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lunedì 27 aprile 2020

Rivolta di Sindaci e Medici Contro la Regione Lombardia

Rivolta di Sindaci e Medici Contro la Regione Lombardia

“Nessuna strategia, ci ha abbandonati”

La rivolta di sindaci e medici contro la Regione Lombardia: “Nessuna strategia, ci ha abbandonati”
A due mesi dall’inizio dell’emergenza Coronavirus in Italia la Regione Lombardia vine fortemente criticata per la gestione della pandemia: sindaci e medici lombardi attaccano l’operato delle autorità regionali, accusandole di essere stati abbandonati e non adeguatamente sostenuti nella loro lotta in prima fila contro il Covid-19. Contro le decisioni della giunta Fontana si schiera anche Legacoop Lombardia, associazione di categoria che denuncia la diffusione del contagio
dalle aziende rimaste aperte durante il lockdown.

Il sindaco di Gussago (Brescia): “La Lombardia non lo dice ma mi viene il sospetto che ci stia facendo raggiungere l’immunità di gregge”
Tra i sindaci lombardi che hanno attaccato la gestione dell’emergenza a livello regionale c’è Giovanni Coccoli, primo cittadino di Gussago, in provincia di Brescia. Ieri il sindaco ha inviato una lettera con parole molto forti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte, dicendo che la sua comunità è stata abbandonata. “Stiamo assistendo al dramma per cui le persone non si recano più in ospedale, né vi portano i propri cari anziani perché hanno paura che se questo viene a mancare non lo rivedono più”, denuncia Coccoli a TPI. “Dall’altro lato ci sono persone sintomatiche presso il proprio domicilio che non vengono più ricoverate. Le terapie per i malati qui i medici di base le fanno al telefono,
perché alcuni dei medici sono positivi quindi ovviamente non escono di casa”.

“La Lombardia non lo dice ma mi viene il sospetto che ci stia facendo raggiungere l’immunità di gregge”, dice il sindaco, “Boris Johnson lo ha dichiarato ed è finito in terapia intensiva, qui anche se non viene dichiarato la linea sospetto sia la stessa: non controlliamo nessuno e vediamo chi sopravvive”. Coccoli accusa la giunta regionale di una “totale mancanza” durante la gestione della crisi e si dice contrario alla possibilità di riaprire dopo il 4 maggio. “A Roma non c’è la percezione di quello che sta accadendo: a Brescia abbiamo superato i numeri di Bergamo. Mi fa imbestialire che i dati ufficiali a Brescia delle ultime 3 settimane sono parziali perché tutti i positivi delle Rsa non vengono pubblicati, vengono trasmessi solo a noi sindaci. Oggi (22 aprile, ndr) ad esempio i dati ufficiali parlano di 161 positivi, io ne ho registrati 178. Questi 17 sono tutti anziani positivi presso le Rsa del mio comune: nessuno ne risponde perché questi dati non vengono pubblicati.
Di cosa abbiamo paura?”.

Fase 2, medici lombardi contro la Regione:
“Piano inconsistente, nessuna analisi per correggere errori fatti”
Contro la gestione lombarda dell’emergenza si sono schierati anche i medici di medicina generale della Lombardia. Paola Pedrini, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia ha parlato di “assoluta inconsistenza dei contenuti del documento sulla ‘Fase 2’, di recente approvato dal Consiglio regionale della Lombardia, riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario”. Tali proposte, secondo il medico “altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti,
dolorosamente, nella gestione di questa pandemia”.

“Altro che runner, i contagi sono arrivati dalle aziende sempre aperte”:
 la denuncia di Legacoop Lombardia
“Una fase 2 senza un piano è pura follia, non bastano certo guanti e mascherine”. La Legacoop lombarda è tra le associazioni di settore che sottolineano la grave situazione sanitaria nella provincia di Bergamo. Su TPI l’associazione ha denunciato che i contagi sono arrivati tramite le aziende aperte durante il lockdown. E andando contro i loro stessi interessi, chiedono di frenare sulla riapertura.

Sindaco di Segrate: “Regione ha responsabilità per queste morti, ha agito troppo tardi”
“La Regione Lombardia ha sulla coscienza queste morti, ha agito troppo tardi, non ha mai avuto un piano”. Sono le dure parole di Paolo Micheli, sindaco di Segrate (Milano), sulla gestione lombarda della crisi sanitaria. “Nel nostro comune ci sono centinaia di persone che avrebbero diritto di sapere se hanno il Covid-19 ma non riescono a saperlo, perché sostanzialmente il tampone viene fatto solo quando arrivi in ospedale”, prosegue il sindaco. “Ogni giorno sento qualcuno piangere, è qualcosa che è fuori controllo, sono stufo dello scarica barile su di noi amministratori locali”.

“Mi ero attivato per poter effettuare i test sierologici, pensando di metterli a disposizione dei medici di base per aiutarli a fare le diagnosi”, racconta il sindaco a TPI. “Avevo anche trovato sponsor qui a Segrate, che avrebbero finanziato l’iniziativa, ma ho dovuto fermarmi perché mi è stato comunicato che le case diagnostiche a cui ci eravamo rivolti non erano più disponibili”. Una sorta di veto dalla Regione Lombardia? “Nessun veto, non ci eravamo mai rivolti ufficialmente alla Regione di effettuare i test sierologici”, precisa Micheli. “Solo che le due case diagnostiche private con cui ero in relazione e stavo per partire con questo protocollo (pagato con lo sponsor) pochi giorni fa si sono tirate indietro, dicono che la Regione Lombardia le ha bloccate”.
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mercoledì 15 aprile 2020

MES : Giorgia la Zucchina e Matteo Selfini


MES : Giorgia la Zucchina e Matteo Selfini


Come li Chiama Mia Figlia i Drogati che Urlano dal Bar
Visto che in Parlamento NON ci sono MAI

Il primo commento è di una che si chiama Giorgia Meloni, amica e alleata di tutti i sovranisti europei, quelli che mettono i propri interessi egoistici e nazionalisti davanti alla solidarietà europea, e che col “Prima gli italiani” tendenzialmente ci si puliscono il sedere. Ah, è anche, tra le altre cose quella che, con il suo governo di allora (anno di disgrazia 2011), ha firmato - lei sì - il MES.

Il secondo è di un tale che ha svernato in Europa ininterrottamente per 15 anni, senza che nessuno lo abbia mai visto a una riunione, a un tavolo, a un incontro, a una commissione. Anche il suo partito faceva parte del governo che nel 2011 ha negoziato - lui sì - il MES.

Ma questo né lui, né lei ve lo diranno mai. E il motivo è semplice:
 perché non sanno neanche di cosa parlano.

Non sanno, o fingono di non sapere, che il MES c’era ieri e c’è oggi. Solo che, a differenza di ieri, oggi, grazie a questo accordo, non ha più alcuna condizionalità sulle spese sanitarie.

Non sanno, o fingono di non sapere, che ieri sono stati messi sul piatto 1.000 miliardi per il rilancio economico dell’Europa. Una manovra senza precedenti per tempi e dimensioni.

Non sanno, o fingono di non sapere, che è stato proposto un fondo per un Piano di Ripresa da 500 miliardi di euro finanziato a debito comune.

Non sanno, o fingono di non sapere, che sono stati messi 100 miliardi di euro
 per la cassa integrazione europea.

Non sanno, o fingono di non sapere, che la Banca Europea per gli Investimenti fornirà garanzie per 200 miliardi di euro.

È il miglior accordo possibile? No.
È il miglior accordo realizzabile? Sì

Loro lo sanno benissimo.
Ma l’importante è poter continuare, ancora per un po’, a
vomitare slogan e propaganda da quattro soldi.
Tutto pur di nascondere l’unica e incontestabile verità: che se l’Italia oggi si trova a dover negoziare, tra mille difficoltà e compromessi, la trattativa più difficile e complessa della sua storia, la colpa è solo ed esclusivamente dei sovranisti italiani ed europei.

Eccoli qui, Giorgia e Matteo.
La peggior opposizione della storia repubblicana.
Ma pur sempre - e per fortuna - oggi più che mai: all’opposizione.
Ringraziamo sempre quel giorno.




