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lunedì 9 marzo 2020

Il Sistema Formigoni tra Eccellenza e Corruzione

Il Sistema Formigoni tra Eccellenza e Corruzione


 I rapporti con le strutture sanitarie private alla base del «modello Lombardia»
Un giro d’affari da oltre tre miliardi di euro all’anno.
di Simona Ravizza

Roberto Formigoni, 71 anni, ha guidato la Regione dal 1995 al 2013

Nell’epoca che fu, lungo il corridoio che dall’atrio conduce all’ufficio al trentacinquesimo piano di Palazzo Lombardia dell’allora governatore Roberto Formigoni, si snoda la scritta: «La politica è azione per il bene comune». E la politica, durante i 18 anni di governo formigoniano coincide soprattutto con la Sanità che muove 18,5 miliardi (ossia l’85% del budget regionale). È prima la delizia, poi la croce del Celeste, 71 anni, da venerdì nel carcere di Bollate per scontare una condanna di 5 anni e 10 mesi per corruzione. La Sanità lo rende grande, la Sanità finisce col distruggerlo per l’inchiesta San Raffaele-Maugeri. Formigoni rimane intrappolato nel «modello lombardo» di cui è l’ideatore: in nome della libertà di scelta del paziente nel 1997 vengono messi sullo stesso piano gli ospedali pubblici e i privati accreditati. Gli anni successivi, fino al 2002, sono quelli del boom delle strutture dei vari Gianfelice Rocca (Humanitas), Giuseppe Rotelli (Gruppo San Donato), Umberto Veronesi (Ieo), Daniele Schwarz (Multimedica). Da quel momento il sistema, che va avanti tuttora, si cristallizza: gli accreditamenti di nuovi letti nelle strutture private vengono bloccati e viene fissato un tetto di spesa con il riconoscimento di un budget predefinito. Oggi, su un totale di 1,4 milioni di ricoveri l’anno, gli ospedali privati ne garantiscono 494,5 mila, pari al 35%, con un fatturato che supera i 2 miliardi (su 5,4). Lo stesso vale per le visite e gli esami ambulatoriali: su 160 milioni di prestazioni totali, 67 milioni (42%) vengono erogate fuori dagli ospedali pubblici
 per un valore di 1,2 miliardi di euro (su 2,9).



I risultati positivi del «modello lombardo» sono principalmente due: 1) con la concorrenza tra pubblico e privato (che non ha diritto al ripianamento delle perdite), la Sanità lombarda è in pareggio di bilancio; 2) l’eccellenza delle cure, dimostrata anche dall’arrivo di pazienti dal resto d’Italia in Lombardia che in termini di attrattività non ha pari a livello nazionale (ogni anno vengono curati 150.769 malati extra-regione che valgono 665 milioni). Sono successi che, anche se a fatica, resistono. Il «modello lombardo» porta, però, anche a enormi storture emerse dagli scandali giudiziari, primi tra tutti quelli del San Raffaele e della Maugeri. Provvedimenti come «le funzioni non tariffabili» e «le maggiorazioni tariffarie» sulla carta vengono varati per riconoscere più rimborsi a chi fa attività complesse (come il pronto soccorso, i trapianti, la riabilitazione e la ricerca). In realtà, come emergerà dalle carte della Procura, dietro l’approvazione di numerose delibere c’è il lavoro dei lobbisti Pierangelo Daccò e Antonio Simone, amici di Formigoni, che dietro ricompense milionarie fanno gli interessi del San Raffaele di don Luigi Verzé e della Maugeri di Pavia. A sua volta il Celeste, per i giudici che l’hanno condannato anche in terzo grado,
ha vantaggi quantificati in 6,6 milioni di euro.


L’inchiesta
In realtà, anche dopo la caduta del Celeste, poco viene fatto per correggere i meccanismi del «modello lombardo» che non devono portare a impoverire gli ospedali pubblici per fare guadagnare i privati più propensi a programmare la propria attività in base ai fatturati. Poche settimane fa il governatore Attilio Fontana ha annunciato la volontà di cambiare rotta, con l’intenzione di chiedere ai privati di programmare la propria attività in base alle cure considerate più necessarie e di evitare il ricorso a ciò che è maggiormente remunerativo, ma clinicamente meno rilevante. È la scommessa su cui si gioca l’XI legislatura: salvare quel che di buono nonostante tutto c’è nel «modello Formigoni», avendo però il coraggio di eliminarne le storture. Nell’interesse dei malati.

Burioni , ha ragione. Se non prendiamo la situazione con il pugno di ferro, moriranno molte persone.E finiamola di dare la colpa al Governo. Negli ultimi dieci anni la sanità è stata stuprata dai ladroni di turno ...La Sars era il banco di prova, e nessuno ha fatto nulla.Complotti, e cagate varie, non aiutano.Ma guardiamoci attorno:sconvogimenti climatici, virus sconosciuti che saltano fuori dai ghiacciai che si sciolgono, spore rimaste ibernate per milioni di anni che si risvegliano .Facciamo i duri, guerre, razzismo, odio viscerale, spendiamo miliardi di dollari o euro per costruire armi, per mandare l'uomo su Marte, invece di investirli nella ricerca e nella sanità. Il Sistema sanitario è quasi al collasso!!! E loro? i politici da 4 soldi, CONTINUANO A SPERPERARE MILIARDI .

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