riporta tutto
indietro», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Sullo stesso tono il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini
che ha definito «pericolose le dichiarazioni» dell'amministratore
delegato della Fiat, sulla possibile uscita dell'azienda dall'Italia
«credo che il governo, le istituzioni e le forze politiche dovrebbero
perdere sul serio le dichiarazioni di Marchionne» ha dichiarato il
segretario.
Anche la politica, soltanto però i soliti noti Idv, Verdi
e Sel, ha condannato le parole di Marchionne. «Finalmente Marchionne
getta la maschera. In perfetta solitudine, ma forti delle proprie
ragioni e dei dati del mercato automobilistico, l'Italia dei Valori ha
denunciato, da due anni a questa parte, la decisione degli azionisti
Fiat di cedere gli asset strategici, tecnologici e di mercato alla
Chrysler, spostando così la testa negli Stati Uniti e la produzione nei
paesi low cost». hanno affermato in una nota congiunta il presidente
dell'IdV, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del
partito, Maurizio Zipponi, commentando le dichiarazioni di Marchionne
sulla possibilità che l'azienda Fiat vada avanti anche senza l'Italia.
«Dopo aver preso in giro governo e sindacati sull' inesistente progetto
Fabbrica-Italia, dopo aver ricevuto ingenti finanziamenti pubblici e
dopo aver chiuso uno stabilimento dopo l'altro, dato che non c'è più
nulla da spremere, il signor Marchionne dichiara candidamente di poter
fare a meno del nostro paese. È giunto il momento di bloccare tutte le
forme di finanziamento agli azionisti Fiat e aprire il mercato italiano
ai grandi produttori di auto» conclude la nota Idv.
Anche il
presidente dei Verdi Bonelli, dati alla mano, ha attaccato duramente il
Lingotto «le dichiarazioni di Marchionne dimostrano quanto la Fiat sia
ingrata con il proprio paese che negli anni passati ha contribuito in
modo rilevantissimo al destino dell'azienda. Sono circa 7,8 miliardi di
euro i finanziamenti che lo Stato italiano ha erogato alla Fiat tra il
1977 e il 2010. La cifra più rilevante si è raggiunta negli Anni 80: in
questo periodo di profonda ristrutturazione di tutto il settore
automobilistico mondiale, la Fiat ha incassato dallo Stato circa 5,2
miliardi di euro» ha spiegato il presidente dei Verdi.
«Sergio
Marchionne è l'espressione più retriva dell'arroganza padronale» ha
aggiunto il leader di Sel Nichi Vendola commentando l'annuncio dell'a.d.
Fiat «da una parte dice questo dall'altra continua a sferrare un
attacco violento ed estremistico nei confronti della Fiom. Non è certo
un oracolo della modernità» ha chiosato il leader di Sel.
Per il
resto, a parte qualche cane sciolto, silenzio di tomba degli altri
partiti, è il mercato bellezza. Immediata comunque la smentita Fiat. “Le
dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio
Marchionne, riportate da alcune agenzie di stampa riprendono in modo
parziale e arbitrario alcune frasi pronunciate a Washington – si legge
in una nota della Fiat - rispondendo a una domanda del giornalista di
Radio24 che conteneva le parole ‘lasciare l'Italia’, ha testualmente
affermato ‘la Fiat è una multinazionale. Gestiamo attività in tutte le
parti del mondo. Abbiamo attività economiche e industriali al di fuori
dell'Italia. Vendiamo macchine in Brasile, in Cina, in America, in
Messico. La cosa importante è la sopravvivenza della Fiat che non può
essere messa in discussione. Ci abbiamo messo otto anni per rimetterla
in piedi. Abbiamo creato un'alternativa con Chrysler e non possiamo
metterla in dubbio. Chiunque pensa di condizionare la Fiat si sbaglia.
In estrema sintesi - conclude la nota - il dottor Marchionne non ha mai
parlato di lasciare l'Italia”.
Beh magari non è stata dichiarata
testualmente la volontà di lasciare l’Italia ma il messaggio nel suo
complesso sembra abbastanza chiaro. Un’azienda tra l’altro che, dopo
aver riorganizzato l’aspetto produttivo sacrificando sull’altare del
rilancio i diritti acquisiti in anni di lotta dai lavoratori, ha
abbandonato Confindustria, creando un precedente significativo che
potrebbe un domani portare ad un nuovo assetto nell’associazionismo
imprenditoriale. In estrema sintesi, il Lingotto sta facendo il bello ed
il cattivo tempo nella totale inerzia delle istituzioni.
Anche le
dichiarazioni rilasciate in merito alla Fiom, danno quella sensazione di
arroganza esibita da chi non deve rendere conto di nulla a nessuno
«abbiamo avuto la maggior parte dei lavoratori che ha appoggiato
un’alternativa. Il treno è passato ed è inutile cercare di insistere che
bisogna rinegoziare. Non possiamo continuare a votare finché non vince
la Fiom. È la tirannia della minoranza verso la maggioranza» ha
dichiarato Marchionne. Chissà cosa avrebbero votato i lavoratori se,
come alternativa alla soppressione dei propri diritti, non avessero
avuto la strada. Il tiranno è quello che ti punta una pistola alla
tempia e ti chiede se preferisci morire o fare quello che ti ordina.
di Luca Teolato
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