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Leghista il Disastro di Alzano Lombardo


Leghista il Disastro di Alzano Lombardo



Ci sono tre persone (più una) che potrebbero spiegare com’è partito il contagio nel “cluster” infettivo più devastante d’Italia, quello scoperto ufficialmente il 23 febbraio all’ospedale di Alzano Lombardo. Da lì, il virus si è diffuso verso la zona di Bergamo, poi di Brescia e infine, probabilmente, verso Milano. I tre sono il direttore generale della Asst Bergamo Est Francesco Locati, il direttore sanitario Roberto Cosentina e il direttore medico Giuseppe Marzulli. Il Fatto quotidiano ha chiesto ai tre di ricostruire le prime ore del contagio più terribile del Paese, ma non ha avuto risposta.

L’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est comprende gli ospedali di Seriate, dove ha la sua sede, e di Alzano, Gazzaniga, Piario, Lovere, Trescore Balneario, Sarnico. È feudo leghista, presidiato da Francesco Locati, che ha voluto al suo fianco come direttore sanitario Roberto Cosentina. Il “Presidio 2” della Asst, che comprende l’ospedale
 di Alzano, ha Marzulli come direttore medico.

È all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano – Val Seriana, 6 chilometri da Bergamo – che tutto comincia. Sappiamo ormai che i primi due pazienti Covid-19, almeno ufficialmente, sono Franco Orlandi, ex camionista di Nembro, e Tino Ravelli, pensionato di Villa di Serio. Sono ricoverati nel reparto medicina generale, terzo piano. Come Samuele Acerbis, rappresentante di commercio. Ravelli e Orlandi saranno i primi due morti della zona di Bergamo: per polmonite e crisi respiratoria, dopo giorni di febbre alta e oppressione al petto.

Nello stesso reparto è ricoverata Angiolina Zambonelli, arrivata in ospedale per scompenso cardiaco il 12 febbraio. Nella notte tra venerdì 21 e sabato 22, Angiolina muore: non per problemi cardiaci, ma per polmonite e crisi respiratoria, dopo giorni di febbre alta. Quella notte, per la prima volta, le infermiere e il personale sanitario del terzo piano indossano le mascherine Ffp2. Dal Lodigiano sono arrivate le brutte notizie sull’ingresso in Nord Italia del coronavirus, Codogno è appena stata dichiarata zona rossa.

Il 21 febbraio Ravelli viene sottoposto al tampone. Sabato 22 arriva l’esito: positivo al Covid-19. Non viene avvisato nessuno. Non i parenti, non il personale dell’ospedale, non il ministero della Salute, a cui dev’essere data comunicazione dei casi pandemici. Domenica 23, nel pomeriggio, viene chiuso il Pronto soccorso. Ma solo per poche ore. Poi riapre. Senza alcuna sanificazione. Senza la creazione di percorsi e ambienti differenziati per i sospetti da Covid-19. Lunedì mattina, l’ospedale riprende la vita feriale di sempre, con il centro prelievi affollato di gente, in maggior parte anziani, e gli interventi chirurgici programmati che si susseguono come se niente fosse successo.

Nei giorni seguenti, l’ecatombe. Muoiono molti dei pazienti, muoiono tanti famigliari dei ricoverati venuti in visita nei giorni precedenti. Si ammalano il primario e giù giù medici, infermieri, portantini, pazienti dimessi e rimandati a casa, parenti e visitatori. Alzano raggiunge i 170 contagi, il vicino paese di Nembro supera i 200. Nella provincia di Bergamo i morti sono oltre 2.300. Poi il contagio si estende a Brescia e infine, con esiti disastrosi, a Milano.

Locati, Cosentina e Marzulli dovrebbero spiegare che cosa è successo all’ospedale di Alzano tra venerdì 21 e lunedì 24 febbraio. Chi ha deciso di far indossare le mascherine, la notte del 21? Chi ha disposto la chiusura del Pronto soccorso, il 23? Ma poi: chi l’ha fatto riaprire? Chi ha ordinato di proseguire la normale attività il 24? Perché non è stato informato il ministero? Sono stati invece informati i vertici della Regione e l’assessore Giulio Gallera? È lui il “più uno” di questa storia: quando e come ha saputo ciò che stava succedendo ad Alzano? Ha avuto contatti con i dirigenti della Asst? Quando è stato informato della situazione il suo braccio destro operativo, il direttore generale della sanità lombarda Luigi Cajazzo?

Il primo responsabile di questo caos è il direttore generale Francesco Locati. È arrivato al vertice della sua Asst nel gennaio 2016, quando la Regione Lombardia rinnova il rito formigoniano della grande spartizione politica della sanità, con i suoi 19 miliardi di budget la parte più succulenta del bilancio regionale. È poi riconfermato nel 2018.

La lottizzazione dei manager sanitari per appartenenza politica viene “confessata” nel 2016, per un errore dell’Arca Lombardia, la centrale acquisti della Regione. Una cartina con i nomi dei prescelti e il simbolo del partito d’appartenenza compare per qualche ora sul sito di Arca e viene mandata via email all’indirizzario della Regione. Poi la pagina è oscurata e viene inviata una rettifica in cui si spiega che la cartina è “un’artificiosa ricostruzione giornalistica”.

Purtroppo aderente alla realtà: con il presidente leghista Roberto Maroni, nel 2016, i 35 direttori generali sono così spartiti: 13 alla Lega, 11 a Forza Italia, 10 all’Ncd, 1 a Fratelli d’Italia. Nel 2018, il presidente Attilio Fontana sceglie 24 dirigenti sanitari della Lega, 14 di Forza Italia, 2 di Fratelli d’Italia. Locati c’è sempre. Ha un rapporto diretto con Matteo Salvini e un rapporto forte con Roberto Anelli, oggi capogruppo della Lega in Consiglio regionale, ma anche – scherzi del destino – ex sindaco e attuale consigliere comunale di Alzano, dove tutto iniziò.



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Consigliere Leghista Arrestato per Evasione Fiscale da Mezzo Miliardo

Consigliere Leghista Arrestato per Evasione Fiscale da Mezzo Miliardo


Brescia, martedì 18 febbraio 2020


Ci sarebbe anche l’ex consigliere comunale di Brescia Alessandro Bizzaro tra i 22 arrestati nell’ambito della maxi evasione fiscale scoperta dalla guardia di finanza. L’ex esponente della Lega, ora passato a Fratelli d’Italia, sarebbe agli arresti domiciliari. L’associazione per delinquere scoperta dai finanzieri avrebbe messo a punto false operazioni per mezzo miliardo di euro.

Ci sarebbe anche Alessandro Bizzaro tra le 22 persone arrestate dalla guardia di finanza di Brescia questa mattina, martedì 18 febbraio, nell'ambito dell'operazione "Evasione continua", la maxi evasione fiscale ammontante a mezzo miliardo di euro.

L'imprenditore ed ex consigliere comunale bresciano, eletto dal 2008 al 2013 tra le fila della Lega, si troverebbe agli arresti domiciliari, in attesa che il giudice per le indagini preliminari ne convalidi il fermo. È indagato per frode fiscale per avere emesso alcune false fatture. Bizzaro si è candidato nuovamente alle elezioni amministrative del 2018 tra le fila
di Fratelli d'Italia senza però venire eletto.

Bizzaro e altri quattro agli arresti domiciliari
Le indagini della guardia di finanza, realizzate in collaborazione con la procura di Brescia, hanno portato alla scoperta di una sorta di "fabbrica" dedicata all'evasione fiscale.

Tale organizzazione avrebbe escogitato un modo per realizzare false operazioni per un totale di circa mezzo miliardo di euro e proventi totali di 80 milioni illeciti. Delle 22 persone arrestate, cinque sono finite ai domiciliari. Delle altre 17, 15 sono state portate in carcere mentre le restanti due si troverebbero all'estero in attesa di essere raggiunte dall'ordinanza di custodia cautelare. L'accusa principale mossa dalla guardia di finanza è di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale. In totale, però, sarebbero circa un centinaio le persone coinvolte nella rete e comprenderebbero imprenditori, avvocati e un monsignore di Matera. Quest'ultimo avrebbe cercato di aprire un conto allo Ior (Istituto per le opere di religione) dove versare gli 80 milioni guadagnati dall'organizzazione.






