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Pomigliano. Il documento conclusivo del comitato centrale Fiom
Comitato centrale Fiom
[15 Giugno 2010]
Pubblichiamo il testo integrale del documento conclusivo della riunione del comitato centrale della Fiom che si è svolta ieri, e che ha deciso di respingere la proposta della Fiat per lo stabilimento di Pomigliano. Il documento è stato approvato all'unanimità. Spiega molto chiaramente le ragioni del no e offre proposte concrete per riaprire la trattativa. Oggi, alla 14, i sindacati sono stati convocati dall'azienda: la Fiom è stata invitata «per conoscenza»
Venerdì 11 giugno il Gruppo Fiat ha confermato, in un incontro al ministero dello Sviluppo economico, la
scelta di cessare l’attività di Termini Imerese, trasferendo in Polonia la produzione della Ypsilon entro il 21
dicembre 2011 e, permanendo l’assenza di reali e concrete soluzioni industriali, ciò significa cancellare oltre
2.200 posti di lavoro e una delle più importanti attività industriali di tutta la Sicilia.
Nella stessa giornata, il Gruppo Fiat ha condizionato l’investimento 700 miliardi di euro per produrre nel
2012 la Panda a Pomigliano all’accettazione di una proposta ultimativa, non negoziabile, che nel delineare
un nuovo sistema di utilizzo degli impianti e di organizzazione del lavoro deroga all’applicazione del Ccnl e
di diverse norme di legge in materia di sicurezza e salute sul lavoro e nel lavoro a turni.
Ci riferiamo, ad esempio, al fatto che le condizioni della Fiat sanciscano che: lo straordinario obbligatorio passa da 40 a 120 ore annue con possibilità per l’azienda di comandarlo come 18° turno, nella mezz’ora di pausa mensa, nei giorni di riposo, per recuperi produttivi anche dovuti a non consegna delle forniture; le pause sui montaggi si riducono da 40 a 30 minuti giornalieri; si può derogare al riposo di almeno 11 ore previste dalla legge da un turno all’altro per il singolo lavoratore; l’azienda può decidere di non pagare il trattamento di malattia contrattualmente previsto a suo carico; l’azienda può modificare le mansioni del lavoratore senza rispettare il principio dell’equivalenza delle mansioni; l’azienda ricorre per 2 anni alla Cigs per ristrutturazione senza rotazione, con l’obbligo del lavoratore alla formazione senza alcuna integrazione al reddito.
Inoltre, la proposta ultimativa della Fiat contiene un sistema sanzionatorio nei confronti delle
organizzazioni sindacali, delle Rsu e delle singole lavoratrici e lavoratori che cancella il diritto alla
contrattazione collettiva fino a violare le norme della nostra Costituzione in materia di diritto di sciopero e
licenziabilità.
Mentre Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno aderito alla posizione della Fiat, la Fiom-Cgil ha dichiarato
inaccettabili tali proposte e richiesto alla Fiat di non considerare concluso il negoziato.
Il Gruppo Fiat ha preso atto delle adesioni, ribadito che la proposta era conclusiva e non negoziabile e nel
caso la non firma della Fiom avesse determinato l’inapplicabilità di tali contenuti si sarebbe riservata di
valutare la conferma o meno dell’investimento a Pomigliano.
La scelta della Fiat segna un passaggio di fase radicale nel sistema delle relazioni industriali affermando il
superamento dell’esistenza del Contratto nazionale e assume pertanto una valenza generale che coinvolge
l’intera categoria.
Se si afferma il principio che per investire in Italia è necessario derogare dai Ccnl e dalle Leggi si apre una
voragine che indica quale uscita dalla crisi la riduzione dei diritti, dei salari e una modifica di fatto della
Costituzione sociale e materiale.
