Diritti, Democrazia, Lavoro, Giustizia sociale,
Legalità, Reddito, Europa
Unions!
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Manifestazione nazionale Fiom-Cgil
Diritti, Democrazia, Lavoro, Giustizia sociale, Legalità, Reddito, Europa.
Roma, 28 marzo 2015
Piazza Esedra ore 14 | Piazza del Popolo ore 16
Lettera di Maurizio Landini ai lavoratori metalmeccanici
Care lavoratrici e cari lavoratori metalmeccanici, sabato 28 marzo ci ritroveremo a Roma per la dignità e la libertà del lavoro.
Nei mesi scorsi, insieme, ci siamo battuti contro il Jobs Act del governo che non crea nuovo lavoro né affronta il dramma della precarietà e della disoccupazione giovanile.
Insieme abbiamo proposto delle alternative e presentato le nostre idee frutto di tante assemblee e discussioni con voi. Ma il governo non ha voluto ascoltarci, ha messo in pratica le indicazioni di Confindustria, imboccato la strada della riduzione dei diritti, sposato le ricette di chi pensa che licenziando si crei nuova occupazione. Abusando della democrazia, il governo, a colpi di fiducia, ha ridotto il Parlamento a mero esecutore della sua volontà.
La nostra lotta però non è finita con il varo del Jobs Act. Come promesso durante lo sciopero generale del 12 dicembre di Cgil e Uil, continueremo a spendere le nostre idee e le nostre energie per difendere il lavoro e i suoi diritti, cambiare il paese e renderlo più giusto.
Questo è un momento importante per il futuro di tutti noi, delle lavoratrici e dei lavoratori, del nostro sindacato che esiste e ha un senso solo se riesce a rappresentare democraticamente i vostri interessi e da voi riceve il sostegno, le idee e le energie necessarie. Per migliorare le condizioni del lavoro dipendente. Per rivendicare un sistema pensionistico più giusto con la riduzione dell’età pensionabile. Per dare un’occupazione a chi non ce l’ha con nuovi investimenti e con la riduzione dell'orario di lavoro. Per cancellare il precariato. Per combattere l'evasione fiscale e la corruzione. Per garantire il diritto alla salute e allo studio. Per istituire forme di reddito minimo. Per riconquistare veri contratti nazionali che tutelino il salario e diano uguali diritti a tutte le forme di lavoro.
Per questo, nel ringraziarvi per quanto abbiamo fatto finora, vi invito a partecipare in massa alla manifestazione del 28 marzo.
L'abbiamo chiamata “Unions!”, usando una lingua che non è la nostra ma utilizzando una parola che richiama le origini del movimento operaio e sindacale. Quando, tanti anni fa, lavoratrici e lavoratori senza diritti scoprirono insieme che per migliorare la propria condizione era necessario coalizzarsi e battersi per conquistare libertà e diritti comuni.
Oggi milioni di lavoratrici e lavoratori hanno visto cancellati i diritti frutto di lunghe battaglie; altri milioni di lavoratrici e lavoratori quei diritti non li hanno neppure mai avuti, dispersi nelle tante forme di lavoro saltuario e sottopagato. Per tutte e tutti il lavoro sta diventando più povero e precario.
Oggi abbiamo bisogno di riprendere il filo dell'impegno comune, delle lotte contro le politiche dei governi che in Italia e in Europa hanno voluto far pagare al lavoro il costo di una crisi prodotta dalla finanza e dalle speculazioni. Per dare rappresentanza al lavoro. Per confrontarci con tutte quelle realtà, associazioni, gruppi e movimenti che nella società affrontano e contrastano il degrado civile prodotto dalla crisi economica e dalla sua gestione politica. Per affermare i principi della nostra Costituzione.
Oggi abbiamo bisogno di un'alleanza, di costruire una coalizione sociale che unisca ciò che il governo e Confindustria vogliono separare, aggregando tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare con le metalmeccaniche e i metalmeccanici, con le delegate e i delegati, con le iscritte e gli iscritti alla Fiom. Per crescere e cambiare abbiamo bisogno di voi, perché la vostra partecipazione e la vostra intelligenza saranno la nostra comune forza.