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martedì 14 aprile 2020

Cosa è Successo a Mediglia dove sono Morti 63 anziani?

Cosa è successo a Mediglia dove sono morti 63 anziani?


I parenti delle vittime ospitate nella rsa si mobilitano.
 In una intervista all'Agi parlano di informazioni
 tardive e sanificazioni mai fatte. 
E' pronta una denuncia collettiva.

Anziani lasciati a contagiarsi tra loro e a contagiare parenti e amici che, senza sapere, varcavano la soglia della rsa in via Michelangelo 9 a Mediglia, la residenza Borromea, diventata un focolaio per l’infezione da coronavirus.

In un mese i 150 ospiti della struttura privata, sono diventati quasi la metà: in 63 sono morti. Il numero, che continua a crescere, è il più alto registrato in una casa di riposo durante questa emergenza. E, al quale, andrebbe poi sommato quello delle persone che sono state contagiate e sono morte proprio dopo essere andate a far visita all’anziano ricoverato.

Informazioni tardive? Misure per il contenimento del virus prese fuori tempo massimo? Una igienizzazione dei locali mai fatta? Sono le domande alle quali vogliono una risposta chiara i parenti e i familiari di chi si trova ancora all’interno della rsa e di quanti non ci sono più.

Una “denuncia collettiva contro ignoti è pronta a partire”. Lo racconta all’AGI Leonardo La Rocca. Sua nonna è una delle ospiti della residenza. Suo suocero non c’è più, è stato contagiato verosimilmente andandola a trovare. La Rocca insieme a un gruppo di altri parenti vuole la verità su quello che è accaduto nella palazzina di mattoncini rossi, nel comune di 12 mila abitanti della città metropolitana di Milano, che in meno di un mese si è trasformata in un pericoloso lazzaretto.

La denuncia, ai carabinieri contro ignoti, la presentiamo perché si faccia luce su come è stata gestita tutta questa faccenda, sia dentro che fuori dalla struttura - ci spiega - . Al momento siamo una quindicina di persone tutte con qualcuno che è dentro o che era dentro la rsa, ma si continuano ad aggiungere parenti perché di giorno in giorno cambiano le cose, cambia il numero dei decessi. E’ questa l’unica ragione per cui non l’abbiamo ancora fatta: continuano a chiamarci parenti di altre vittime dicendo ‘anche noi vogliamo unirci’”.

Ma ormai ci siamo, la “denuncia è imminente, la presentiamo domani”. E nel frattempo “partirà anche una diffida affinché ci sia una sanificazione della struttura socio sanitaria,
che non è stata ancora fatta”.

Ma andiamo per gradi, la denuncia su cosa si basa?
“Noi denunceremo i fatti, quelli di cui siamo a conoscenza, ognuno con la sua memoria specifica e poi i magistrati saranno bravissimi a individuare le responsabilità. E sappiamo anche che ci sono già dei fascicoli aperti in procura, probabilmente verranno uniti tutti insieme
 da chi si occuperà della pratica”.

Leonardo La Rocca cerca di mantenere la calma ma la rabbia
 è tanta perché tante sono le domande che esigono una risposta.

C’è un dato in particolare che “è ballerino” ed è quello relativo al “primo caso di contagio nella struttura” che risalirebbe al 4 marzo. “Alcune persone ben informate ci hanno detto che ci sarebbero stati dei casi precedenti, il 23 e 24 di febbraio. Se questo fosse vero, sarebbe di una gravità enorme. Significherebbe che hanno insabbiato e tenuto nascoste le notizie; che non hanno comunicato nulla; e molto banalmente mio suocero sarebbe ancora vivo. Se questa notizia sarà accertata significa che li hanno ammazzati. E hanno anche aperto ai parenti la settimana successiva alla prima chiusura del 23 marzo, rischiando di ammazzare anche i parenti. Sarebbe di una gravità mostruosa. Su questo confidiamo che la magistratura possa fare delle verifiche”.

I suoceri di Leonardo, come ci ha raccontato sono risultati positivi tutti e due dopo essere andati a trovare l’anziana mamma. Questo prima che esplodesse il caso.

“Per noi è verosimile pensare che si siano contagiati lì dentro perché nella settimana precedente c’era stato cattivo tempo e non si erano mossi da casa. Poi la situazione si è aggravata, mio suocero è mancato sabato”. Sapere cosa stava accadendo avrebbe potuto salvarlo: “quando lui si è ammalato, noi abbiamo fatto il triage telefonico chiamando il numero verde e alla domanda ‘ci sono stati contatti con potenziali soggetti infetti’ la risposta è stata ‘no’, perché noi non sapevamo assolatamele nulla di quello che stava accadendo lì dentro. Se mio suocero fosse entrato in ospedale 3, 4, 5 giorni prima probabilmente le cose sarebbero andate diversamente”.

Cosa hanno risposto dalla residenza Borromeo?
“C’è un rimpallo fenomenale, un trasferimento di fiammiferi accesi tra amministrazione comunale, la rsa e l’ats senza soluzione di continuità  da quasi un mese, senza che sia stata fatta una ispezione, una sanificazione e neanche solo una ordinanza per programmarla. In quel posto dove stiamo sfiorando il 50 per cento dei decessi sul totale degli ospiti, ancora stanno giocando rimandandosi a vicenda di chi è la responsabilità di attivare la sanificazione".




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venerdì 10 aprile 2020

Sondaggi: Conte Premiato dagli italiani, crollo di Salvini

Sondaggi: Conte Premiato dagli italiani, crollo di Salvini


Gli italiani ritengono che il leader politico che si sta muovendo meglio in questo periodo di emergenza coronavirus sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A pensarlo, secondo il consueto sondaggio presentato durante la trasmissione Dimartedì su La7 dal professor Nando Pagnoncelli, è il 44% degli italiani. Il capo del governo distanzia di ben 32 punti la seconda in classifica, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che doppia abbondantemente il segretario della Lega, Matteo Salvini, fermo a un misero 5%, un solo punto percentuale sopra il segretario del Pd Nicola Zingaretti, e ai risultati del ministro degli Esteri Luigi Di Mio
 e del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Evasore Fiscale


Per Giuseppe Conte si conferma il trend in crescita del gradimento personale, anche nel confronto con quello per il governo: a febbraio l’avvocato pugliese era stato promosso dal 48% degli italiani, distaccando di 8 punti l’esecutivo, un distacco rimasto costante, come si vede dal cartello, e sfociato nel primo posto della classifica dei leader che meglio si stanno muovendo nell’emergenza.

Per quanto riguarda le istituzioni che hanno dato migliore prova di sé, il governo è superato di soli due punti percentuali dalla Regione Veneto, 27 contro 29, mentre al terzo posto, al 21% rimane la Regione Lombardia, non ancora travolta dalla piena dello scandalo delle morti nelle case di riposo, scoppiato dopo la realizzazione del sondaggio (6 aprile)

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Per Ixè il partito di Salvini continua a scendere, stavolta la Lega perde 0,2 punti percentuali rispetto alla scorsa settimana. Non ne approfitta però il PD che rimane stabile al 22,6% proprio come 7 giorni fa. Il Movimento 5 Stelle invece fa un bel balzo in avanti...
https://cipiri5.blogspot.com/2020/04/sondaggi-politici-8-4-2020-la-lega-non.html


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Sondaggi Politici 8-4-2020 la Lega non si Rialza più


Sondaggi Politici 8-4-2020 la Lega non si Rialza più


Nuovo appuntamento con i sondaggi politici rilevati dall’istituto Ixè per conto del programma di Reitre Cartabianca. Ieri sono stati trasmessi in tv, ecco quindi la situazione aggiornata ad oggi, mercoledì 8 aprile, in merito alle intenzioni di voto degli italiani.

Sondaggi politici all’8 aprile
Per Ixè il partito di Salvini continua a scendere, stavolta la Lega perde 0,2 punti percentuali rispetto alla scorsa settimana. Non ne approfitta però il PD che rimane stabile al 22,6% proprio come 7 giorni fa. Il Movimento 5 Stelle invece fa un bel balzo in avanti, aggiungendo +0,4% al suo bottino. Male Fratelli d’Italia che dopo gli exploit di inizio mese ora sta pagando il primo vero momento di crisi.