Il Comitato centrale della Fiom, a partire dal Piano industriale della Fiat presentato il 21 aprile 2010,
considera necessario mettere in campo tutte le iniziative utili a realizzare la difesa, l’innovazione e lo
sviluppo delle produzioni automobilistiche in Italia e dell’occupazione. Rivendichiamo la definizione, frutto
di un confronto tra tutte le parti, di un piano di intervento pubblico sul terreno della mobilità sostenibile e
dello sviluppo della tecnologia alternativa, compresa la mobilità elettrica, e di un reale coordinamento tra
le varie istituzioni.
La Fiat, nello stabilimento di Pomigliano, ha dato disdetta degli accordi aziendali in materia di orari di lavoro
e organizzazione della produzione e in sostituzione ha proposto un nuovo accordo i cui contenuti sono
quelli prima richiamati condizionando gli investimenti all’accettazione da parte di tutte le organizzazioni
sindacali.
Pertanto, in assenza di una soluzione aziendale condivisa tra tutte le parti stipulanti, l’unico strumento in
vigore e condiviso in materia di orario e organizzazione del lavoro è il Contratto collettivo nazionale.
L’applicazione del Ccnl permette alla Fiat la definizione di un regime di orario articolato anche su 18 turni,
previo esame congiunto con le Rsu e l’utilizzo di 40 ore pro capite di straordinario comandato.
Ciò permette alla Fiat di avere garantita una produzione annua di oltre 280.000 Panda con una produzione
giornaliera su tre turni di 1.050 vetture che sono gli obiettivi dichiarati dal Gruppo per realizzare gli
investimenti a Pomigliano.
Se la Fiat sceglie di applicare in tal modo il Ccnl e le leggi, la Fiom ne prende atto senza alcuna opposizione,
disponibili ovviamente a una applicazione anche delle parti più rigorose e severe.
Non accedere a questa soluzione renderebbe evidente che per la Fiat l’obiettivo non è né quello della
produzione né quello della flessibilità/compatibilità produttiva, ma come evidenziato dalle dichiarazioni dei
ministri Sacconi e Tremonti l’obiettivo diventerebbe quello di voler affermare il superamento del Ccnl e
aprire la strada al superamento dello Statuto dei diritti dei lavoratori.
Il Comitato centrale della Fiom ribadisce inoltre che deroghe al Ccnl e la messa in discussione di diritti
indisponibili non sono materia a disposizione della contrattazione, sia nei singoli stabilimenti che a livello
nazionale. Tanto meno, possono essere materia di ricatto verso le lavoratrici e i lavoratori che dovrebbero
scegliere tra mantenere un posto di lavoro o rinunciare ai loro diritti individuali, compresi quelli sanciti dalla
Costituzione in materia di sciopero e di contrattazione collettiva delle condizioni di lavoro, elementi che
uniscono la libertà e la democrazia di un paese.
Per l’insieme di tali impegni il Comitato centrale condivide e sostiene la scelta di considerare non
accettabile il documento conclusivo proposto dalla Fiat per lo stabilimento di Pomigliano e di conseguenza
decide che la Fiom non può firmare un testo con contenuti che mettono in discussione diritti individuali,
deroghe al Ccnl e con profili di illegittimità in materia di malattia e diritto allo sciopero.
Il Comitato centrale della Fiom ribadisce la piena disponibilità a garantire l’efficienza e la flessibilità
produttiva dello stabilimento di Pomigliano attraverso un’intesa che garantisca il massimo utilizzo degli
impianti, le flessibilità orarie utili a rispondere alla fluttuazione del mercato, un’organizzazione della
produzione che garantisca qualità e produttività, salvaguardando le condizioni di lavoro. Tutto ciò è
possibile realizzarlo nell’ambito del Ccnl e delle Leggi esistenti e su tali basi si riapra un vero tavolo di
trattativa per giungere a un accordo.
Il Comitato centrale esprime profondo rispetto e massima solidarietà verso le lavoratrici e i lavoratori della
Fiat. La Fiom nazionale concorderà con la Fiom di Napoli le modalità per dare continuità al proprio ruolo di
rappresentanza e tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.
[Approvato all’unanimità]
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