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martedì 10 agosto 2010

Quarant’anni e sognare un lavoro




Quarant’anni e sognare un lavoro

di Bruno Ugolini

Tempo di ferie. Ma come sempre c’è chi, anche in vacanza, riflette con qualche tremore sulla propria condizione. Sono i precari. Come Andrea di 37 anni, consulente ambientale, che confessa: «Per le ferie esiste il pericolo di non percepire compenso. Si è sempre a rischio di licenziamento». Troviamo la sua storia in una serie di “carte d’identità” raccolte dall’associazione «20 maggio - Flessibilità sicura», una costola del Pd, curata da Davide Imola. Quel che colpisce di questa “galleria”, con tanto di foto segnaletiche, è l’età. Non sono più dei ragazzini. Hanno quasi tutti oltrepassato i 30. Sono quasi degli “Splendidi quarantenni” come direbbe Nanni Moretti. Con mappe delle loro “carriere” che sembrano un labirinto senza fine. Andrea, ad esempio, è stato operatore telefonico, poi per diverse occasioni collaboratore occasionale, poi tecnico riabilitatore di fauna selvatica, poi collaboratore a progetto come direttore di un centro di recupero fauna selvatica, poi consulente ambientale di un Ente Nazionale. È stato obbligato a diventare una partita Iva. Un buon lavoro, ma il compenso non corrisponde alle responsabilità e all’impegno. La sua aspirazione? «Sapere con un mese di anticipo se la collaborazione verrà rinnovata…».
Sono tanti come lui. C’è un archeologa, sempre a partita Iva, che racconta: «Se piove gli operai del cantiere aspettano le 9 e poi per loro scatta la cassa integrazione, non prevista per gli archeologi. Non ho diritto al casco e alle scarpe anti-infortunio. Anche l’assicurazione anti infortuni è a carico mio. Se devo fermare i lavori perché emergono dei reperti archeologici divento il nemico e mi si accusa di fermare i lavori per prolungare il mio contratto». Mentre Desiree di 30 anni ha un contratto da impiegata delle industrie alimentari e invece vola in aereo, come assistente di bordo. Non le è mai stata riconosciuta la mansione di assistente di volo e non può godere dei vantaggi del personale navigante: non ho un fondo volo, non ha copertura assicurativa. Se l’aereo dovesse avere un incidente lei risulta a bordo come passeggera. L’hanno mandata in Africa senza profilassi malarica e senza nessuna vaccinazione.
C’è poi Giovanna di 35 anni. Questa è, come dire, una precaria di alto livello. È laureata in medicina e specializzata in chirurgia generale. È a partita Iva presso un pronto soccorso. «Non posso programmare la maternità, l’alternativa è trovare un compagno ricco. Vorrei un sistema sanitario pubblico non gestito in modo clientelare. Solo così le persone come me, che hanno i titoli, potrebbero essere assunte e lavorare in modo tutelato e volto alla migliore cura per il cittadino». Sono i sogni di questi magnifici quasi quarantenni. Immaginano un’Italia diversa.



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