Il partito della Meloni infatti scende dello 0,3%. +0,1% invece per Forza Italia che, senza fare nulla di trascendentale, inizia la lenta risalita. Scende La Sinistra dopo una bella rincorsa iniziata un mese fa, ora perde lo 0,4%. Buon incremento invece per Europa Verde che incassa +0,4%. Leggera risalita anche per Italia Viva, +0,1% rispetto alla scorsa settimana.

Lega da 26,2 a 26%

PD 22,6% stabile

Movimento 5 Stelle da 15,6 a 16%

Fratelli d’Italia da 12,8 a 12,5%

Forza Italia da 7,4 a 7,5%

La Sinistra da 3,9 a 3,5%

Europa Verde da 1,8 a 2,2%

Italia Viva da 1,9 a 2%

èEuropa da 2 a 1,8%

Azione da 1,6 a 1%

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Gli italiani ritengono che il leader politico che si sta muovendo meglio in questo periodo di emergenza coronavirus sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte...
https://cipiri5.blogspot.com/2020/04/sondaggi-conte-premiato-dagli-italiani.html

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giovedì 9 aprile 2020

Accuse alla Lega di aver Ucciso migliaia di Anziani

Accuse alla Lega di aver Ucciso migliaia di Anziani


È guerra fra populisti.

Davanti alla pandemia, i populisti continuano a non voler collaborare alla crisi dato che sono troppo
occupati a cercare mettere a frutto i corpi ancora caldi dei morti per cercare di trarne un profitto
elettorale. Se Salvini passa dall'«aprite tutto» al «chiudete tutto» in quella sua strategia che lo porta a
dire tutto e il contrario di tutto purché il suo faccione appaia in tv, è Forza Nuova ad aver dichiarato
guerra alla Lega quasi volessero cercare di prendersi il loro elettorato più fascista.

Attraverso i suoi canali social, Roberto Fiore accusa il governatore Attilio Fontana di essere
responsabile di migliaia di anziani morti:

È vero che il governatore leghista non pare privo di colpe nella mal gestione dell'emergenza (come pare ben sapere quel Salvini che cercava di offrirgli impunità attraverso una mozione volta a cancellare le responsabilità dei dirigenti leghisti che hanno sbagliato). È vero che bisognerebbe capire meglio perché la Lega abbia riaperto l'ospedale di Alzano senza prima isolare i contagiati o comprendere se ci sia un nesso sul fatto che la proficua sanità bergamasca sia stata consegnata nelle ricche mani dei proprietari della Tenaris mentre quella pubblica è stata ridotta praticamente solo ad Alzano e Bergamo. Ma è ridicolo che a lamentarsene sia proprio quel partito che annuncia di voler usare Pasqua per organizzare manifestazioni illegali con la scusa di voler fare processioni religione anche se ciò potrebbe portare alla diffusione del contagio
 ed al rischio di uccidere altri anziani.

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Il consigliere circoscrizionale della Lega Nord a Mattarello (Trento) M. A., 51 anni, è stato trovato in possesso di 300 grammi di cocaina. E' stato fermato (e poi arrestato) assieme a un albanese senza fissa dimora...   https://cipiri5.blogspot.com/2020/03/consigliere-leghista-arrestato-con-3.html
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mercoledì 8 aprile 2020

Avanzi di Gallera


Attilio Fontana e Giulio Gallera, dovranno  cambiare mestiere, avranno un futuro assicurato nel mondo  dell’avanspettacolo e del cabaret.


Quando, per ragioni  politiche o giudiziarie o tutt’e due, i fratelli De Rege che sgovernano  la Lombardia, al secolo Attilio Fontana e Giulio Gallera, dovranno  cambiare mestiere, avranno un futuro assicurato nel mondo  dell’avanspettacolo e del cabaret.
L’altroieri, nella sit-com quotidiana  “Casa Gallera”, in onda ogni santo giorno sul sito della Regione  Lombardia e devotamente rilanciata da RaiNews24 a maggior gloria  dell’aspirante sindaco di Milano, è andata in scena una gag che, se  fosse vivo Paolo Villaggio,
ci ispirerebbe un nuovo film di Fantozzi.

Attilio Fontana e Giulio Gallera, dovranno  cambiare mestiere, avranno un futuro assicurato nel mondo  dell’avanspettacolo e del cabaret.

Attilio Fontana e Giulio Gallera, dovranno  cambiare mestiere, avranno un futuro assicurato nel mondo  dell’avanspettacolo e del cabaret.


Il  capocomico, che incidentalmente sarebbe pure l’assessore regionale al  Welfare nonché il responsabile della nota catastrofe chiamata “sanità  modello”, cedeva il microfono alla sua spalla, il vicepresidente  Fabrizio Sala. Questi, siccome c’è gloria per tutti, dava la linea al  caratterista Caparini, opportunamente mascherinato per non farsi  riconoscere, che a sua volta lanciava un filmato: un imbarazzante  autospottone con colonna sonora da kolossal hollywoodiano.
Il video  immortalava un furgone griffato Regione Lombardia e carico di scatole  piene (si presume) di mascherine, di cui il Caparini, con voce stentorea  da Cinegiornale Luce, annunciava la “distribuzione via via (sic) a  tutti i sindaci”, precisando che “è questione di qualche giorno”, ma  dimenticando di spiegare perché, se le mascherine devono ancora  arrivare,
la giunta le abbia rese obbligatorie domenica.
E lì irrompeva  un giovanotto atletico e scattante, tipico uomo del fare ma soprattutto  del dire, chiamato a sostituire il rag. Fantozzi nel ruolo del  cortigiano che urla “È un bel direttore! Un apostolo! Un santo!”. Il suo  nome è Roberto Di Stefano, sindaco forzista di Sesto S. Giovanni ma  soprattutto marito di Silvia Sardone, la pasionaria di B. che si fece  eleggere nella Lega a Bruxelles. “Come promesso”, scandiva il principe  consorte con l’aria del banditore da fiera, un filino più enfatico di  Wanna Marchi, “proprio oggi Regione Lombardia ci ha inviato 25 mila  mascherine!”. Stava per aggiungere “E per i primi prenotati una batteria  di padelle antiaderenti!”. Ma sfortuna ha voluto che fosse collegato  Mentana, che ha derubricato la televendita
a “propaganda” e sfumato il  collegamento.
In quel preciso istante è venuto giù il teatrino inscenato ogni  giorno dai De Rege padani, dopo il crollo dell’altro trompe-l’œil, il  Bertolaso Hospital che doveva ricoverare in Fiera 600 pazienti e finora  ne ha tre. E tutti hanno capito che queste baracconate servono a  nascondere i disastri (e i morti da record mondiale) della “sanità  modello” lombarda e dei suoi corifei.
A noi, che siamo gente semplice, bastavano le loro facce (e quella di  Formigoni) per sapere che il “modello Lombardia” era una truffa da  magliari, e ci siamo presi
tutti gli improperi del mondo per aver osato  scriverlo per primi.
Ora però le stesse cose le mettono nero su bianco i  presidenti degli Ordini provinciali dei medici di tutta la Lombardia in  un impietoso atto d’accusa ai vertici
 della Regione che ogni giorno si  lodano e s’imbrodano:
“assenza di strategie nella gestione del  territorio”,
“tamponi solo ai ricoverati e diagnosi di morte solo ai  deceduti in ospedale”;
“errata raccolta dati”,
“incertezza nella  chiusura di alcune aree a rischio”;
“gestione confusa delle Rsa e dei  centri diurni per anziani che ha prodotto diffusione contagio e triste  bilancio di vite umane (nella sola provincia
di Bergamo 600 morti su  6mila ospiti in un mese)”;
“mancata fornitura di protezioni individuali  ai medici e al personale sanitario che ha determinato la morte o la  malattia di molti colleghi”;
“assenza dell’igiene pubblica (isolamenti  dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti)”;
“non-governo  del territorio con saturazione dei posti letto ospedalieri”;
“sanità  pubblica e medicina territoriale trascurate e depotenziate”.
Non bastando questo j’accuse, che dovrebbe tappare la bocca ai  destinatari per il resto dei loro giorni, Gallera ammette bel bello che,  in effetti, quel che dice Conte da una settimana è vero: la legge  833/1978 consente alle Regioni di chiudere porzioni di territorio (come  Alzano e Nembro) in zone rosse per motivi sanitari. Gli sarebbe bastato  digitarla su Google, o chiedere ai “governatori” Zingaretti, Bonaccini,  De Luca e Musumeci, che hanno istituito zone rosse senza scaricabarile  con Roma. Invece Gallera, fra una televendita e l’altra, ha  personalmente “approfondito” e scoperto con soli 42 anni di ritardo che  “effettivamente la legge che ci consente di fare la zona rossa c’è”.
Con  comodo, nel giro di un altro mesetto, scoprirà che lui sapeva dal 23  febbraio dei primi contagi all’ospedale di Alzano (chiuso e riaperto in  tre ore senza sanificazione), eppure il suo comitato scientifico  ipotizzò di cinturare la zona solo il 4 marzo. Ma la giunta non lo fece  perché “pensavamo lo facesse il governo” (che stava preparando il  lockdown di tutt’Italia). Peccato che il governo, nel decreto del 23  febbraio, avesse incaricato le Regioni di segnalargli (o disporre in  proprio) le eventuali zone rosse nei rispettivi territori.
Anche Fontana ieri era in vena di scoperte: ha persino ammesso che  forse, nelle case per anziani, qualcosa è andato storto (anche perché la  Regione vi riversava i ricoverati Covid ancora infetti, moltiplicando i  contagi e i morti).
Dopo una simile Caporetto, se questa fosse gente  seria come il generale Cadorna, uscirebbe dal nuovo Pirellone con le  mani alzate: non per aver perso la guerra,
ma per non averla neppure  combattuta.
Ma le dimissioni non si addicono ai cabarettisti e, temiamo,  neppure i processi: per commettere un reato, bisogna sapere almeno  vagamente quel che si fa. E, anche da questo punto di vista, i fratelli  De Rege sono al di sotto di ogni sospetto.

