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venerdì 18 settembre 2009
Il lavoro che cambia. L'indagine sull'occupazione
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Il lavoro che cambia. L'indagine sull'occupazione
di Bruno Ugolinitutti
«Il lavoro che cambia», era il titolo di un inchiesta promossa sei anni fa dai Democratici di sinistra. Che cosa è successo nel frattempo di fronte ad una crisi che scuote gli apparati produttivi? Come sarà il mondo del lavoro dopo la crisi? Le risposte le sta dando una seconda inchiesta, promossa questa volta dal Partito Democratico, in collaborazione con i giovani democratici, nonché con «l’Unità» e «Europa». Il titolo è rimasto quello di sei anni fa. È stata lanciata sui siti dei due quotidiani con un annuncio firmato da Cesare Damiano e Dario Franceschini. Sempre nei due siti i lettori sono invitati a compilare un questionario, redatto con il professor Mimmo Carrieri (coordinatore della ricerca). I risultati saranno analizzati e sintetizzati dalla SWG di Trieste. È stato formato un gruppo di lavoro di cui fa parte Cesare Damiano (oggi capogruppo Pd della Commissione Lavoro alla Camera). Il questionario è diviso in cinque sezioni: il profilo socio-anagrafico e situazione familiare, la situazione occupazionale, aspetti della condizione di lavoro, valutazioni e prospettive, problemi sociali e politici.
Non ci saranno solo i questionari compilati on line. A questi si sommeranno quelli cartacei distribuiti nel corso delle principali feste del Partito Democratico a cominciare da quella dedicata al lavoro, e in corso a Modena. Il materiale raccolto e analizzato confluirà, nella primavera del 2010, sempre a Modena, in un’iniziativa nazionale dedicata al tema del lavoro.
Nell’indagine di sei anni fa, spiega Damiano, erano emersi, attraverso 23 mila questionari, alcuni dati salienti. Ad esempio sulla condizione salariale, con la denuncia di buste paga mediamente pari a mille euro al mese. Nonché sul fatto che il 20% delle famiglie non ce la facevano ad arrivavano alla fine del mese. Un altro elemento riguardò la scelta della flessibilità che quando durava a lungo diventava precarietà. Non scaturiva dalle risposte dei questionari, osserva Damiano, una percezione tutta negativa sulla qualità presente in quel tipo di lavori. Ad essi però non corrispondeva una retribuzione adeguata e la certezza di poter trasformare la flessibilità in lavoro stabile. Tutto questo spinse, sottolinea ancora Damiano, ad avviare una stagione legislativa capace di affrontare tali tematiche. Così con la proposta (elaborata insieme a Tiziano Treu) di una carta dei diritti dei lavoratori, fino alla promozione di alcuni primi interventi di legge.
Resta il fatto che oggi quella fotografia costruita nel 2003 presenta aspetti deteriorati. Che cosa potrebbe scaturire dai nuovi questionari? «Intanto c’è da osservare che il mondo del lavoro paga in modo differenziato la crisi, anche se tutti vengono toccati. I primi ad essere colpiti sono coloro che hanno un lavoro a termine. Vengono lasciati a casa i lavoratori a progetto, gli interinali. L’ultima rivelazione parla di 100mila rapporti di lavoro interinali persi: sono il 30 per cento di quella forma di lavoro. Pagano i precari della pubblica amministrazione, basta vedere che cosa succede nella scuola».
Eppure il governo afferma di non voler abbandonare nessuno…«Parla così e poi si fa promotore di licenziamenti di massa, senza protezione. Del resto paga la crisi anche il mondo del lavoro protetto perché il ricorso alla cassa integrazione porta la retribuzione del lavoro stabile da una media di 1200 euro mensili (per un lavoratore con oltre 30 anni di lavoro) a 800 euro al mese».
La nuova indagine, insomma, servirà ad aprire meglio gli occhi su una realtà in movimento. Sarà anche un modo per smentire coloro che vedono il Pd non adeguatamente interessato al mondo del lavoro? «Siamo l’unico partito» risponde Damiano «che mette in campo un’iniziativa del genere. Il lavoro soffre di un oscuramento, dovuto anche a 30 anni di liberismo che hanno messo sull’altare la finanza, il mercato libero e selvaggio, e hanno mandato nella polvere la manifattura e il lavoro. Noi cerchiamo di aprire dei varchi e credo che un partito come il Pd debba avere profonde radici popolari e quindi nel mondo del lavoro. L’inchiesta e la Conferenza possono essere uno strumento importante».
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