Maurizio Landini alla cerimonia di donazione assieme al segretario regionale Fiom Sardegna, Mariano Carboni, e la sindaca di Villa San Pietro, Marina Madeddu
Morti sul lavoro, Landini vince causa contro la Saras e dona 25 mila euro al paese delle vittime
La Fiom si era costituita parte civile contro la raffineria dei Moratti nel 2009 in seguito al decesso di 3 operai dentro lo stabilimento di Sarroch
Il mondo del lavoro cambia continuamente. Per effetto dell’innovazione tecnologica che fa nascere nuovi mestieri e nuovi modelli organizzativi ma anche per effetto di sentenze che creano precedenti importanti in argomenti delicati come quello della sicurezza. Una di queste è sicuramente quella che ha dato ragione alla Fiom-Cgil che nel 2009 si era costituita parte civile nel processo per la morte sul lavoro di 3 operai nella raffineria Saras di Sarroch, in provincia di Cagliari, di proprietà della famiglia Moratti.
L’organizzazione sindacale ha ottenuto dalla Saras un risarcimento morale di 25.000 euro che è stato donato al comune di Villa San Pietro, luogo dove le tre vittime vivevano. Grazie a questa somma sarà costruita una sala musica per i giovani. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, presente alla cerimonia di donazione, ha annunciato che d’ora in avanti il suo sindacato “si costituirà sempre parte civile ogni volta che ci saranno degli incidenti” anche perché “il problema della sicurezza sul lavoro sta peggiorando anziché migliorare”.
Esagerazioni di Landini a fine propagandistico? Purtroppo no. I dati statistici esistenti confermano che la denuncia del leader della Fiom è vera. Dal rapporto elaborato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering basato sui dati Inail emerge che nel 2015 le morti bianche in Italia sono state pari a 1172. Ben 163 in più rispetto al 2014.
La regione più colpita è stata la Lombardia con 124 vittime, davanti alla Campania con 87 e alla Toscana con 79. In termini relativi, ovvero considerando l’incidenza sul totale degli occupati, emerge però una fotografia diversa. Le regioni con il maggior numero di vittime sono quelle del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) davanti alle Isole (Sicilia e Sardegna). Quelle più virtuose (o probabilmente sarebbe meglio dire meno peggio) sono quelle del Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria).
Tra i vari settori quelli più colpiti sono le costruzioni, la manifattura e i trasporti e da qui la conseguenza naturale che il problema è fondamentalmente maschile dato che la piaga colpisce nel 94,5% gli uomini e solo nel 5,5% le donne. Differenza di genere che tuttavia trova poco spazio sulle pagine dei giornali e nei salotti televisivi.
E a morire sono i lavoratori più anziani, quelli più fiaccati dalla fatica. I dati lasciano pochi dubbi a riguardo. Sui casi in cui l’età è nota l’incidenza dei lavoratori dai 55 anni in su è pari al 74,7%. Dato che dovrebbe far riflettere di fronte al costante allungamento dell’età pensionistica.
Per Maurizio Landini si continua a morire sul lavoro perché “le aziende considerano la sicurezza un costo”. Il problema è dunque culturale e una conferma arriva da un confronto tra i dati italiani e quelli degli altri paesi europei. Una inchiesta del quotidiano la Repubblica del 2013 ha messo in luce che l’Italia ha il primato europeo dei morti sul lavoro. In valori assoluti battiamo perfino la Germania ma non è certo una vittoria di cui andare fieri.
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