di Marco Travaglio – il fatto quotidiano –

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Gli ordini dei Medici della Lombardia
 scrivono una lettera a Fontana...
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Disastro Provocato da Errori della Regione Lombardia

Disastro Provocato da Errori della Regione


La Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia ha indirizzato una lettera al governatore della Regione e all'assessore al Welfare per evidenziare sette errori commessi dall'amministrazione locale nella gestione dell'emergenza Coronavirus. Tra questi, l'incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio, evidenziata anche dall'inchiesta di TPI sulla mancata chiusura dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro


Gli ordini dei Medici della Lombardia
 scrivono una lettera a Fontana: 
“Disastro Provocato da 7 Errori della Regione”


I medici della Lombardia accusano Fontana
La Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia ha inviato una lettera al governatore Attilio Fontana, all’assessore al Welfare Giulio Gallera e ai direttore delle aziende sanitarie per mettere in evidenza i presunti errori commessi dalla Regione nella gestione dell’emergenza Coronavirus, che avrebbero contribuito a rendere la Lombardia, e in particolare la zona della bergamasca, il principale focolaio di contagio dell’epidemia in Italia. Come certificato dai dati Istat riportati da TPI in un’analisi, a Nembro, in provincia di Bergamo, nei primi 21 giorni di marzo si è registrato il 1000 per cento in più di morti rispetto al 2019. Nella vicina Alzano Lombardo si è arrivati a +1022 per cento. Il picco massimo si è raggiunto nel piccolo comune di San Pellegrino Terme, con un incremento del 2000 per cento. È una mortalità dell’1 per cento dell’intera popolazione di quei comuni, più alta di quella riscontrata a Wuhan, in Cina,
e più alta che in qualsiasi altra parte del mondo.

La Federazione dei Medici “riunita in data 05/04/2020”, si legge nella lettera, “ha preso in esame la situazione relativa all’epidemia da COVID19 in corso” e ha ritenuto necessario elencare i “7 errori” commessi dall’amministrazione regionale perché ritiene che “può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi”. Gli errori imputati all’amministrazione riguardano la gestione del territorio, l’inadeguata protezione degli operatori sanitari, l’approssimazione nella mappatura del contagio dovuta in parte alla scelta di limitare il numero di tamponi e anche l’indecisione nella chiusura delle zone focolaio, come noi di TPI abbiamo svelato nell’inchiesta sulla mancata istituzione di una Zona Rossa, e conseguente chiusura, dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro. La decisione di non dichiarare una Zona Rossa, che era stata fortemente raccomandata da una nota dell’Istituto superiore di sanità (ISS) già lo scorso due marzo (nota che noi di TPI abbiamo reso pubblica in esclusiva), ha causato un incremento considerevole di decessi in quel territorio, incrementati secondo l’Istat fino al 2.000 per cento proprio in concomitanza della mancata chiusura.

Gli errori messi in evidenza nella lettera inviata dalla Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia al governatore Fontana sono i seguenti:

“1) La mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia dovuta alla decisione di eseguire i tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati
e discretamente il numero dei deceduti.

2) L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio. 3) La gestione confusa della realtà delle Rsa e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane (nella sola provincia di Bergamo 600 morti su 6000 ospiti in un mese). 4) La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia.

5) La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica
(isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti)

6) La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio.

7) Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze,
avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero”.

Il punto due relativo all'”incertezza nella chiusura di alcune zone a rischio”, è stato oggetto di un rimpallo di responsabilità tra la Regione e il governo, con la prima che – in particolare attraverso  le parole dell’Assessore al Welfare Giulio Gallera – accusava il secondo di aver ignorato la nota dell’Iss emersa attraverso l’inchiesta di TPI e non aver dunque provveduto alla chiusura tempestiva dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro raccomandata dai medici dell’Istituto. Ma in una nota formale di risposta a TPI, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiarito che la Regione Lombardia aveva la facoltà di creare la zona rossa in autonomia.

“Non vi è argomento da parte della Regione Lombardia per muovere contestazioni al Governo nazionale o ad altre Autorità locali. Se la Regione Lombardia ritiene che la creazione di nuove zone rosse andava disposta prima, con riguardo all’intero territorio regionale o a singoli comuni, avrebbe potuto tranquillamente creare zone rosse’, in piena autonomia?, ha scritto Conte .

Di Marta Vigneri

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Quando, per ragioni  politiche o giudiziarie o tutt’e due,  Attilio Fontana e Giulio Gallera, dovranno  cambiare mestiere, avranno un futuro assicurato nel mondo  dell’avanspettacolo e del cabaret...
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sabato 4 aprile 2020

COVID-19 : LE CLINICHE PRIVATE CHIEDONO LA CASSA INTEGRAZIONE

COVID-19 : LE CLINICHE PRIVATE CHIEDONO LA CASSA INTEGRAZIONE


È già accaduto in Friuli Venezia Giulia e Umbria, accadrà anche in altre regioni, c'è da aspettarselo.
La denuncia è di Nicola Fratoianni, quanto è utile la sanità privata: nel momento del bisogno chiude! Che bel modello di efficienza ha mostrato la Lombardia! Senza terapie intensive, perché le cliniche private preferiscono occuparsi di amenità, piuttosto che delle vere necessità della popolazione e vista la gestione al risparmio, per produrre profitti, i cittadini italiani, con una pandemia molto contagiosa, preferiscono rimandare interventi non strettamente necessari.
Così abbiamo medici ed infermieri fanno turni massacranti di 12/18 ore e ne avremo altri che si gireranno i pollici sul divano di casa.

