La crisi sanitaria con cui ci stiamo lentamente abituando a convivere, avanza inesorabilmente e da più parti arrivano le disperate richieste di aiuto di medici e infermieri, stremati da turnazioni ripetute e costretti a operare in strutture sanitarie ormai quasi al collasso.
Le corsie sovraffollate e la carenza dei posti in terapia intensiva, rischiano di affondare il sistema ospedaliero. Per ora la provincia di Bergamo è quella che sta pagando il prezzo più salato in termini di vita umane, ma la situazione è grave in tutto il nord del paese. Dal sud i governatori regionali,paventano che se si replicassero situazioni analoghe di incremento nei contagi, i presidi ospedalieri delle proprie regioni non sarebbero in grado di reggerne l'urto.
Decenni di tagli al sistema sanitario in nome dell' austerity e del liberismo, ci hanno condotti ad una situazione come quella odierna, ad un sistema che stenta a reggere l'onda alta di un virus che come suggeriscono gli esperti ha la peculiarità di espandersi velocemente e di portare un'alta percentuale (si parla dell' 8%-10%) della gente necessitante del ricovero ospedaliero, in terapia intensiva.
Nei mesi precedenti in Italia come in tutta Europa del resto, non si sono presi provvedimenti, limitandosi guardare a distanza con irriverenza e sospetto la Cina, il primo stato che ha affrontato l'emergenza mettendo in campo risorse umane ed economiche ingenti, finendo però per vincere poi la propria sfida contro il virus.
Nel nostro paese, non solo non sono state prese misure di prevenzione e di contenimento, anzi spesso nelle t.v. e nei giornali abbiamo assistito a scherno e derisione contro i cinesi, proseguiti fino a quando il virus non si è affacciato nella parte più produttiva e ricca del nostro paese, la Lombardia e il Veneto, per poi diffondersi a macchia d'olio in tutta la penisola.
Tagli alla sanità pubblica da una parte, risorse pubbliche indirizzate alla sanità privata dall'altro, ci hanno portato allo stato deficitario attuale: manca personale sanitario,
mancano posti letto, respiratori e forniture mediche.
Quelli passati sono anche stati gli anni dell'accesso a numero chiuso alla facoltà di medicina, in nome di una concezione elitaria di questa professione che stenta a morire e proprio oggi che scopriamo invece che i medici sarebbero serviti, si ci trova costretti a richiamare in servizio personale già in pensione, che per la fascia d'età d'appartenenza è tra quelli più esposti
a complicazioni in caso di contagio.
Si è negli anni invocato l'autonomia regionale sanitaria, quel modello cioè che è risultato in queste circostanze insufficienti e che ha minato la cabina di regia nazionale che invece dall'inizio avrebbe dovuto guidare e coordinare la crisi.
Oggi che l'Italia sta riscoprendo l'importanza di un sistema sanitario pubblico, dovremmo ricordarci di chi in passato non ha esitato a picconarlo in nome dell'ideologia liberista.
Si è scoperto poi che alcuni dei cosiddetti paesi canaglia sono quelle che più stanno aiutando il nostro Paese nel momento del bisogno. dalla Cina che fornisce equipe mediche specialistiche e forniture di materiali ( a pagamento e non), alla piccola Cuba che su richiesta della Lombardia ha dato la propria disponibilità ad inviare il proprio personale medico in Italia, analogamente a come ha già fatto in passato impegnando a proprie spese migliaia di cooperanti in missioni
sanitarie praticamente in tutto il mondo.
Il virus ha poi messo in luce l'egoismo di un Europa del tutto assente, come ha dichiarato pubblicamente il Presidente Serbo, Aleksandar Vucic, così come quello degli Usa che capitanati da Trump stanno scoprendo a proprie spese gli effetti nefasti di una sanità totalmente in mano ai privati che lascia scoperti e vulnerabili milioni di persone non coperte da assicurazione sanitaria, un egoismo reso ancor più evidente dal tentativo dello stesso Trump di garantirsi a suon di milioni di dollari, un potenziale vaccino da un'azienda tedesca per un possibile
uso esclusivo americano tagliando fuori gli altri paesi.
Proprio in questo quadro emergenziale che ridisegna tradizionali alleanze e introduce nuove priorità sociali, quasi ispirata dal caso spagnolo anche l' Italia costretta
dalle circostanze si è fatto un po' più audace.
Quasi timidamente, il governo ha infatti inserito nel *decreto legge del 17 marzo 2020 , n. 18 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Straordinaria una disposizione che consente “la requisizione in uso o in proprietà, da ogni soggetto pubblico o privato, di presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere, occorrenti per fronteggiare la predetta emergenza sanitaria, anche per assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere ubicate sul territorio nazionale, nonché per implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da detta patologia.”
La richiesta dovrà partire dal Capo del Dipartimento
della protezione civile Commissario straordinario.
E' ora però che dalle parole si passi ai fatti, sperando che le disposizioni attuate non restino solo sulla carta, in quanto in gioco c'è il benessere di tutta la collettività.
LEGGI ANCHE
In 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi dalla sanità pubblica. E così il sistema, spiega l’Agi, in trincea contro il coronavirus, arriva all’appuntamento debilitato: malgrado le risorse recuperate negli ultimi anni, il trend è rimasto discendente...
https://cipiri5.blogspot.com/2020/03/in-10-anni-tagliati-37-miliardi-alla.html
.
scopri cosa ti porta il 2020
.