Non ci sono solamente certificazioni apparentemente false e mascherine irregolari immesse sul mercato. Ora c'è un nuovo fronte nell'inchiesta a carico dell'ex presidente della Camera, Irene Pivetti, e della sua Only Logistics Italia, la società di cui è legale rappresentante: la procura di Roma ha deciso di fare accertamenti sul contratto milionario stipulato dall'azienda con la Protezione civile e ieri i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria hanno acquisito la documentazione presso la sede dell'Ente: la Only avrebbe dovuto importare dalla Cina 15 milioni di mascherine Ffp2 per 30 milioni di euro, che lo Stato, secondo la precedente normativa, avrebbe pagato
per il 60% in anticipo e il 40% alla consegna.
Il contratto prevedeva anche che una percentuale della partita potesse essere commercializzata dalla società in canali privati. Così una parte delle mascherine è stata venduta in alcune farmacie del Savonese che, però, le hanno messe in commercio con ricarichi fino al 250%. Da qui è partita la prima indagine, della procura di Savona, e la Finanza ha sequestrato un carico di dispositivi a Malpensa, accertando la mancanza di certificazione.
La Pivetti è accusata di frode in commercio e immissione sul mercato di prodotti non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza anche dalla procura di Siracusa, che due giorni fa ha disposto una perquisizione nelle sedi e nei magazzini della Only e del distributore, la Stt Group Srl di Salvatore Statuto, pure lui indagato. La merce messa in vendita, secondo gli investigatori, apparteneva a una partita per la quale il direttore centrale dell'Inail aveva espressamente vietato l'immissione in commercio. Ma non è tutto.
Le mascherine erano accompagnate da una certificazione di conformità emessa da «un organismo notificato polacco, la Icr Polska - è scritto negli atti - ma da una ricerca effettuata il codice relativo al certificato è risultato disconosciuto, perché invalidato o falso». Intanto i conti della società sarebbero stati bloccati dai pm di Savona.
IL CONTRATTO
Ad insospettire chi indaga è anche il contratto stipulato con la Protezione civile: la Finanza dovrà verificare se fosse regolare o meno, sia per quanto riguarda la parte economica, sia per la clausola che prevedeva la possibilità di vendere mascherine privatamente. I militari hanno acquisito pure una copia dei documenti sui rapporti finanziari, anche se la fornitura è poi stata bloccata. Il contratto risale al 17 marzo e i dati sono riportati nell'elenco delle forniture messe online dalla stessa Protezione civile.
Il Dipartimento ha dichiarato di avere messo «a disposizione tutta la documentazione sui contratti di fornitura», sottolineando di essere «estraneo all'indagine» e di «restare a disposizione dei magistrati». Mentre qualche giorno fa aveva smentito l'esistenza di un accordo riservato con la Only.
La Pivetti invece ha dichiarato che la vicenda si chiarirà presto e ha respinto le accuse: «Non si può mettere in mezzo una istituzione così importante per l'Italia per una vicenda che presto sarà chiarita. Ben vengano le indagini - ha proseguito l'ex presidente della Camera - serviranno a stabilire la verità, mettendo fine alla cagnara sollevata, a un can-can che imploderà su se stesso». L'ex politica ha anche ribadito di «essere una persona seria, alla guida di un'azienda seria», che ha milioni di mascherine ferme in Cina che venderà «in altri Paesi, visto le richieste che ho e che in Italia non me le fanno vendere. Ci sono problemi di burocrazia mal raccontata che fanno del male al Paese».
E sul punto ha fatto l'esempio della certificazione Inail che, sostiene, «serve soltanto per i dispositivi di sicurezza in ambiti di lavoro, ma questo non vuol dire che le mascherine che non ne sono in possesso non sono buone». A suo dire, i prodotti importati dalla Only erano «assolutamente buoni». Mentre per quanto riguarda il certificato di conformità emesso dalla polacca Icr Polska, che la Procura di Siracusa ritiene sia taroccato, la Pivetti, ha precisato:
«Se fosse così che io e la società saremmo parte lesa».