Mentre la sanità pubblica boccheggia, quella privata chiede la cassa integrazione
Lo denuncia Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu: "Il governo e le regioni blocchino immediatamente questo fenomeno vergognoso"

Il deputato di Sinistra Italiana-LeU Nicola Fratoianni denuncia una situazione che non esista a definire "immorale", ossia il fatto che le cliniche private stiano chiedendo la cassa integrazione.
"Trovo immorale che i proprietari della sanità privata in Italia stiano attivando la cassa integrazione per i propri dipendenti quando siamo in emergenza sanitaria e la sanità pubblica è sotto stress" scrive Fratoianni. "Accade in Friuli Venezia Giulia, la settimana scorsa era accaduto in Calabria, e la medesima richiesta era stata avanzata pure in Umbria, ed  immagino che stia succedendo così anche nel resto del Paese. Insomma" continua, "qualcuno pensa che una clinica sia come un negozio di bigiotteria o di abbigliamento: mancano i clienti, quindi mancano gli incassi e quindi si procede all’utilizzo degli ammortizzatori sociali  pagati dalla collettività.”
“Il governo e le regioni - insiste il parlamentare della sinistra - blocchino immediatamente questo fenomeno vergognoso che avviene mentre viene richiesto personale sanitario da inviare nelle zone più colpite dal Covid19 e trasferiamo  i malati da curare in Europa e medici giungono da altri Paesi. È ora che la si smetta con la favola di quanto è bella la sanità privata
 con la compiacenza di troppe regioni.”

“Un minuto dopo che sarà finita l’emergenza sanitaria, con il rilancio della sanità pubblica - conclude Fratoianni - occorrerà rivedere decisamente  i rapporti con queste realtà, in attesa che questo avvenga chiediamo al ministero della salute che provveda ad intervenire sulle regioni, ci sia una mappatura dei casi, si verifichino tutti i casi di speculazione avvenuti in queste settimane. Noi presenteremo un’interrogazione in Parlamento su quanto avvenuto e denunciato dalle organizzazioni sindacali del personale sanitario. La tutela della salute è incompatibile con le logiche di mercato e del profitto. Questo deve essere chiaro”


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Il dinamico duo Attilio Fontana e Giulio Gallera ( Stanlio e Ollio )
 hanno dimenticato qualcosa nell’ospedale Fiera di Milano che doveva essere da 600 posti
 ma ne ha finora attivati soltanto 24: Mancano i Medici...
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Senza Medici l’Ospedale in Fiera di Milano

Le mirabolanti avventure di Attilio Fontana e Giulio Gallera  ( Stanlio e Ollio )


Il dinamico duo ha dimenticato qualcosa nell'ospedale Fiera di Milano: i medici.
Le mirabolanti avventure di Attilio Fontana e Giulio Gallera  ( Stanlio e Ollio ) hanno dimenticato qualcosa nell’ospedale Fiera di Milano che doveva essere da 600
posti ma ne ha finora attivati soltanto 24: Mancano i Medici.

Risultati di ricerca

Risultati web) alle prese in Lombardia con l’emergenza Coronavirus proseguono. Oggi il Fatto Quotidiano ci racconta in un articolo a firma di Marco Palombi che il dinamico duo ha dimenticato qualcosa nell’ospedale Fiera di Milano che doveva essere da 600 posti ma ne ha finora attivati soltanto 24: i medici. E allora la giunta della Regione Lombardia ha proposto uno scambio a quella del Piemonte:

Se la situazione dei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) inizia a farsi meno drammatica, al
momento nelle regioni più colpite – e quindi soprattutto in Lombardia– quel che manca sono i medici, nonostante il centinaio già arrivato grazie alla Protezione civile: sarà difficile, ad esempio, aumentare i letti dell’ospedale “gioiello” creato in Fiera e affidato al Policlinico di Milano dai 30-35 attuali agli oltre duecento teorici se non arriveranno medici e infermieri.

Curiosamente, la difficoltà di Fontana e soci è venuta fuori grazie a un’offerta avanzata al presidente del Piemonte, Alberto Cirio, centrodestra anche lui: in sostanza, giovedì la Lombardia ha messo a
disposizione del Piemonte 53 posti nel nuovo ospedale –pronti tra 10-15 giorni –per sgravare le terapie intensive, a patto però che medici e infermieri per gestirli fossero trovati dai piemontesi. Giusto, ha pensato Cirio, che s’è subito rivolto al governo per avere il personale dalla task forcedi volontari dalle altre regioni (domani, per dire, arrivano altri 100 infermieri nelle aree più colpite).
Qui, però, la faccenda s’è complicata.


In una riunione ieri mattina, infatti, i lombardi hanno preteso –per consentire alla cosa –uno staff
composto anche da sei anestesisti ogni 7 letti: un numero enorme e per una categoria difficilissima da reperire in questo momento (ad oggi in Regione ne sono stati inviati una quindicina). Il governo s’è
detto disposto a fornire al Piemonte circa 30 medici e 50 infermieri: insomma, sei o sette anestesisti per 53 posti, non certo cinquanta. Basti dire che l’ospedale della Fiera di Bergamo(quello degli Alpini)aprirà lunedì i primi 35 posti gestiti da 14 medici e 45 tra infermieri, Oss e fisioterapisti.

Il risultato è arrivato in serata: Cirio s’è sentito preso in giro e ha risposto un perfido “no, grazie per il bel pensiero”, ma ce la facciamo da soli; medici e infermieri in più andranno direttamente in Piemonte e si troverà il modo, nel caso, di aumentare i letti direttamente lì. Fontana dovrà trovare altrove i professionisti necessari a far funzionare il suo ospedale spot: non fa prima a chiederli anche lui al governo o il problema è che poi non può più lamentarsi?

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Gallera garantisce “tra i 12 e i 24 posti”. Cifra piuttosto misera da qualunque parte la si guardi. Misera in termini assoluti: i posti di terapia intensiva della sola Lombardia sono passati in un mese di
emergenza da 700 a 1600: dunque l’ospedalino in Fiera aggiunge appena uno 0,7-1,4%. Misera in
rapporto all’enfasi da Minculpop dei media forzaleghisti...
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Sardegna : Sanità Privata come al Ristorante

Sardegna : Sanità Privata come al Ristorante


Il Mater Olbia, struttura della sanità privata, viene reclutato per la battaglia contro il Covid-19, a totale carico del sistema pubblico, con l’aiuto di medici e infermieri militari per coprire l’insufficienza di personale, con un sovrapprezzo per la Regione di 250€ a posto letto per ricovero semplice, 538€ per terapia sub intensiva, 900€ per quella intensiva.

E tali costi la Regione Sardegna li ha deliberati pari pari sulle richieste dell’Azienda,
come da un menù in ristorante.

Tamponi, dispositivi di protezione e farmaci pagati dalla Regione.

E il servizio verrà pagato pieno per vuoto, ovvero anche se i posti letto non dovessero riempirsi.

In tempi nei quali le strutture private si sarebbero dovute requisire per ragioni di palese pubblica utilità, per la lotta contro il #coronavirus, qui da noi si fanno tanti bei regali.

Complimenti Negativi alla Giunta sardo-leghista di Solinas.

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Ho sentimenti di dolore per i tantissimi morti, ma anche sentimenti quasi di rabbia. Vedo che in questo momento nel nostro Paese, dove dovremmo davvero essere tutti uniti e fare qualcosa per la nostra comunità, si ragiona sul fare commissioni per due sottomarini. Qualcosa come 2,3 miliardi di euro. Questo è un crimine sociale“. Sono le parole del fondatore
di Emergency, Gino Strada, ospite in TV...
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1 F35 Equivale a 2mila posti di Terapia Intensiva


1 F35 Equivale a 2mila posti di Terapia Intensiva



Ho sentimenti di dolore per i tantissimi morti, ma anche sentimenti quasi di rabbia. Vedo che in questo momento nel nostro Paese, dove dovremmo davvero essere tutti uniti e fare qualcosa per la nostra comunità, si ragiona sul fare commissioni per due sottomarini. 
Qualcosa come 2,3 miliardi di euro. Questo è un crimine sociale. 
Sono le parole del fondatore 
di Emergency, Gino Strada, ospite in TV.


E aggiunge: “Il mio grazie non va solo ai medici, ma in primo luogo agli infermieri, dei quali non si parla mai. Sono un esercito, per usare un termine che a me non piace, che è sempre stato disponibile e pronto, mantenendo a galla il nostro sistema sanitario e non certo grazie alle politiche sanitarie, ma nonostante queste politiche. E i nostri medici e infermieri sono riusciti, anche in questa occasione, a fare cose straordinarie. Non penso si tratti di eroismo, ma di un grande senso di responsabilità, cosa che, per esempio, la politica non dimostra – prosegue – A Bergamo abbiamo faticato e abbiamo fatto sforzi enormi per dotarci di letti di terapia intensiva. Soltanto con il costo di un F35 metteremmo in piedi 1500-2mila letti di terapia intensiva. Ma nessuno ne vuole parlare, come nessuno parla della sanità pubblica, che viene ed è stata massacrata con tagli al personale e chiusura di ospedali. E poi ci ritroviamo col fiato corto. Forse bisognerà ripensare a dove mettere le risorse e capire che sarà necessario metterle nei servizi sanitari e non nelle armi“.