Vi aspettiamo a Roma il 28 marzo. E da lì continueremo insieme.
Maurizio Landini
i quattro punti del Jobs Act che peggiorano la vita
Indennizzo
L’indennizzo economico, cioè il pagamento di una somma in denaro, diventa la regola generale in caso di licenziamento. E, soprattutto, resta l’unica possibilità per i «licenziamenti economici», cioè quelli che dipendono dal cattivo andamento dell’azienda o del mercato. Finora il reintegro nel posto di lavoro da parte del giudice era possibile se in tribunale veniva accertata la «manifesta insussistenza del fatto» portata dall’azienda a sostegno del licenziamento economico. D’ora in avanti anche in questi casi l’indennizzo sarà l’unica strada. Si tratta di una somma certa, che azienda e dipendente potranno conoscere prima perché cresce con l’anzianità di servizio: due mesi di stipendio per ogni anno di lavoro. Lo stipendio usato per calcolare l’indennizzo sarà l’ultimo, comprensivo delle indennità che il lavoratore trova con regolarità in busta paga ma non dei rimborsi-spese. Il minimo saranno 4 mensilità, garantito anche a chi sarà licenziato dopo meno di due anni di lavoro. Il massimo, 24 mensilità, invalicabile anche per chi sarà mandato via dopo oltre 12 anni. In caso di azienda che subentri a un’altra in una fornitura, l’anzianità di servizio nuova si cumula con quella vecchia. Ma il contratto diventa «nuovo» con l’indennizzo come regola.
Reintegra
Il reintegro nel posto di lavoro da parte del giudice resta possibile, come già avviene adesso, per i licenziamenti discriminatori, cioè quelli decisi dal datore di lavoro sulla base di convinzioni politiche o religiose oppure per l’orientamento sessuale. Mentre il suo campo di applicazione si riduce di parecchio per i cosiddetti licenziamenti disciplinari, cioè quelli adottati sulla base del comportamento del dipendente. Qui la strada del reintegro resta possibile solo in un caso: quando in giudizio viene direttamente dimostrata l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore. L’azienda accusa di arrivare sempre in ritardo, ad esempio, ma le strisciate del cartellino del lavoratore dimostrano che non è così. L’onere della prova è a carico del dipendente. In tutti gli altri casi, invece, c’è solo l’indennizzo economico. L’accertamento del giudice non può riguardare l’eventuale sproporzione della sanzione del licenziamento rispetto al fatto contestato. Anche se dovesse considerare la punizione «esagerata», il magistrato non potrebbe disporre il rientro in azienda del lavoratore. In caso di reintegro, il dipendente deve riprendere servizio entro 30 giorni. Se rinuncia, può chiedere di «convertire» il reintegro in un’indennità pari a 15 mensilità.
Licenziamenti collettivi
Nelle nuove regole rientrano anche i licenziamenti collettivi, quelli che riguardano più dipendenti e che hanno come obiettivo la riduzione del personale. Finora era previsto un risarcimento da 12 a 24 mensilità in caso non venissero rispettate le procedure di comunicazione ai sindacati e il reintegro in caso di violazione dei criteri di scelta, come quelli che danno la precedenza nell’uscita a chi non ha figli o familiari a carico. Con il Jobs act il reintegro sparisce del tutto. In teoria resta possibile in caso di licenziamento collettivo «intimato in forma orale», ma è chiaro che si tratta di un’ipotesi al limite della fantascienza. L’indennizzo economico resta l’unica conseguenza possibile per gli altri due tipi di irregolarità: sia il mancato rispetto delle procedure di comunicazione sia la violazione dei criteri di scelta. L’indennizzo massimo resta fermo a 24 mensilità, mentre quello minimo scende da 12 a 4. Queste regole riguardano solo i nuovi assunti. In caso di licenziamento collettivo che dovesse comprendere dipendenti sia con il contratto a tutele crescenti sia con quello vecchio a tempo indeterminato, a questi ultimi si applicherebbero le regole vecchie, reintegro compreso. Un doppio binario non proprio facile da giustificare.
