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domenica 3 aprile 2016

Francia: un milione in piazza contro il jobs act


Francia: un milione in piazza contro il jobs act
Scioperi in tutto il Paese. Bloccati porti e scuole, disagi negli aeroporti,
 chiusa la Tour Eiffel. 650 chilometri di code.

Centinaia di migliaia di persone, più di un milione secondo gli organizzatori, hanno invaso oggi le piazze francesi contro la riforma del codice del lavoro, conosciuta anche come legge El-Khomri. Il progetto di legge, partorito dalla giovane ministra del lavoro dalla quale prende il nome, ha mobilitato ancora una volta (la quarta in un mese) lavoratori, studenti universitari e liceali in più di 260 città d'oltralpe. Con orari e modalità diverse, il paese è stato scosso dalle iniziative di protesta che si sono saldate con lo sciopero dei lavoratori dei trasporti. L'appello a manifestare era partito dai sindacati CGT e Force Ouvrière, che già promettono nuove iniziative per il 9 aprile prossimo. Secondo gli organizzatori, la mobilitazione generale di oggi avrebbe superato di gran lunga, per numero di partecipanti, quella del 9 marzo scorso, quando, a sfilare per le strade era stato un numero che variava da 240.000 (secondo le autorità) a 500.000 secondo le organizzazioni sindacali. 

Mentre il progetto di riforma, pur rimaneggiato, è in commissione all'Assemblea Nazionale, i sindacati chiedono, sic et simpliciter, il ritiro dell'intero progetto di legge, colpevole di produrre una drastica diminuzione dei diritti dei lavoratori. Nonostante le modifiche, infatti, la legge El-Khomri continua a sembrare troppo sbilanciata in favore della parte datoriale, in particolare per quel che riguarda i licenziamenti e le ore di lavoro straordinario che, di fatto, come più volte sottolineato, svuoterebbero il potere contrattuale dei salariati.

A Parigi, dove il corteo era previsto per il primo pomeriggio, si sono verificati momenti di tensione. Anche nelle mobilitazioni che si sono tenute in mattinata, non sono mancati gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, soprattutto nel nord-ovest del paese, a Rennes e a Nantes, in particolare. Ai lanci di pietre, gli agenti hanno risposto con i lacrimogeni. La tensione era, a tratti, altissima, anche a causa del video, diffuso nei giorni scorsi, nel quale si denunciava la violenta repressione degli agenti di polizia su un adolescente, che partecipava a una protesta nella capitale. Ci sarebbero attivisti fermati in molte città. A Brest, l'ultimo lembo di terra francese sull'Atlantico, il municipio è stato invaso dai manifestanti. E intanto, a giudicare dall'insistenza con la quale alcune centinaia di giovani stanno cercando, per esempio a Rennes, di arrivare in un luogo simbolo della città come Place du Parlement, sembra prendere corpo l'ipotesi secondo la quale la manifestazione di oggi non terminerebbe con lo scioglimento del corteo. Nonostante i ripetuti respingimenti operati dalle forze dell'ordine, i manifestanti avrebbero intenzione di occupare la piazza, in linea con un appello che, rivela il quotidiano "Ouest-France", circolerebbe in rete con lo slogan Nuitdebout (notte in piedi). L'obiettivo sarebbe, appunto, replicare le esperienze di Occupy o degli Indignados. La situazione continua a essere tesa. Il governo francese deve decidere se ritirare il progetto di legge, aprire a ulteriori e drastiche modifiche o continuare per la sua strada, in maniera del tutto impopolare. Già ieri, a causa dell'opposizione trasversale della destra e della sinistra, il presidente Hollande aveva dovuto incassare una bruciante sconfitta sulla revisione costituzionale. Il suo gradimento è ai minimi storici, intorno al 18%, record negativo per un capo dello stato francese, mentre mancano solo 14 mesi alle elezioni .

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IN ITALIA


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Jobs Act: Morto il Contratto Indeterminato


Jobs Act: 
morto il contratto a tempo indeterminato

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’Unione Sindacale di Base. – E’ in atto una campagna 
mediatica sia a livello televisivo che di stampa, tesa a promuovere il Jobs Act quale strumento di 
stabilizzazione del lavoro; anche sui locali giornali web, infatti , sono apparsi comunicati  come ad 
esempio quello di Federlazio di qualche giorno fa, che affermerebbero che  questo provvedimento 
varato dal governo Renzi  avrebbe incrementato le assunzioni a tempo indeterminato.

Spiace andare contro tendenza ma la nostra opinione è tutt’altra:  attraverso questa riforma del lavoro, il contratto a tempo indeterminato ha cessato di esistere.

Premesso che, anche sotto il profilo dei numeri, il campanello d’allarme arriva dall’Istat per quanto 
riguarda i rapporti di lavoro a tempo indeterminato che, nonostante gli incentivi, cominciano a dare 
segnali di rallentamento (nel trimestre agosto-ottobre 2015 , infatti,  i lavoratori con contratto 
permanente risultano 32 mila in meno, mentre i lavoratori a termine  87 mila in più),  noi vogliamo 
riflettere sullo svuotamento del significato di “contratto a tempo indeterminato”.

