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venerdì 18 settembre 2009
I lavoratori della Nortel mobilitati contro il licenziamento
I lavoratori della Nortel mobilitati contro il licenziamento
Sarah Di Nella
Sono 38 i lavoratori della multinazionale canadese Nortel, che a Roma e a Milano rischiano il licenziamento. Ma è solo l'inizio dello smantellamento dell'antenna italiana: il gigante delle telecomunicazioni amministrato da Ernst&Young sta vendendo i suoi pezzi al miglior offerente...
Dall’inizio di settembre, i lavoratori italiani di Nortel sono mobilitati contro il licenziamento di 38 persone. Al centro del conflitto lo studio Ernst & Young, designato dalla multinazionale canadese per guidare la procedura di fallimento in Europa. Nortel è da gennaio sotto la protezione della legge canadese su fallimenti, cosa che ha permesso al gigante delle telecomunicazioni – che conta 26 mila dipendenti nel mondo – di lanciare una procedura intracomunitaria di ristrutturazione delle sue 17 filiali europee. Un metodo inedito, permesso dalla direttiva europea 1346/2000 che autorizza una società a dirigere una procedura giudiziaria da un solo paese per l’insieme dell’Europa, in questo caso dalla Gran Bretagna.
A luglio, i lavoratori francesi di Nortel avevano scelto di spettacolarizzare la loro protesta per bucare lo schermo e farsi sentire: avevano piazzato bombole di gas nella loro fabbrica, minacciando di farla esplodere. Erano state ritirate all’apertura dei negoziati, 465 dipendenti sono stati poi licenziati il 31 luglio, ottenendo però un indennizzo supralegale di 7 mila euro a lavoratore e un interessamento ai prodotti delle cessioni di attività che dovrebbe andare dai 20 ai 40 mila euro a persona.
In Italia, i lavoratori stanno moltiplicando le proteste: sciopero a oltranza almeno fino al 22 settembre, stato di assemblea permanente e tre lavoratori in sciopero della fame – poi diventati tre «per le condizioni di salute che erano diventate preoccupanti», spiegano quelli di Nortel sul loro blog http://nortelitaliainlotta.blogspot.com – in via di Grotta Perfetta. Nonostante ciò, la Ernst & Young ha rifiutato ieri la mediazione del ministero del lavoro, l’incontro per ora è stato rinviato al 23 settembre. Una «decisione gravissima e irresponsabile», per la Fiom Cgil.
Sull’edificio di Grotta Perfetta ci sono appese le gigantogradie dei figli dei lavoratori, le stesse sono anche stampate sulle loro magliette, con la scritta «Ernst&Young e Nortel licenziano il nostro futuro».
«Siamo lavoratori altamente qualificati – scrivono i 38 a rischio licenziamento delle sedi di Roma e Milano, in una lettera aperta – ingegneri, progettisti e tecnici delle telecomunicazioni, che Ernst&Young, in qualità di amministratore, sta licenziando su due piedi senza indennità e senza tfr».
Lo scorso 16 settembre, in un incontro al ministro del lavoro, la Ernst&Young aveva fatto sapere di voler «licenziare i lavoratori, di vendere ‘a pezzi’ le attività che rimangono alla Nortel per ricavare più soldi possibile, e di liquidare tutto in Italia entro marzo 2010. Licenziare i 38 lavoratori, quindi, non servirebbe a salvare l’azienda, ma è semplicemente una prima operazione di ‘ripulitura’ per vendere le attività facendo più profitti e chiudere comunque l’azienda tra qualche mese», spiega la Fiom Cgil.
Ernst&Young ha quindi respinto la proposta di usare la cassa integrazione e ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di presentarsi alla convocazione del ministero dello sviluppo economico, il 22 settembre.
«L’atteggiamento di Ernst& Young è gravissimo. L’Italia non è un paese a sovranità limitata – ha dichiarato Roberta Turi della segreteria Fiom Cgil di Roma – Ernst & Young rifiuta qualsiasi proposta alternativa al suo disegno perché a questa multinazionale non interessa il mantenimento dell’attività produttiva e dell’occupazione, l’unico suo obiettivo è di intascare più soldi possibili a discapito di chi lavora e che rappresenta la vera ricchezza di Nortel. Chiediamo al Ministero dello Sviluppo Economico e al Governo, di intervenire in maniera decisa su chi, in un momento di crisi come questo, vuole speculare sulla pelle di chi lavora, utilizzando risorse della collettività».
Il 22 settembre, quelli della Nortel hanno convocato un presidio dalle 13 davanti al ministero dello sviluppo economico, in via Molise. Stasera invece è previsto un loro intervento dal palco della festa della Cgil romana, alle 18 a Caracalla.
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