Sulla mancanza dei dispositivi di protezione per il personale sanitario, Strada osserva: “Non è normale che non ci siano. Ogni ospedale dovrebbe essere munito di quello che serve proprio per le emergenze. Ma la preparazione per le emergenze non si può fare durante le emergenze. Va fatta prima. E la protezione del personale degli ospedali è la primissima cosa da fare“.



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venerdì 3 aprile 2020

Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus


Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus


A scanso di equivoci e a prova di cretini (che il coronavirus sta preoccupantemente moltiplicando), noi siamo strafelici per il nuovo ospedale inaugurato alla Fiera di Milano. Come saranno strafelici i malati di coronavirus che fra cinque giorni, quando la struttura aprirà, vi troveranno finalmente un posto letto di terapia intensiva, fra le migliaia di lombardi che attendono invano da giorni o da settimane un ricovero o anche solo un tampone, sempreché siano nel frattempo sopravvissuti. Il numero dei fortunati vincitori è ancora incerto, ma non appare comunque esaltante: il prode assessore Gallera garantisce “tra i 12 e i 24 posti”. Cifra piuttosto misera da qualunque parte la si guardi. Misera in termini assoluti: i posti di terapia intensiva della sola Lombardia sono passati in un mese di emergenza da 700 a 1600: dunque l’ospedalino in Fiera aggiunge appena uno 0,7-1,4%. Misera in rapporto all’enfasi da Minculpop dei media forzaleghisti, roba da battaglia del grano, da bonifica delle paludi pontine e da conquista di Addis Abeba. Libero: “La resa del Conte. Il Nord combatte il virus per conto proprio. Lombardia e Veneto in rivolta. Fontana si fa l’ospedale da solo”. Il Giornale: “Miracolo a Milano: finito il superospedale”, “Abbiamo creato un modello per tutto il Paese” (editoriale di una firma super partes: Bertolaso), “L’ospedale simbolo della riscossa dove chi si ammala ritroverà il respinto”, “Un hub post-emergenza”. La Verità: “Milano e Bertolaso fanno il miracolo: ‘La più grande rianimazione d’Italia’”.

Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus

Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus

Misera, soprattutto, rispetto al budget (50 milioni e rotti) e agli annunci. Il 12 marzo il geniale “governatore” Attilio Fontana parlava di “un ospedale da campo modello Wuhan da 600 posti letto di terapia intensiva in una settimana”. Il 13 era già sceso a “500 letti”, ma accusava la Protezione civile di “non voler fornire quanto promesso” e s’impegnava a “fare da soli con fornitori internazionali”. Il 16 ingaggiava per la bisogna Guido Bertolaso che – assicurava il garrulo Gallera – “ha una fama internazionale e un nome che ha un peso sulla scena mondiale e può avere accesso a rapporti con aziende e governi”. Intanto Fontana, quello che faceva da solo, tornava a piatire dalla Protezione civile. Il 17 B., dal confino in Costa Azzurra, donava 10 milioni e San Guido, ringraziandolo per il “gesto d’amore”, diceva che la somma bastava per il “reparto da 400 posti di terapia intensiva in Fiera”. I posti scendevano e i fondi crescevano (10 milioni da Caprotti, 10 da Moncler, 10 da Del Vecchio, 2,5 da Giornale e Libero, 1,5 dell’Enel e molte donazioni private anonime)
 e i respiratori arrivavano.

Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus


Ma non grazie a Bertolaso, bensì alla famigerata Protezione civile (“ce ne mandano 200”, trillò il loquace Gallera) e all’orrido commissario Arcuri (“ci ha assicurato materiali”, ammise l’acuto Fontana). Il 29 marzo Salvini twittò giulivo: “Promessa mantenuta, miracolo realizzato: 53 posti letto che possono arrivare a 241”, come se 600 o 500 fosse uguale a 241 o a 53. Ma era ancora ottimista, perché anche i 53 restano un sogno: il dg del Policlinico, Ezio Belleri, ricevendo in dono cotanto prodigio, precisa che i 53 si vedranno forse “alla fine della prima fase dei lavori”, mentre al momento siamo fra i 12 e i 24. Che il sagace Fontana, facendo buon peso, porta a “28 posti”. Non proprio la “terapia intensiva più grande d’Italia” strombazzata all’inaugurazione dell’altroieri dal governatore mascherato. A proposito: che diavolo hanno inaugurato l’altroieri, visto che il grosso del presunto ospedale è ancora un cantiere e i letti “pronti subito” (cioè fra cinque giorni) sono tra un ventesimo e un decimo della metà di quelli annunciati? Nello stesso lasso di tempo (14 giorni) le donazioni private di Fedez, Ferragni &C. han consentito di ampliare di 13 posti la rianimazione del San Raffaele senza tanto clamore. Ancor meglio ha fatto il Sant’Orsola di Bologna, che in soli 6 giorni ha creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti senza rompere i maroni a nessuno né consultarsi con Fontana&Bertolaso. A Bergamo, in meno di due settimane, gli alpini con l’aiuto di russi, cinesi e cubani han tirato su un ospedale da campo da 140 posti, fra terapia intensiva e subintensiva, che è il decuplo del miracolo a Milano (quindi, col metro di Fontana&C., dev’essere il più grande della galassia). E l’han fatto in silenzio, senza grancasse, trichetracche e cotillon. E senza cerimonia di inaugurazione, cioè senza quell’immondo e contagioso assembramento di assessori, politici, giornalisti, cineoperatori, fotografi, saprofiti, umarell e professionisti del buffet accalcati l’uno sull’altro visto alla Fiera di Milano: roba che, se fosse avvenuta per strada, li avrebbero arrestati tutti in blocco per epidemia colposa o forse dolosa. Subito dopo, Attilio The Fox s’è scagliato contro la ministra Lamorgese, pericolosamente competente e rea di aver precisato che i bambini hanno diritto al passeggio almeno quanto i cani.

Solo 24 Posti Letto in Fiera Milano per CoronaVirus


Quindi noi restiamo strafelici se a Milano c’è un nuovo ospedale, sia pure da 12/24 posti che si riempiranno in tre secondi. Ma, con 50 milioni di donazioni, si poteva fare qualcosina in più (o è normale che ogni posto letto costi 4 o 2 milioni?). Avremmo preferito se chi ha inaugurato il Berto-Hospital non ne avesse chiusi a decine nell’èra Formigoni e ne avesse aperto qualcuno coi miliardi regalati alle cliniche private. E ora preferiremmo che la giunta lombarda si assumesse le proprie responsabilità, anziché tentare goffamente di nascondere dietro le parate e le trombette il record mondiale di morti della Lombardia e la Caporetto della sua “sanità modello”. Gli ospedali, anche di un solo posto letto, sono utilissimi. Purché i mercanti in
Fiera non li trasformino in baracconate elettorali.

di Marco Travaglio








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Giuseppe Conte è un Leader di Valore

Giuseppe Conte è un Leader di Valore


Il valore delle persone si misura nei momenti difficili della vita. Questa constatazione frutto di saggezza e buon senso sembra non essere adeguatamente considerata nei commenti e dibattiti politici che giustamente fervono durante la drammatica pandemia che stiamo vivendo.

È facile, infatti, in tempi normali, essere affascinati dall’eloquio brillante e da altre doti superficiali degli esseri umani; e ciò vale in particolare per i politici. In tempi di crisi, al contrario, tali pseudo-talenti appaiono in tutta la loro effimerità, se non addirittura nella loro falsità.

La scena mediatica di questi giorni - tra TV, giornali e cosiddetti social - nell’offrire a tutti un palco straordinario per l’efficacia con cui poter propagare il proprio messaggio, rivela in maniera implacabile la vera essenza di tutti coloro che vi fanno ricorso, nei pregi e nei difetti.