Con la  definitiva abolizione dell’art. 18, contenuta n el Jobs Act,  infatti, il datore di lavoro può licenziare senza giustificato motivo,  in quanto non è più previsto il reintegro nel posto di lavoro nel caso in cui il giudice  stabilisca che il licenziamento è illegittimo. Se, poi , a questo aggiungiamo gli sgravi contributivi che il governo ha concesso alle imprese tramite la Legge di Stabilità, 
 il quadro è completo: le imprese assumono beneficiando degli sgravi contributivi,  sapendo che possono licenziare in qualsiasi momento.

Primi esempi di “licenziati a tutele crescenti” ci risultano essere stati tre operai della cartiera Pigna 
Envelopes di Tolmezzo, assunti a marzo con il contratto a tempo indeterminato introdotto dal Jobs Act , dopo soli otto mesi l’azienda li ha lasciati a casa. Eppure la Società ci risulta abbia potuto beneficiare dei generosi incentivi che 
esonerano il datore di lavoro dal pagamento dei contributi per tre anni”.

Possiamo capire così  come  il  governo  ne faccia  un suo cavallo di battaglia e, soprattutto,  perché i 
suoi  fidi alfieri, che di certo non sono  i lavoratori ma le parti datoriali e le imprese, difendano 
appassionatamente questa riforma.

L’abolizione dell’art. 18 e l’introduzione del  contratto a tutele crescenti, che vuol dire zero tutele per un lungo periodo lavorativo e   la decontribuzione per le aziende per i primi tre anni,  stanno creando un turnover di precari nelle imprese senza alcuna possibilità reale di stabilizzazione,
 una sorta di caporalato legalizzato.
Sta avvenendo, e i fatti ce lo confermano, che molti contratti a tempo determinato vengono sostituiti con quelli a tempo indeterminato soltanto perché le aziende beneficiano di questi   sgravi contributivi ma i lavoratori sono condannati ad un precariato a vita ed i licenziamenti non riguarderanno più vere crisi aziendali o negligenze del dipendente, bensì periodici ricambi di forza lavoro che darà diritto a nuovi sgravi alle imprese.

Nella bieca giustificazione che abbia rappresentato un ostacolo alle assunzioni,   è stata compiuta 
attraverso il Jobs Act , la reale devastazione del diritto fondamentale del lavoro e, ancor peggio, è stato messo in atto un infame tentativo di mettere  padri contro i figli , generazione contro generazione, facendo passare per privilegi  quei sacrosanti diritti (come il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo) che delineano il confine tra dignità e schiavitu' .

IN ITALIA E' PASSATO SENZA PROBLEMI ...


LEGGI IN FRANCIA COSA SUCCEDE


Un milione di persone sono scese in piazza 
In Francia per protestare contro la riforma del lavoro che in Italia e’ stata approvata senza che si muovesse foglia. I francesi e’ noto che sono un osso duro la loro storia gli fa onore,per l’Elite imporre riforme liberiste sara’ dura.Ci sono stati scontri con la polizia che ha usato spray urticanti e cariche per disperdere i manifestanti.

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venerdì 2 aprile 2010

Francia , Fabbrica chiude : operai piazzano molotov su cisterna gas ....

Francia/ Fabbrica chiude:operai piazzano molotov su cisterna gas. DIpendenti Sodimatex vogliono migliori indennità licenziamento.

Una trentina di dipendenti di
una fabbrica di accessori d’auto minaccia di far saltare in aria
una cisterna di gas per protestare contro la prevista chiusura
dell’azienda Sodimatex e per ottenere migliori indennità di
licenziamento.

I dipendenti della fabbrica, che si trova una settantina di
chilometri a nord di Parigi, hanno piazzato delle molotov attorno
alla cisterna, lunga circa 5 metri. Sul posto ci sono un
centinaio di gendarmi e pompieri.

La cisterna sarebbe stata riempita poco tempo fa: “Se scoppia,
non sarà solo la fabbrica a saltare in aria. Peggio per loro, se
è questo che vogliono”, ha dichiarato un operaio.

Nel pomeriggio di oggi dovrebbe riunirsi una tavola rotonda con
il prefetto, la direzione della Sodimatex e i rappresentanti
sindacali dell’azienda, che dà lavoro a 92 persone. La sua
chiusura era stata annunciata un anno fa.

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venerdì 22 gennaio 2010

Francia. Operai tengono in ostaggio 4 manager

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Francia. Operai tengono in ostaggio 4 manager

Quattro dirigenti del gruppo metallurgico svedese Akers sono in ostaggio da ieri sera in una fabbrica nella Francia centrale da alcuni lavoratori che chiedono migliori liquidazioni.
Akers ha annunciato a novembre la chiusura dello stabilimento di Fraisses, con relativo licenziamento di 117 dipendenti.
Il ministro dell’Industria Christian Estrosi ha denunciato l’azione dei dipendenti, non la prima di questo tipo in Francia, e ha chiesto che si arrivi ad una rapida conclusione della vicenda.
«Non ci può essere alcun ritorno al dialogo finché i manager non verranno liberati», ha commentato Estrosi in un comunicato, definendo «irresponsabile» il gesto dei lavoratori.
Il responsabile dello stabilimento Laurent Dousselin ha detto alla francese iTele di aver parlato con i dirigenti dell’azienda in Svezia e di aver avuto indicazioni di interrompere i negoziati.
La televisione francese ha detto che i dipendenti chiedono una liquidazione di 30.000 euro. I sindacati, al momento, non hanno commentato l’episodio, ma alcuni sindacalisti hanno detto che questo genere di protesta, una sorta di ultima spiaggia per i dipendenti, ha procurato concessioni importanti da parte delle multinazionali in passato.
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