Il settore minerario sudafricano è
sempre più stretto nella morsa delle logiche di mercato, delle rivalità
sindacali che indeboliscono il potere contrattuale dei lavoratori
Cape Town - Lavoratori armati di machete e sassi, agenti di polizia, pneumatici in fiamme e bozzoli di proiettili per le strade. Questo lo status quo che da mesi regna nella regione mineraria a ridosso di Johannesburg, tra la cintura di platino delle miniere di Rustemburg e le baraccopoli circostanti da dove proviene la maggior parte dei minatori.
Il settore minerario sudafricano almeno dallo scorso anno è sempre più stretto nella morsa delle logiche di mercato, delle rivalità sindacali che indeboliscono il potere contrattuale dei lavoratori e le disparità di reddito che vedono una forza lavoro analfabeta e sottopagata subire i costi più alti in termini di sopravvivenza. Un circolo vizioso che è alla base degli scontri violenti riesplosi lunedì scorso alla miniera Siphumelele dell'Anglo American Platinum (Amplats) a Rustemburg, a 120 km a nord-ovest di Johannesburg a seguito dei quali almeno 13 sono stati i feriti dopo che le guardie di sicurezza dell'azienda hanno sparato proiettili di gomma per disperdere i disordini.
A gennaio, i vertici dell'Amplats, il colosso minerario di proprietà per l'80% dell'AngloGold American, hanno annunciato il nuovo piano di risanamento che prevede il taglio di circa 14,000 posti di lavoro, la sospensione delle attività nelle miniere di Khuseleka and Khomanani e la vendita di un'altra, l'Union mine. Alla base della decisione, sostiene il colosso, che a febbraio ha registrato la più grande perdita di quest'anno - solo lunedì ha chiuso con il 5% in ribasso alla borsa di Johannesburg - l'aumento dei costi di produzione, il calo dei prezzi del platino, la riduzione della domanda e un'ondata di scioperi "selvaggi", circa sei settimane, che nel corso del 2012 hanno colpito il settore minerario contribuendo notevolmente all'abbassamento dei profitti e alla diminuzione degli investimenti.
Se si considera che in un Paese come il Sud Africa, che detiene il maggior numero a livello mondiale di riserve naturali di platino, Amplats non è solo il più grande produttore del prezioso metallo ma anche il maggior motore di creazione di posti lavoro in un settore, quello minerario, che è secondo soltanto a quello agricolo come catalizzatore di forza lavoro, è comprensibile come le drastiche misure prese a spese dei lavoratori per il rilancio dei profitti industriali abbiano riacceso le tensioni con il governo già alle prese con un tasso di disoccupazione più alto del 25% a un anno di distanza dalle prossime elezioni politiche.
Mentre l'African National Congress (ANC), al potere dal 1994, ha cercato di rassicurare gli investitori che i conflitti di lavoro non mineranno la più grande economia africana - declassata a gennaio dall'agenzia di rating Fitch - il governo ha condannato le drastiche misure di risanamento di Amplats e i leader sindacali hanno promesso battaglia, gli investitori hanno invece accolto con favore il piano di tagliare la produzione di quasi un quinto, di circa cioè 400,000 once l'anno, e i mercati hanno premiato registrando un aumento del costo del platino.
La regione di Rustemburg è stata al centro degli scioperi del 2012, culminati nel più sanguinoso scontro dalla fine dell'apartheid, nel 1994, alla miniera di Lonmin a Marikana dove 34 lavoratori vennero uccisi dalla polizia e su cui è in corso l'indagine di una commissione di inchiesta. Se l'aumento dei costi e il calo dei prezzi ha intaccato i profitti del colosso del platino, l'aumento dei costi dei generi di prima necessità ha duramente colpito i redditi reali di una forza lavoro proveniente dalle aree rurali, sottopagata, analfabeta e non qualificata che difficilmente riuscirebbe a trovare un altro posto di lavoro e che da tempo chiede aumenti salariali. Ma le agitazioni di questo periodo trovano le loro ragioni non solo nelle disparità di reddito, ma anche nelle lotte intestine tra i sindacati, soprattutto nelle rivalità tra il sindacato storico del settore, il National Union of Mineworkers (NUM) e quello più radicale dell'Associationof Mineworkers and Construction Union's (Amcu).
La scorsa settimana, il gotha del settore minerario internazionale si è ritrovato Città del Capo per la XIX edizione del "Mining Indaba", la più importante conferenza mondiale sugli investimenti nel settore. Il focus del dibattito ha riguardato gli effetti post-Marikana e sul come quegli eventi abbiano non solo leso agli occhi degli investitori di tutto il mondo l'immagine del settore minerario sudafricano, ma abbiano portato il settore a considerare il modus operandi aziendale in una prospettiva più socio-operazionale e ad ammettere, come sostenuto da Mark Cutifani, amministratore delegato uscente dell'AngloGold Ashanti, e dal prossimo aprile alla guida dell'Amplats al posto di Cynthia Carroll, le responsabilità dirette del settore nell'aver adottato una politica manageriale lontana dai bisogni dei lavoratori e dalla comunità locale.
Le trattative in corso e il dibattito tra i vertici dell'azienda, i sindacati e il governo sulle deroghe agli accordi di contrattazione collettiva, ci diranno nei prossimi giorni e a partire da aprile se si è trattato solo di retorica ufficiale o delle premesse per l'avvio di un nuovo modello gestionale.
di Rita Plantera
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=52712&typeb=0&Sud-Africa-profitti-del-platino-e-diritti-lavoratori
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