Per quanto riguarda, in particolare, gli uomini politici, senza fare esempi concreti che sarebbero controproducenti al fine di armonia collettiva che mi ripropongo (gli uomini di buona volontà non debbono seminare zizzania, ma neppure ipocrisia), è un fatto però che sta sotto gli occhi di tutti come molto spesso, in questi giorni, i falsi-buoni si rivelino poi demagoghi, gli affabulatori si trasformino in narcisi esasperati, gli pseudo-credenti in bigotti farisei
 ed alcuni abili comunicatori in rabbiosi accusatori.

Tutto il contrario di quanto una comunità positiva e solidale avrebbe bisogno in questa fase. Esistono naturalmente eccezioni a tale prevalente saga dell’egocentrismo e tra queste, a mio avviso, sopra le altre, si staglia la figura di Giuseppe Conte. Il nostro presidente del Consiglio sta dimostrando di possedere doti umane e politiche – proprio nel momento più difficile della nostra vita nazionale – che sorprendono positivamente e rappresentano un elemento di fiducia per tutta la popolazione, che infatti lo ripaga con un consenso altissimo.

Massacrato da molti media per la “colpa” di non aver avuto esperienza politica prima della nomina a capo del governo, dopo anni in cui gli stessi media, però, avevano massacrato la “casta” per esaltare le virtù della società civile, Giuseppe Conte ha ben presto dimostrato un’ottima capacità di evolvere dalla sua dimensione professionale a quella politico-istituzionale, per diventare un uomo politico ben più capace, abile e professionale di tanti “professionisti” di lungo corso. Cominciamo dunque ad attribuirgli le doti primarie della intelligente duttilità e della personalità eclettica.

Visto da destra, ovviamente, egli è colui che, come nessun altro, ha umiliato Salvini e la sua Lega; pertanto – nel gioco spietato della politica italiana – non un avversario, ma un vero e proprio nemico. Visto da sinistra, il suo “peccato” di aver convissuto al governo per un anno col leader sovranista e xenofobo dovrebbe ben essere “perdonato” dai più, alla luce della fierezza e lucidità politica con la quale ha ribaltato l’insana alleanza, ma ancora permangono su di lui molte riserve in questo campo.

Vediamo perché: esclusi per pudore alcuni tenebrosi azzardi da parte di settori del centro-sinistra che si sono ostinati a credere – o far credere? – che le elezioni anticipate nel 2019 fossero preferibili all’alleanza tra M5S e PD, ebbene, escluso tutto ciò che ancora non è chiaro né confessabile, i sinceri progressisti che ancora nutrono scarsa fiducia in Conte sono uomini e donne che non hanno compreso che la politica, come la vita, è cambiamento: un flusso continuo di eventi che ci trasformano in maniera tale da rendere ciò che siamo oggi differente da ciò che eravamo ieri.

La trasformazione degli individui può essere in positivo o negativo, orientata al bene o al male, è ovvio, ma ciò che conta non sono i nostri peccati del passato, bensì le nostre auspicabili virtù dell’oggi. E, del resto, solo gli sciocchi non cambiano mai nella vita.

Se questa riflessione non fosse sufficiente a porre Giuseppe Conte in buona luce agli occhi di una parte minoritaria del centro-sinistra, almeno il merito di aver interrotto una stagione politica nefanda e contribuito a evitare la vittoria certa di Salvini e Meloni alle possibili elezioni dello scorso anno, gli andrebbe per onestà riconosciuto.

Giuseppe Conte è un Leader di Valore

Giuseppe Conte è un Leader di Valore


Ricordiamo l’onda dilagante della propaganda salvinista di quel periodo che fu interrotta grazie al disarcionamento definitivo della Lega dall’alleanza coi 5 Stelle, realizzato per merito principale di Giuseppe Conte. Ora sembra veramente di vivere un’altra epoca, in cui gli incubi dell’oggi hanno fatto dimenticare rapidamente quelli di ieri, ma ci fa tremare i polsi solo l’idea che la crisi da coronavirus potesse essere gestita da un governo sovranista e xenofobo.

Col passare dei mesi il nostro presidente del Consiglio ha dimostrato doti non comuni nella politica tradizionale italiana: gentilezza nei modi, capacità di ascolto, equilibrio nelle decisioni che lo hanno caratterizzato come un leader mai egocentrico, ma, al contrario, dotato di umile autostima, cioè a dire la virtù suprema per un politico, dato che essa coniuga la fiducia in se stesso con la capacità di avere i piedi ben piantati nella terra, accanto agli ultimi. Umiltà, infatti,
viene da humus, terra, una virtù spirituale primaria.

Nel corso della infausta pandemia che stiamo vivendo, Giuseppe Conte ha saputo avere la fortezza e il controllo di non reagire neanche all’insulto (è stato definito anche come “criminale” dai suoi avversari), forse intuendo che la reattività per l’essere umano è una mala-pianta,
 dalle punte dolci ma dalle radici amare.

Ha dimostrato sobrietà nello stile, fermezza nelle decisioni ed empatia coi cittadini allorché, a nome del governo, ha dovuto imporre le misure di maggior sacrificio per affrontare la diffusione del virus. Allo stesso tempo, ha dato prova di prudente abilità nel commisurare la ferma decisione nel perseguimento degli obiettivi con la necessità di mantenere la coesione sociale, la positiva relazione con tutti coloro che remano nella stessa direzione.

Non a caso, egli si conferma come l’unico punto di equilibrio possibile nella attuale alleanza di governo. Di più, Conte è l’artefice principale della convergenza strategica – che si rafforza ogni giorno di più – tra 5 Stelle e sinistre, ragione non ultima di tante riserve nell’establishment italiano.

Il consenso di cui sta godendo non è frutto della fortuna, come qualcuno ha ingenerosamente insinuato, ma viene dalla stima e fiducia della popolazione conquistati sul campo. Uno di cui, per dirla con Bersani, ci si può fidare nel comprare un’auto usata.

La drammatica vicenda dello scontro con Germania e Olanda nel corso del recente vertice dei capi di governo dell’Unione europea ha rappresentato sicuramente il secondo momento topico nella breve carriera politica di Giuseppe Conte. La sua fermezza verso gli egoismi e nazionalismi dei paesi nordici non ha mai sconfinato nel pericolo della aggressività o della minaccia di sbattere la porta, come pure l’Italia – autolesionisticamente – potrebbe essere tentata di fare.

Al contrario, mantenendo un forte ancoraggio allo spirito comunitario dei padri fondatori, ha voluto far leva sui valori della solidarietà e visione virtuosa del futuro comune al fine di ottenere l’auspicato salto di qualità nella vita politica della modesta Europa degli ultimi anni.

Abile diplomatico internazionale, ha così messo in evidenza la sua leadership etica e, al contempo, una forte capacità negoziale, allorché è stato capace di introdurre tra lo schieramento avverso degli elementi di sicura contraddizione. Non solo: la maniera con la quale egli ha affrontato e sta gestendo il negoziato europeo di questi giorni, coniugando audacia creativa e calcolo politico, sta a dimostrare come dalla crisi che stiamo vivendo – noi italiani ed europei – possiamo trarre fermento per innovazioni e virtuose trasformazioni. E tale lezione sarà comunque valida per la nostra collettività a prescindere dal risultato concreto del negoziato europeo.

Nell’affrontare una sfida politica come nessun altro leader ha dovuto fare dal dopoguerra a oggi, l’attuale presidente del Consiglio dimostra di dirigere il paese con le qualità della tenacia e della calma perseveranza, animate da uno spirito di servizio al bene comune, che appare ai più come completamente disinteressato da obiettivi personali.
Non male per un non professionista della politica.

Nel concludere, rifletto che mi appare un po’ strano che l’elogio di un uomo che ha dimostrato rettitudine e saggezza, doti preziose per il governo della nostra comunità in tempi così tumultuosi, debba venire da un semplice blogger…, ma tant’è, mi sento in buna compagnia, dato che tra il 60 e il 70% degli italiani la pensa allo stesso modo. O forse, ancor meglio, mi sento di aver dato argomenti a ciò che i freddi numeri di quelle statistiche non riescono a esprimere.

Giuseppe Conte è un Leader di Valore

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