2 – LA CONTABILITÀ SALATA DELLE MASCHERINE E UNA PARTE DEI SOLDI È DIRETTA ALLE CAYMAN
Contratti per oltre 350 milioni di euro fatti dalla Protezione civile per comprare mascherine, tute, guanti e altri dispositivi di protezione. Oltre 97 milioni di euro già pagati, più di un quarto dei quali sono finiti alla società di Irene Pivetti. Con qualche opacità e una certezza: la promessa di mascherine chirurgiche a 50 centesimi l' una nei negozi fatta dal governo appare difficile da mantenere. Va detto che si tratta di contratti stipulati in fretta, con la pressione della più grave emergenza sanitaria degli ultimi settant' anni. Solo che i soldi pubblici rischiano di finire un po' ovunque. Anche in paradisi fiscali, che poco c' entrano con produzione e vendita di dispositivi anti-Covid.
La Stampa e IrpiMedia hanno potuto visionare i contratti stipulati finora per l' emergenza coronavirus dall' organismo che sta gestendo la crisi. Si tratta di 91 contratti per l' approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale (Dpi), per un totale di 356,5 milioni di euro. Al 10 aprile scorso, risultano pagati oltre 97 milioni di euro. Tra questi, forniture di mascherine per una cifra compatibile con un prezzo finale di 0,50 euro ce ne sono davvero poche. La Pluritex srl ad esempio ne ha vendute 100 mila, con un contratto del 3 marzo.
La Protezione Civile le ha pagate 70 centesimi ciascuna. Alla Imagro spa invece le stesse mascherine chirurgiche sono state pagate 10 centesimi in meno ciascuna. Il prezzo record lo strappa però la giapponese Tokyo Medical Consulting, che si fa pagare 1,67 euro l' una 260 mila mascherine chirurgiche, per un totale di 435 mila euro già liquidati.
Si tratta in questo caso di un contratto stipulato
tramite il ministero degli Esteri e l' Ambasciata d' Italia.
I soldi alla Pivetti
Certo, erano i giorni più cupi dell' emergenza, quando mezzo mondo cercava mascherine e sul mercato era davvero complicato trovarne. Certamente compatibili con il tetto di 0,50 euro in negozio sono i quasi 4 milioni di pezzi comprati dalla Mediberg, azienda italiana specializzata proprio nella produzione di dispositivi medici, che ha fissato un prezzo di 0,24 euro nei giorni caldi dell' emergenza (due contratti del 5 e 8 marzo). Difficile rientrare nel limite invece con gli 0,44 euro pagati alla Only Italia Logistics di Irene Pivetti.
Il contratto, firmato dalla stessa ex parlamentare - adesso indagata dalla procura di Siracusa -, prevedeva la fornitura di mascherine Ffp2 e chirurgiche, per un valore complessivo 25,2 milioni di euro. L' accordo è del 17 marzo scorso ed è uno dei pochi interamente pagati dalla Protezione Civile secondo i documenti consultati da La Stampa e Irpimedia.
Da solo, vale più di un quarto dei pagamenti effettuati finora.
La Protezione Civile ha accettato anche alcuni fornitori respinti invece da Consip.
Oltre alla Winner Italia, azienda produttrice di medaglie e trofei, c' è la Agmin Italy. Azienda veronese controllata dai costruttori romani Cucchiella, aveva vinto una serie di lotti nelle gare Consip per mascherine e altri dispositivi per essere poi esclusa dopo le verifiche. Agmin che peraltro è stata, nel 2018, esclusa per 3 anni dalle gare della Commissione Ue
per irregolarità in una fornitura in Bielorussia.
La particolarità del contratto con la Protezione Civile (mascherine e tute isolanti) è però un' altra. La società di Verona indica come estremi di pagamento un conto presso la British Arab Commercial Bank di Londra. Intestato allo Scipion Active Trading Fund delle Isole Cayman, paese sulla lista nera dei paradisi fiscali.
Anche se l' indicazione di un soggetto terzo per il pagamento in un appalto pubblico non è ammesso dalla normativa vigente. Per le commesse della Agmin non risultano pagamenti effettuati alla data del 10 aprile scorso.
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