Disoccupazione
L'importo (massimo) sarà di 1.300 euro mensili e sarà erogato soltanto per i tre mesi successivi alla fine del rapporto di lavoro. Dal quarto in poi scenderà progressivamente del 3% ogni trenta giorni. L'indennità é corrisposta per un massimo di 24 mesi fino al 31 dicembre 2016 e per un massimo di 18 mesi a partire dal 1 gennaio 2017. La rivoluzione chiamata «Naspi» (nuova assicurazione sociale per l’impiego) comincerà il prossimo primo maggio. Sostituirà le attuali Aspi, mini-Aspi e l’una tantum prevista per i collaboratori assicurando, secondo le stime del governo, un sostegno a circa un milione e mezzo di disoccupati. Potranno beneficiarne i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato (solo con riferimento ai contratti a tempo determinato), mentre sono esclusi i lavoratori delle pubbliche amministrazioni a tempo indeterminato e gli operai agricoli perché si tratta di categorie giù tutelate dalla legge vigente. Per usufruirne sarà necessario aver versato almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti e aver svolto almeno 30 giorni di lavoro nei 12 mesi che precedono l’inizio della disoccupazione. Coloro i quali saranno in possesso dei requisiti dovranno inoltrare apposite domanda all’Inps per via telematica entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. Sarà possibile richiederla in un’unica soluzione nel caso venga avviata un’attività autonoma.
"No al Jobs Act. Ri-conquista i diritti cancellati"
Maurzio Landini smentisce le ipotesi che azzardavano a un dissenso con Susanna Camusso.
"Non c'è mai stato un dissenso" con il segretario generale della Cgil, ha ribadito risposto il leader della Fiom. Dissenso nato dalle perplessità sorte in base all'interpretazione della "coalizione sociale", "che la Fiom - ha precisato Landini - ha chiarito puntulaizzando che non c'e' alcuna intenzione di fare un partito.
Infatti la stessa Camusso ha fatto sapere che partecipera' alla manifestazione indetta dalla Fiom per sabato prossimo a Roma. Landini ha inoltre riferito che sono arrivate le adesioni delle federazioni della Cgil, della scuola e del credito: "La presenza di queste categorie, impegnate in difficili vertenze, e' importante. Il nostro obiettivo e' cambiare politiche economiche e sociali che consideriamo radicalmente sbagliate". Insomma, una manifestazione sindacale, aperta come sempre, ha detto Landini che prevede una larga partecipazione a partire dai metalmeccanici a tutte le diverse categorie. "Vogliamo costruire l'unità del mondo del lavoro e del mondo sociale. La nostra manifestazione non è rivolta a questa o quella forza politica, la piazza è aperta a chi condivide le nostre proposte", ha detto ancora Landini.
Sempre oggi Landini ha pjuntato il dito contro le grandi opere. "Questo e' il vero di problema di competitivita' del nostro Paese: non sono i diritti dei lavoratori, ma il fatto che la criminalita' organizzata controlli pezzi interi dell'economia reale". "Le multinazionali non vengono ad investire in Italia perche' c'e' questo problema che riguarda tutto il Paese - ha spiegato Landini - non a caso la Cgil sta raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare, affinche' il Parlamento faccia finalmente una legge sugli appalti, che dica che responsabile degli appalti e' l'azienda appaltante, e che di fronte a qualsiasi cambio di appalto i lavoratori interessati mantengano i loro diritti e non abbassino le loro condizioni. Ora, col Jobs Act, c'e' il rischio che il lavoratore, cambiando appalto - ha concluso Landini - si trovi anche nuovo assunto senza alcun diritto rispetto a prima, e quindi licenziabile".
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Nasce la “coalizione sociale” con Maurizio Landini
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